LE NUOVE OPPORTUNITA’ PER TRIESTE

Questa difficile crisi che stiamo attraversando ha messo in discussione perfino l’idea stessa di futuro che da decenni vedevamo come una prospettiva di progresso e miglioramento delle condizioni di vita delle persone e come opportunità per i nostri figli. Oggi  il problema più sentito per i cittadini è indiscutibilmente il lavoro: tanti l’hanno perso, tanti lo vivono con grande incertezza, tanti giovani lo cercano per la prima volta, invano…

Il lavoro è, perciò, la priorità numero uno per chi amministra la cosa pubblica e governa la comunità a vari livelli, innanzitutto per il Sindaco e per l’Amministrazione della città. Ed è proprio in questo senso che stiamo lavorando, per mettere in campo quelle azioni necessarie a favorire la tenuta e la ripresa dell’economia e quindi il mantenimento e la creazione di nuovi posti di lavoro. Alcuni importanti, veri e concreti risultati sono arrivati in queste settimane,  per questo è giusto sottolinearli:

  • Con un’azione decisa, che ha coinvolto anche la Regione, abbiamo evitato la prospettiva della perdita del lavoro da parte dei precari dei nostri servizi educativi e anzi, siamo riusciti a ottenere un provvedimento legislativo che ci permette di stabilizzare ben 254 persone. In epoca di esternalizzazioni selvagge è un risultato che dà una prospettiva diversa di futuro a 254 famiglie e garantisce una maggior affidabilità ai nostri servizi educativi.
  • Il lavoro difficile, teso a salvare un’azienda in crisi e contemporaneamente ad avviarne il risanamento e a migliorarne l’impatto esterno, è iniziato 3 anni fa. Sembrava impossibile ma non abbiamo mollato, nonostante i tanti – in primis chi in Comune e in Regione prima di noi nulla ha fatto – che ci attaccavano. Trovando il supporto della nuova Amministrazione regionale e dopo aver individuato il gruppo industriale, ovvero Arvedi, in grado di intervenire nella disperata situazione di Servola, siamo riusciti passo dopo passo a salvare più di 400 posti di lavoro, ai quali si aggiungono i 200/300 dell’indotto che certamente avrebbero sofferto della chiusura dello stabilimento. Inoltre, abbiamo creato le premesse per gli investimenti migliorativi sull’impatto ambientale, presenti nel piano industriale e che verranno realizzati già nei prossimi mesi, inoltre, assieme alla logistica, potenziata grazie alla banchina, e il progetto dell’acciaieria l’attività e l’occupazione potranno addirittura crescere  significativamente.
  • Cambiando versante e parlando di turismo, segmento che ci sta dando importanti risultati, la ripresa del progetto di ricupero del Silos, per il quale con gli assessori Elena Mrchigiani ed Edi Kraus abbiamo lavorato, oltre a portare in città un investimento attorno ai 100 milioni di Euro, doterà la città di quel centro congressi a uso esclusivo indispensabile per posizionarsi nel mercato internazionale della congressistica, settore dai numeri molto alti che consentirà un’ulteriore crescita della nostra industria turistica, sviluppandola in particolare nei mesi più difficili per il turismo leisure.

Sono risultati e prospettive importanti. Altri ne arriveranno nei prossimi mesi.

CORONA DEL COMUNE di TRIESTE SULLA LAPIDE CHE RICORDA I GIORNALISTI LUCHETTA, OTA E D’ANGELO

Il sindaco Roberto Cosolini e la vicesindaco Fabiana Martini hanno deposto lunedì 10 novembre una corona d’alloro del Comune di Trieste sulla targa che a Mostar ricorda il sacrificio dei giornalisti televisivi Marco Luchetta, Alessandro Sasa Ota e Dario D’Angelo, della sede Rai del Friuli Venezia Giulia, che lì morirono il 28 gennaio del 1994. Sulla lapide a loro dedicata dall’Italia e dalla città di Mostar, viene ricordata la loro testimonianza di “vittime innocenti di una guerra fratricida che essi volevano capire e documentare, con coraggio e amore. Che il loro sacrificio resti monito a favore della pace e della tolleranza”.
Una rappresentanza della giunta comunale di Trieste si è recata a Mostar nell’ambito del mese della cultura italiana in Bosnia e che, come noto, vedrà stasera a Sarajevo l’atteso concerto del coro e dell’orchestra del Teatro Verdi della nostra città, impegnato nello “Stabat Mater” di Gioacchino Rossini.Mostar

VARIAZIONE DI BILANCIO: OLTRE 5 MILIONI DI EURO PER IMPIANTI SPORTIVI, STRADE E MARCIAPIEDI

Proficuo incontro tra il Sindaco di Trieste Roberto Cosolini e il Presidente dell’ASD “Campanelle” Lorenzo Giorgi. A seguito di una delibera della Giunta  comunale, il Sindaco ha potuto comunicare anche al Presidente Giorgi che la struttura e il campo dell’associazione hanno ottenuto tutti i finanziamenti necessari per venir totalmente rinnovati.
Infatti, oltre al primo lotto di lavori, riguardante i fabbricati adibiti a spogliatoi e uffici, che era già stato inserito nelle previsioni del bilancio 2014, con la recente delibera sono stati destinati dall’Amministrazione ulteriori 520 mila Euro per il totale rifacimento del campo.

Più in generale si può rilevare come le variazioni di bilancio proposte da Cosolini, già discusse in commissione e pronte per approdare in Consiglio oggi (giovedì 27 novembre), ammontino a quasi 5 milioni e mezzo di Euro, riguardando principalmente interventi su impianti sportivi,  manti stradali, marciapiedi e lavori pubblici diversi su tutto il territorio comunale.

Esaminando nel dettaglio le voci dell’assestamento e rimanendo, invece, in tema di strutture sportive, vi ritroviamo 800 mila Euro impegnati per l’adeguamento, la messa a norma e l’ammodernamento dell’impianto sportivo “Mario Ervatti” di Prosecco. In questo caso gli interventi riguarderanno gli impianti idrico-sanitari, i campi del bocciodromo, il completamento dell’isolamento termico del manufatto.
Altri 620 mila Euro serviranno per completare la realizzazione del campo di pattinaggio del “Polet” con la costruzione degli spogliatoi annessi alla struttura.
Ma, scendendo dall’altipiano, anche le società “cittadine” del “San Luigi”, del “Ponziana” e del “Costalunga” figurano tra i beneficiari della “manovra Cosolini”. 400 mila Euro saranno impiegati infatti per il rifacimento del campo in erba dello stadio “Ferrini”, 170 mila per la costruzione e la messa a norma degli uffici e degli spogliatoi del “Costalunga” e 23 mila per mettere in sicurezza l’impianto di illuminazione del campo del “San Luigi”.

Infine, sempre in ambito sportivo, il Comune, avendo ricevuto diverse segnalazioni dalle famiglie degli atleti che si allenano allo stadio “Grezar”, con particolare riguardo ai problemi di illuminazione, precisa che l’impianto – che come noto richiede ancora ingenti lavori – è stato concesso su precisa richiesta della Fidal che si è detta, tra l’altro, disponibile a realizzarvi un impianto di illuminazione provvisorio. E a tal fine la stessa Fidal è stata autorizzata, ancora nel mese di febbraio 2014, a eseguire l’opera. Pertanto il Comune auspica che tale impianto venga realizzato quanto prima possibile.
Illuminazione definitiva e spogliatoi costituiscono comunque la parte fondamentale del prossimo lotto di lavori che partiranno con l’inizio del 2015.

60° ANNIVERSARIO RITORNO TRIESTE ALL’ITALIA

È con sentita emozione e con profonda considerazione della solennità del momento, che siamo qui oggi a celebrare il 60° anniversario del ricongiungimento della nostra città all’Italia. E consegneremo la cittadinanza onoraria all’8° Reggimento Bersaglieri memori dell’emozione che suscitò il suo arrivo in decine di migliaia di triestini.

Fu un evento che allora la stragrande maggioranza dei nostri concittadini salutò con espressioni di autentica gioia, a conclusione del periodo più incerto e travagliato della nostra città.

L’ingresso dell’Italia in guerra, con l’invasione della Jugoslavia, aveva riaperto i termini di una questione triestina, e più in generale alto-adriatica che i risultati della vittoria nella prima guerra mondiale avevano fatto sembrare solidi e duraturi.

Si era aperta, così, una lunga fase in cui le violenze e le sofferenze determinate da una guerra mai così estesa e cruenta, e il susseguirsi delle occupazioni militari di Paesi stranieri avevano risospinto i confini dell’Italia alla situazione precedente all’unificazione, gettando la nostra città in una terra di nessuno da cui sarebbe uscita soltanto il 26 ottobre 1954.

Fu una terra di nessuno intrisa di incertezza e di speranza: di quei 9 anni vanno riconosciuti anche aspetti ed esperienze positive, tuttora presenti in Trieste.

Tra pochi giorni però ricorrerà l’anniversario di quei tragici giorni di inizio novembre del ‘53, che vide giovani triestini testimoniare con la vita un ideale di cui non avrebbero visto la realizzazione.

Il vuoto lasciato dall’Italia politico-istituzionale, tuttavia, non aveva cancellato il diffuso e radicato sentimento di appartenenza che la più grande parte della città nutriva nei confronti della patria italiana. Va altresì sottolineato come gli esordienti governi repubblicani, che ereditarono la dissoluzione della Venezia Giulia dall’esito disastroso della guerra, trovarono nella “Questione di Trieste” la prova più alta da affrontare; fulcro di tutti gli sforzi di una politica estera concentrata, per lunghi nove anni, sull’obiettivo di riportare almeno Trieste, città simbolo dell’unificazione e delle memorie irredentiste, entro i confini nazionali.

Si compì, così, un passaggio che solo l’inerzia e i vicoli ciechi della diplomazia internazionale avevano tardato a risolvere oltre misura, essendo questo più giusto e – mi si passi il termine – necessario storicamente, nell’impraticabilità che fin dall’inizio segnò ogni altra possibile alternativa, in particolare quella del Territorio Libero previsto sulla carta dal trattato di pace del 1947.

I Triestini presto dovettero accorgersi amaramente che l’Europa bipolare della Guerra Fredda con cui Trieste si trovava a confrontarsi dissolto il guscio artificiale e per certi versi protettivo qual era stato il Governo Militare Anglo Americano, ecco dicevo, quell’Europa era letteralmente un altro mondo rispetto a quello di “ieri” rimpianto, con la sensibilità dell’artista, da Stefan Zweig.
Si badi bene che Trieste non fu lasciata sola ad affrontare le nuove sfide globali della Guerra Fredda e della decolonizzazione, ebbe sempre accanto le istituzioni della Repubblica, la Repubblica che non solo introdusse per la prima volta a Trieste una compiuta democrazia partecipativa, ma cercò di immaginare per essa una nuova missione e un nuovo ruolo adatti alle necessità della contemporaneità.

Ed è qui che è nato, con la particolare attenzione posta sulla scienza, sulla ricerca, sui servizi e sulle politiche del dialogo e dell’incontro quel modello di città aperta e integrata che resta il solo, ancora oggi spendibile, in grado di tracciare un futuro di fiducia per tutta la nostra comunità.  Proprio pochi giorni fa in questa sala, festeggiando i 50 anni dell’ICTP, ricordavamo come all’Italia si debba questa grande scommessa, oggi ampiamente realizzata, di una Trieste Città della Ricerca e dell’Alta Formazione, caratterizzata da una rete di istituti che le hanno rinnovato un ruolo internazionale, di porto delle idee e della conoscenza, hanno creato lavoro e ricchezza, hanno offerto strumenti per l’innovazione delle imprese, l’hanno vista e la vedono ospitare migliaia di scienziati e di giovani ricercatori che con questa città hanno così stretto un legame portandone il nome e l’immagine nel mondo.

È una risposta questa, non l’unica ma certo è molto significativa, a chi rimpiange presunte età dell’oro che l’Italia avrebbe cancellato, oppure propone l’idea di un territorio di bengodi che deriverebbe, in una città che i confini li ha sofferti e le aperture le ha valorizzate, dal mettere i confini in ogni direzione a 10 km da Trieste.

Perché la nostra città ha saputo, dopo i decenni delle memorie contrapposte, dopo un lungo dopoguerra in cui muri fisici, ideologici e mentali retaggio delle tante e diverse tragedie che hanno concentrato in questi luoghi, e su questa comunità gli orrori e le tragedie del Novecento…Trieste ha saputo riconciliarsi nel rispetto delle memorie, nel riconoscimento delle diverse ragioni e dei diversi torti e trovare nella propria coesione civile la risorsa per guardare al futuro.

Città matura, quindi, e comunità consapevole di ciò che ha dovuto attraversare e del monito a praticare e promuovere valori di libertà, di rispetto, di amicizia soprattutto tra i più giovani, vero e proprio antidoto al rischio del riproporsi di logiche di sopraffazione e violenza.  Trieste è la città che ha saputo costruire con diversi momenti di alto valore simbolico e civile questo itinerario di pacificazione e di riconoscimento. Percorso che è stato possibile, soprattutto, grazie al contributo e alla vicinanza delle Istituzioni della Repubblica.

Per questo oggi non possiamo ritrovarci con la sindrome dei “giapponesi nella giungla”.

Il rispetto delle memorie e il rigore della ricerca storica sono i punti di riferimento per collocare nella giusta prospettiva il lungo e tormentato itinerario di sofferenze e tragedie vissute, per ricordarne luoghi e momenti, sottraendoli definitivamente da logiche rivendicazioniste della politica che ha, invece, la responsabilità di pensare al futuro, e di confrontarsi sull’idea di futuro.

La politica delle contrapposizioni sul passato, pur talora sincere perché figlie di sofferenze e magari ricche di passione vera, rischia però di portare sulle sue spalle la responsabilità storica di non aver costruito nulla per il futuro di questa città e dei suoi giovani, di aver lasciato cadere occasioni e opportunità per realizzare la sua missione più alta, assicurare benessere e futuro alla comunità di cui è espressione.

È questa perciò, oggi, la nostra missione, è questa la nostra responsabilità: oggi che non siamo più obbligati a contrapporre valori e identità importanti, quasi si dovessero negare l’uno con l’altro, e per decenni a Trieste così è stato.

Oggi siamo più liberi, di non doverci dividere in identità contrapposte.
Siamo liberi di sentirci italiani e cittadini d’Europa e di questa parte d’Europa, patrioti e aperti all’incontro di culture e diversità, essere orgogliosi di storia e cultura italiane e aperti all’incontro e al contributo di altre storie e culture, guardare all’Europa e al Mondo e contemporaneamente essere risorsa per l’Italia.

Anche qui c’è una nuova responsabilità: quella di una città che vuole dare all’Italia, non solo e non tanto perdersi a discutere se ha ricevuto abbastanza.

Quando la presento all’estero la definisco spesso la più europea delle
città italiane: lo è, ma forse è qualcosa di più, e lo dobbiamo alle tracce e all’eredità di una storia grande e complessa, ma anche a ciò che ci hanno lasciato i momenti più difficili che abbiamo dovuto attraversare. Tutto ciò ci rende una grande città, anche se spesso ce ne manca la consapevolezza, intrisi come siamo di nostalgismo o di vittimismo, e la responsabilità .

E mentre oggi festeggiamo questo 60°, mentre ci stringiamo con un segno di affetto al Reggimento che per primo entrò a Trieste segnando la fine di una lunga contesa, pensiamo anche a ciò che siamo oggi e a ciò che possiamo fare in questo momento difficile per la nostra comunità, per i nostri figli, per il loro domani e a ciò che Trieste può e deve fare per l’Italia.

SI RAFFORZA IL LEGAME TRA TRIESTE E VIENNA

L’ottima eco arrivata nella capitale austriaca di Salotto.Vienna e le reazioni positive ottenute dopo la presentazione della città di Trieste al Forum Internazionale di Alpbach, hanno contributo a creare un clima particolarmente positivo per l’ incontro tra il Sindaco di Trieste, Roberto Cosolini, e il primo cittadino di Vienna, Michael Häupl, tenutosi venerdì 3 ottobre nella Wiener Rathaus, il Municipio viennese.
Häupl, coadiuvato dalla sua vice e dall’Assessore alla Cultura, e Cosolini, a sua volta accompagnato dall’Assessore alle Attività produttive Edi Kraus, dopo aver fatto un bilancio positivo della collaborazione avviata in questi anni, si sono confrontati sugli aspetti comuni e precipui alle due città, che hanno così generato due iniziative estremamente interessanti e molto significative per entrambe le realtà, una delle quali è destinata a concretizzarsi nei prossimi mesi con una visita di Häupl a Trieste.

La prima, è quella di costituire una rete internazionale delle “Città dei Caffè Storici”, una rete promossa appunto da Vienna e Trieste, ma estesa a tutte le città europee, o meglio mitteleuropee, ove il caffè, oltre a essere una preziosa bevanda tonica, è un luogo di cultura e di vivacità intellettuale. L’idea si collega perfettamente all’importante ruolo che Trieste avrà a livello mondiale nel comparto del caffè il prossimo anno. Come noto, infatti, sarà IllyCaffè a coordinare il Cluster del caffè collegato a Expò 2015 e parallelamente in città si terrà un evento interamente dedicato all’importante legame che unisce Trieste al caffè, trattandone gli aspetti industriali, portuali e scientifici. Proprio la firma dell’atto costitutivo della rete dei caffè porterà il Sindaco di Vienna nella nostra città.
La seconda iniziativa è nata, invece, dall’eco di TriesteNext. Partendo dal successo della manifestazione, giunta alla terza edizione,  il Sindaco di Trieste ha illustrato il particolare sistema scientifico triestino, una vera eccellenza, e da qui si è deciso di avviare una preziosa collaborazione che permetterà lo scambio di pratiche e di conoscenza sui temi della salute e dell’innovazione. La volontà è quella di lavorare su due piani. Il primo si riferisce al comparto della ricerca scientifica e dell’impresa, in particolare legati al Bio (tech, medicale e informatico), tema già oggetto di un convegno promosso nei giorni scorsi dal Comune di Trieste che ha coinvolto tutte le realtà e le categorie, pubbliche e private operanti nel comparto. A tal fine, nei prossimi giorni, verranno indicati i referenti delle due municipalità che lavoreranno per far diventare operativo tale utile confronto. L’altro piano riguarda il tema dell’innovazione soprattutto nel campo della “salute territoriale”, ovvero la messa in campo di tutti gli strumenti utili a favorire il benessere della popolazione con particolare attenzione alle tecnologie che supportano la domiciliarità. Di fatto si tratta di sviluppare strumenti di accompagnamento che consentano la vita autonoma nel proprio spazio abitativo, con particolare riguardo alla terza età, come i più conosciuti condomini solidali e la domotica.

“Mi sembrano due iniziative estremamente importanti ed estremamente concrete – dichiara da Vienna Roberto Cosolini – . Essere promotori della rete internazionale dei caffè storici conferisce inevitabilmente a Trieste una identità, oltre che culturale, fortemente attrattiva e turisticamente rilevante che legherà ancor più strettamente la nostra città a capitali europee come Lubiana, Praga e Budapest. Inoltre, la collaborazione in campo scientifico e sociale, due temi prioritari della nostra politica, comporterà, per noi, ricadute sicuramente positive. Già nei prossimi giorni contatterò Confindustria e gli operatori del settore bio-medicale, dando, peraltro,  seguito al discorso intavolato la scorsa settimana con il convegno sul “bio high tech”. Inoltre, le azioni che abbiamo già avviato nel campo della domiciliarità e delle politiche sociali non potranno che giovare dell’esperienza e del confronto viennese, da sempre all’avanguardia su questi temi”.

Oltre all’incontro con il Bürgermeister, Cosolini, accompagnato da Jürgen Weishäupl, ideatore di Salotto.Vienna, ha fatto visita al direttore del Mak, museo delle arti applicate, e ha incontrato gli operatori del Ministero degli Esteri per gettare le basi per un nuovo progetto internazionale destinato a valorizzare la dimensione di Trieste come “Città della Cultura Europea”.

TRIESTE PROTAGONISTA AD ALPBACH

“L’Europa è una grande idea.” E’ questo il concetto chiave dell’International Forum di Alpbach, simposio estivo che ogni estate, dal 1945, riunisce nella cittadina del Tirolo austriaco grandi menti da tutto il mondo per discutere e confrontarsi sui temi di grande attualità nelle diverse discipline.
Nato come uno dei primi eventi politici e intellettuali internazionali in post-seconda guerra mondiale in Europa, il Forum di Alpbach è riconosciuto come uno dei maggiori think-thank contemporanei. Quest’estate il tema che farà da leitmotiv a tutti gli incontri che spazieranno, dall’economia, al welfare, dalla tecnologia alla politica è “At the Crossroads“: l’Europa è a un punto di svolta, come prepararsi per le far fronte al futuro.

Il Sindaco di Trieste, interverrà nella giornata di giovedì 28 agosto, dedicata al Built Environment, per portare la propria esperienza da primo cittadino nell’incontro di apertura ove si discuterà della creazione, da parte di amministratori, politici e urbanisti, di città sempre più vivibili e inclusive. Le città sono luoghi in espansione e dinamici, per ottenere e mantenere tale crescita non solo c’è bisogno di un’economia fiorente e di una buona amministrazione, ma va garantita anche la possibilità di disporre di alloggio a un prezzo accessibile. Una delle grandi sfide delle città moderne, oggi giorno, è quella di garantire le abitazioni a tutti i componenti la comunità, soprattutto quelli con un reddito basso. Ed è proprio l’esperienza del Comune di Trieste promotore, tra l’altro, dell’Agenzia per l’affitto, (esempio di buona amministrazione già trattata dalla trasmissione Rai Ballarò) e il lavoro quotidiano del Sindaco di Trieste che saranno la base della discussione “Framing the Challenge”, quali sono le maggiori sfide che i politici devono affrontare nell’amministrare le città, ma soprattutto, quali sono le strategie utilizzate per superare queste sfide? L’incontro sarà moderato dal professore inglese Peter WOODWARD e oltre al Sindaco interverrà del direttore dell’Istituto di ricerca statistica “Synthesis” di Vienna Michael WAGNER-PINTER .

www.alpbach.org

 

Intitolato ai giornalisti Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin il giardino comunale di piazzale Rosmini

Con una sobria e sentita cerimonia, davanti a una folla di persone, famigliari, amici, autorità, è stato intitolato a Marco Luchetta, Alessadro Sasa Ota, Dario D’Angelo e Miran Hrovatin il giardino comunale di piazzale Rosmini. Un gesto, un segno indelebile, per ricordare il sacrificio degli operatori dell’informazione caduti vent’anni fa, tra il 20 gennaio e il 20 marzo 1994, nelle stragi di Mostar e Mogadiscio. Con i loro corpi fecero scudo a un bambino di nome Zlatko, che è stato il primo assistito dalla Fondazione Luchetta, Ota, D’Angelo e Hrovatin che aiuta i piccoli vittime delle guerre.

Luchetta

Il Sindaco con il Vicesindaco, scoprendo la targa loro dedicata, hanno portato il saluto dell’Amministrazione comunale e di tutta la comunità, alla presenza delle autorità cittadine, del presidente della Federazione Nazionale della Stampa, Giovanni Rossi con il segretario Franco Siddi, del presidente regionale dell’Ordine dei Giornalisti Cristiano Degano e del presidente dell’Assostampa del FVG, Carlo Muscatello, oltre a rappresentanti della Regione e della Provincia, nonché alunni e insegnanti della Scuola Morpurgo.
Il Sindaco ha ringraziato tutti coloro che hanno contribuito alla riuscita di questa significativa iniziativa, che interpreta i sentimenti della comunità nei confronti di operatori dell’informazione che hanno dato la loro vita svolgendo con passione e dedizione il loro lavoro nel nome della pace e della libertà e nel proteggere i bambini. Ed è proprio ai bambini, ai giovani – è stato detto – che è rivolto in particolare il messaggio di pace e libertà in nome dell’informazione, per non dimenticare i fatti tragici delle guerre fino al punto del sacrificio della propria vita. Non a caso la scelta del giardino frequentato da bambini. Nella consapevolezza che questa esperienza di alto valore civico e formativo resti per sempre nella memoria della collettività. “E’ un altro tassello importante – ha sottolineato Degano – per la città e per ciò che rappresenta il mondo dell’informazione e del servizio pubblico per cui è stato pagato un prezzo molto alto. Un ruolo che vuole essere messo in evidenza anche in coincidenza con il cinquantenario della sede Rai, che prevede tra le iniziative il riconoscimento giornalistico internazionale Marco Luchetta (istituito nel 2004) le cui premiazioni si terranno il 6 luglio a Trieste”. Muscatello ha voluto ringraziare il Sindaco, il Vicesindaco e l’Amministrazione comunale per l’impegno profuso in tempi brevissimi – in tre mesi – per la realizzazione dell’iniziativa accanto all’Assostampa e all’Ordine dei Giornalisti. Domani dei bambini passeranno qui davanti e scorgendo la targa con i nomi di Marco, Sasa, Dario e Miran, chiederanno spiegazioni ..Chi erano? Perchè hanno perso la vita?” Siddi : “Questo è un ‘giardino di vita’. Dal sacrifico professionale abbiamo oggi una vita che rinasce continuamente anche con l’attività dell’Associazione. La memoria è vitale, dà speranza nella libertà e nella pace. Pertanto il ruolo degli operatori informazione dev’essere rispettato, quali testimoni di fatti, non privati, che accadono, per mettere al corrente la comunità. La valenza del servizio pubblico sta nell’informazione per una pacifica convivenza”. Rossi, esprimendo un’affettuosa vicinanza ai famigliari e al loro dolore, ha posto l’accento sull’ esempio di giornalismo vero, di chi ha raccontato verità e tante tragedie. Ma quello che è accaduto non deve più accadere. Chi deve informare non deve rischiare la vita. Questo è il messaggio per tutti i governi e le associazioni a livello internazionale”. Infine, il ricordo commosso nelle parole di Daniela, moglie di Marco Luchetta: “Ringrazio tutti per questa giornata. Voglio ricordare Marco per i bei momenti trascorsi con lui. Marito, padre..Marco, che amava tanto la sua città”.

Regolamento dehors: uno strumento a tutela degli esercenti

Ritengo necessario fare chiarezza sulle criticità del cosiddetto “Regolamento Dehors”, alla luce di un disagio diffuso tra gli operatori di cui comprendo bene le ragioni ma anche di polemiche strumentali e distorsive della realtà dei fatti. I fatti sono i seguenti:

1) in virtù del precedente Regolamento, approvato nel 2009, senza il parere della Soprintendenza, si sono autorizzati autonomamente tavoli, sedie e ombrelloni, sottoponendo alla Soprintendenza solo le strutture più complesse, con esiti, nella stragrande maggioranza dei casi, negativi. Va detto che se tale impostazione appariva debole ai sensi del cosiddetto “codice Urbani” del 2004 e di ripetuti rilievi della Soprintendenza, la cosiddetta “Direttiva Ornaghi”, nell’ottobre del 2012, ha definitivamente interpretato la norma nel senso di ritenere necessaria l’autorizzazione della Soprintendenza anche per la posa, appunto, di arredi mobili. Tra l’altro, la direttiva Ornaghi prevede anche la possibilità, che abbiamo scongiurato, che in alcune aree le occupazioni vengano addirittura vietate. Se prima del 2012, l’attività in base al precedente Regolamento appariva almeno dubbia, con questa Direttiva ministeriale è apparso evidente che tutte le occupazioni da parte dei pubblici esercizi nelle cosiddette aree di interesse storico e culturale erano fuori norma. La nostra prima preoccupazione perciò, in attesa della predisposizione del nuovo Regolamento, che non poteva che essere fatto in accordo con la Soprintendenza, è stata quella di tutelare l’attività delle imprese concordando di fatto due salvaguardie, la prima fino al 31 dicembre 2013 e la seconda fino al 30 aprile 2014. Se non ci fossero stati questi due atti, da un anno e mezzo, tutte le occupazioni senza autorizzazione della Soprintendenza sarebbero state fuori norma con la conseguenza o della rimozione immediata o del rischio di pesanti sanzioni.

2) il nuovo Regolamento viene criticato perché troppo severo e perché il Comune avrebbe ceduto alle prescrizioni del Soprintendente. Spiego come stanno le cose: la legge obbliga comunque ad ottenere per ogni richiesta singola, l’autorizzazione della Soprintendenza, la quale avrebbe negato l’assenso a tutte quelle non conformi alle sue indicazioni, indipendentemente dal Regolamento. Ci saremmo trovati perciò nella situazione assurda per cui l’impresa spendeva soldi per presentare al Comune una richiesta conforme al Regolamento, salvo vedersela negare perché priva dell’autorizzazione della Soprintendenza. Non sarebbe stato molto peggio? Per questo chi chiede oggi di modificare il Regolamento in senso più flessibile mi trova sul principio d’accordo ma nella pratica questo non andrebbe a risolvere il problema e anzi creerebbe maggiori incertezze. Su questi aspetti, sono stupito nel vedere come fra gli esponenti politici che per ragioni elettorali vogliono cavalcare la protesta, ci siano anche alcuni parlamentari: come sapete questi sono pagati per fare le leggi della Repubblica e allora invece che prendersela con il Comune che le leggi è obbligato ad applicarle potrebbero presentare una bella, semplice, proposta di legge, che trasformi l’autorizzazione obbligatoria della Soprintendenza in un “ parere obbligatorio ma non vincolante dal quale il Comune può motivatamente differenziarsi”.

3) per andare incontro per quanto possibile, agli operatori, è stata data una proroga per la presentazione delle domande al 15 di maggio con la previsione, sancita da un provvedimento amministrativo, che tutti quelli che avranno presentato la domanda entro la scadenza potranno continuare fino alla fine della stagione ( la previsione è il 15 di ottobre) ad utilizzare tavoli, sedie e ombrelloni anche se non conformi. Per quanto attiene agli altri elementi, ovvero pedane e fioriere, se questi sono oggetto di richiesta di deroga della nuova domanda, faremo in modo che queste domande abbiano priorità assoluta in modo da dare certezza sulla possibilità di mantenerli.

Così stanno i fatti, sui quali sono anche disponibile a incontrare gli operatori che volessero maggiori chiarimenti. Credo di avere fatto chiarezza sul fatto che, in un contesto reso difficile da una norma, a mio avviso, troppo rigida, ma che siamo obbligati ad applicare, abbiamo fatto tutto il possibile per limitare le difficoltà ad una categoria che risente come altre della crisi, ma che certo non ha bisogno delle chiacchiere e delle strumentalizzazioni di chi nulla ha fatto per risolvere il problema.

25 aprile 2015

Nella giornata di oggi ricordiamo, in sofferto e grato raccoglimento, una data capitale  della storia d’Europa e della storia d’Italia nel Novecento; forse, la data in cui lo spartiacque tra fine e inizio, tra prima e dopo si fa più netto e per certi versi perentorio agli occhi di noi contemporanei.

Il 25 aprile del 1945, infatti, segna emblematicamente la fine della guerra più catastrofica che l’umanità intera abbia mai conosciuto e il tracollo definitivo del nazismo e del fascismo. Contemporaneamente, in Italia e in Europa occidentale, si apriva una stagione di rinascita e di speranze, che affondava le sue solide fondamenta nella pace, nella libertà e nella democrazia. Ma soprattutto, la ricostruzione morale e materiale si basava sul solenne impegno, stretto dai popoli attraverso i loro Governi democraticamente eletti, che il tempo dell’ineguaglianza, della sopraffazione, dello sfruttamento, tra i singoli individui così come tra le nazioni, non avesse mai più a ripetersi e fosse relegato per sempre nel passato del Continente.

Sono queste e non altre le radici fondanti della Costituzione della Repubblica italiana; è questo e non altro il mandato originario dell’Unione Europea.

Ed è questo il risultato epocale, il lascito storico dell’antifascismo nelle sue diverse diramazioni e correnti ideali: e cioè di tutte quelle forze, sorte dall’alveo ottocentesco del liberalismo, del socialismo o del popolarismo cristiano, le quali al momento del dunque, quando a essere messe a repentaglio furono le sorti stesse della civiltà – ad Auschwitz come qui, nella Risiera di San Sabba –, si fecero trovare pronte e in armi, per difendere ciò che gli europei avevano di più prezioso e più caro: il rispetto per la dignità di ogni donna e di ogni uomo, a prescindere dalla loro etnia, a prescindere dalla loro religione, a prescindere dalle loro convinzioni politiche, condizioni di salute mentale e fisica, inclinazioni sessuali.

SULLA DIGNITÀ DELL’ESSERE UMANO NON SI PASSA: fu il grido di battaglia a Trieste, in Italia, in Europa, levato al cielo dai partigiani di ogni colore e di tutte le patrie, dai militari disobbedienti dopo l’8 settembre, dai civili che con la forza dello spirito vollero resistere e resisterono. E fu il grido strozzato in gola ai tanti, troppi che perirono qui in Risiera, in questo luogo simbolo dell’abiezione nazista che proprio settant’anni fa esatti vedeva l’essiccatoio del riso trasformarsi in orribile macchina di morte, in forno crematorio. Uno dei tanti luoghi di quella tragica tremenda furia sterminatrice che si rovesciò su ebrei, oppositori politici e più in generale su chi appariva diverso per lingua, religione, cultura e/o orientamento sessuale.

Riflettendo su tale bestiale violenza, possiamo ben dire che ad aver trionfato sul nazifascismo, ad aver tracciato la cornice ideale e istituzionale dell’Italia democratica e dell’Europa unita in quel 25 aprile del 1945, fu la nobile tradizione dell’umanesimo e dei suoi immortali valori.

Questa verità storica va ripetuta con forza, come un monito per il nostro presente. Al significato più profondo della Resistenza, alle origini della nostra REPUBBLICA e della CASA COMUNE EUROPEA, al ricordo degli indicibili sacrifici che si sono resi necessari per costruire l’una e l’altra, al riconoscimento della sicurezza e della prosperità senza precedenti che l’una e l’altra hanno saputo garantire per un tratto eccezionalmente lungo di storia, dobbiamo riandare oggi con la mente e con il cuore.

Oggi, che ondate di rabbia populista in molteplici forme sembrano voler sfidare i capisaldi dell’unità nazionale e il vincolo di appartenenza all’Europa.
Oggi, che ristrette, ma influenti élites politiche e finanziarie sembrano dimenticare irresponsabilmente che solo in una prospettiva di crescita solidale le istituzioni comunitarie possono riguadagnare credibilità agli occhi dei cittadini, impoveriti e impauriti dalla crisi.
Oggi, quando i fantasmi e le paure della crisi economica e sociale possono favorire il tentativo di ispirazioni e ideologie razziste e intolleranti di strumentalizzare disagio e inquietudine per il futuro di tante persone cercando di indicare loro come nemico chi è diverso per colore della pelle, per lingua, per cultura, per religione, per orientamento sessuale.

Per questo, care concittadine,cari concittadini oggi più che mai ha senso tornare al MESSAGGIO PIU’ PROFONDO del 25 aprile e scandire ancora una volta a gran voce:

VIVA LA RESISTENZA VIVA LA LIBERTA’

VIVA LA COSTITUZIONE E L’ITALIA DEMOCRATICA

VIVA L’EUROPA CASA COMUNE DEI CITTADINI E DELLE DEMOCRAZIE!

Rivoluzione nelle partecipate: competenza e ogni anno un risparmio di mezzo milione di euro

Un’interrogazione presentata dai Consiglieri comunali, Giovanni Coloni e Pietro Faraguna, chiedeva alla Giunta di far conoscere quanto percepiscono in complesso gli amministratori di diretta o indiretta nomina comunale all’interno di società partecipate dallo stesso Comune. E chiedeva di sapere quale fosse lo stato dell’arte al momento dell’insediamento.

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I dati presentati (riportati in questo articolo) fotografano un’autentica rivoluzione sul punto. Le spese sono state abbattute, con riduzioni impressionanti sia in termini percentuali, che in termini assoluti. A Trieste la guerra agli emolumenti spropositati delle partecipate, meritoriamente annunciata dal Presidente del Consiglio Renzi in questi giorni, è già cominciata nel 2011 con l’Amministrazione Cosolini , ed ha già prodotto i suoi frutti. Non si tratta di operazione simboliche o di facciata, ma di mezzo milione di euro risparmiati ogni anno, 530.205,48 euro per la precisione. A questo dato quantitativo va aggiunto l’elemento qualitativo perseguito dall’Amministrazione, che ha proceduto a nomine di altissimo livello, vagliate dal comitato dei garanti. Così, oltre al mezzo milione di euro in meno, oggi siedono nelle società partecipate professionisti stimati in Italia e nel mondo, manager, professori di chiara fama, economisti, giuristi, ingegneri. Un dato di grande conforto per i cittadini, utenti dei servizi fondamentali erogati da dette società (trasporto pubblico, acqua, luce, gas, riscossione tributi…). Sarebbe persino troppo facile fare un confronto con il recente passato, che sul quadro quantitativo emerge lampante dai dati forniti, e sul quadro qualitativo potrebbe giovarsi da impietosi accostamenti tra le competenze di chi ricopriva un tempo e chi oggi ricopre tali cariche. Ma quando si cambia verso è preferibile guardare soltanto nella nuova direzione, che è quella giustamente tracciata dall’Amministrazione Cosolini: diminuire la spesa e aumentare la qualità delle competenze, senza avere alcuna nostalgia del passato.

Tutte le scelte effettuate rispecchiano un impegno programmatico volto a:

Ridurre il numero degli amministratori

Ridurre i compensi entro i termini rispettosi delle responsabilità e delle competenze ma ben lontani dalle tendenze a veri e propri stipendifici eticamente riprovevoli e odiosi per i cittadini

Garantire, anche con l’ausilio dell’istituzione del Comitato Nomine, profili di competenza elevati nelle scelte dell’Amministrazione in questo campo

ACEGAS-APS

La situazione complessiva, tenendo conto delle principali società del gruppo, a maggio del 2011 era la seguente:

Acegas Aps holding (controllava la maggioranza pubblica di Acegas Aps):

• 5 consiglieri di cui 3 di Trieste

• Indennità del presidente: 38.193,12 euro

• Indennità per ogni consigliere: 13.500 euro

Acegas Aps

Nel Consiglio di Amministrazione sedevano 5 componenti in rappresentanza del Comune di Trieste, fra cui i 3 consiglieri della holding:

• Indennità del Presidente 214.000 euro

• Indennità del Vicepresidente 40.000 euro

• Indennità dei consiglieri 25.000 (in due casi salivano poi a 30.000 e a 35.000 per effetto di gettoni di altri organi interni)

Il presidente della Holding e dell’Acegas Aps era anche presidente di Est Energy con un’indennità di 27.000 euro.

Il Vicepresidente dell’Acegas-Aps e consigliere della Holding era anche Presidente di Sinergie con 90.000 euro di indennità

Totale compensi degli amministratori di indicazione diretta o indiretta triestina a maggio 2011: 541.193 euro.

 

L’attuale Amministrazione ha potuto modificare questa situazione principalmente al momento del rinnovo, coinciso per la società principale con la fusione con il Gruppo Hera.

Al 31 marzo 2014 Trieste esprime:

• Un membro del Consiglio di Amministrazione e del Comitato Esecutivo di Hera spa con 75.000 euro di indennità complessive (che saranno ridotte a 60.000 per decisione del Patto di Sindacato dei soci pubblici all’assemblea di aprile 2014)

• Il presidente di Acegas-Aps con un’indennità di 60.000 euro

• Un consigliere di Acegas-Aps con un’indennità di 25.000 euro, che è anche Presidente di Sinergie con 40.000 euro di indennità

Totale compensi degli amministratori di indicazione triestina: 200.000 euro

 

ESATTO Spa

Maggio 2011 Aprile 2014
Consiglio a 5 Consiglio a 3
Presidente 35.000 euro Presidente 17.500 euro
Vicepresidente 15.000 euro
Consiglieri. 17.500 euro Consiglieri.10.000 a testa
Totale: 80.000 euro Totale 52.500 (due indennità entrano nelle casse comunali essendo i consiglieri funzionari pubblici)

 

AMT Spa

Messa in liquidazione nell’ambito di una riorganizzazione delle partecipate.

 

Maggio 2011 Oggi
Consiglio a 3
Presidente 42.432 euro
Consiglieri 15.600 a testa euro
Totale 73.632 euro Liquidatore compenso di 25.000 euro

 

AMT TRASPORTI Srl

Controlla le azioni pubbliche di Trieste Trasporti

 

Maggio 2011 Oggi
Consiglio a 3 Figura unica
Presidente 16.200 euro Prima come amministratore unico, ora come liquidatore
Consiglieri. 8.100 euro
Totale. 32.400 euro Compenso liquidatore 16.200 euro

 

 

TRIESTE TRASPORTI

 

Maggio 2011 Oggi
Consiglio a 7, 4 del socio pubblico Consiglio a 7, 4 del socio pubblico
Presidente 46.680,48 euro Presidente 36.000 euro
Vicepresidente 30.000 euro Vicesidente 21.000 euro
Consiglieri 25.000 euro Consiglieri. 15.000

Negli esercizi 2008/2009/2010 al Presidente pur senza deleghe operative è stato in ogni esercizio attribuito un premio annuo di 50.000 euro.

Totale indennità consiglieri di parte pubblica: (Presidente + Vice + 2 consiglieri): 176.680, 48 euro Totale indennità consiglieri di parte pubblica: 87.000 euro

 

Ferriera: quali interventi sono possibili?

Sulla questione Ferriera mi sono state rivolte alcune domande cui ritengo di dare una risposta chiara e precisa: lo faccio, a costo di ripetermi, anche perché rilevo la singolare coincidenza – già vista su altri temi in passato in questa città di una polemica molto aggressiva che viene accesa e stimolata, facendo leva sulla giusta preoccupazione dei cittadini, proprio quando la soluzione progressiva del problema sembra possibile: che a qualcuno la soluzione dia fastidio proprio perché su questo problema si sono create fortune elettorali?

Quali sono i poteri di intervento del Sindaco?

La legge assegna al Sindaco i cosiddetti poteri dell’Autorità Garante della salute dei cittadini per situazioni imprevedibili e di grave improvvisa emergenza.
Il Sindaco vigila sul rispetto dei parametri fissati dalla legge e si attiva quando questi non siano rispettati o quando vi siano evidenze oggettive di danni alla salute (malesseri diffusi, chiare conclusioni epidemiologicheda oggettive) emettendo ordinanze che evidenzino l’evento negativo e le cause e ne prescrivano l’eliminazione. In caso di mancato rispetto dell’ordinanza o di mancata efficacia della stessa può ordinare la riduzione dell’attività per eliminare comunque l’inconveniente o procedere a sospensioni temporanee. Va detto comunque che le ordinanze emesse hanno avuto un effetto positivo documentato. A queste iniziative dobbiamo poi collegare le possibili azioni sanzionatorie nei confronti dell’azienda che scaturiscono dal mancato rispetto delle prescrizioni, con finalità di tutela ambientale, contenute nell’AIA: queste vanno dalla diffida alla revoca dell’autorizzazione (con conseguente cessazione dell’attività), tutte azioni di competenza della Regione FVG, sentiti gli altri Enti. In ogni caso, un provvedimento di chiusura, come da tanti cittadini invocato,verrebbe immediatamente impugnato e annullato con conseguenti danni per tutta la comunità premesso che non sarebbe risolutivo.

Ma la chiusura risolverebbe il problema?
La chiusura senza un piano di interventi risolverebbe parzialmente il problema ambientale, in quanto si eliminerebbero le fasi a caldo, in particolare le emissioni temporanee da fughe degli impianti. Con tutta probabilità la chiusura innescherebbe un blocco per molti anni dell’area che dal punto di vista ambientale nell’abbandono totale continuerebbe ad inquinare.

Ma allora cosa fa il Comune?
Il Comune in questi due anni e mezzo ha lavorato su tre piani:
1. tutta una serie di iniziative (sempre visibili e partecipate) dell’Assessore all’Ambiente che, con la partecipazione di esperti ed associazioni, ha portato a definire da un lato azioni migliorative della situazione ambientale (approvate e rese operative nel giugno 2013), e a definire con gli altri Enti un quadro di prescrizioni molto precise e restrittive per una nuova eventuale Autorizzazione Integrata Ambientale

2. con apposite ordinanze ha impegnato l’azienda ad interventi che hanno portato i limiti di benzopirene ben sotto il limiti di legge in tutte le centraline esclusa quella di via San Lorenzo in Selva dove comunque il livello del 2013 è circa un terzo del 2012
3. ha spinto Governo e Regione per addivenire ad un accordo istituzionale per messa in sicurezza, bonifiche, continuazione produttiva “pulita“. A documentarlo ci sono lettere del Sindaco, richieste di riunioni, documenti del Consiglio Comunale, incontri del Sindaco con i Ministri Passera e Clini prima, Zanonato e Orlando poi, i sottosegretari Catricalà e De Vincenti, i tavoli al MISE.
Determinante è stato l’impegno continuo, a Trieste e a Roma, della Presidente della Regione Debora Serracchiani (chi polemizza ora da destra dovrebbe arrossire ricordando i 20 minuti che con sufficienza Tondo in occasione di una visita di Clini dedicò al Tavolo Ferriera).
Come si vede un lavoro continuo, senza proclami che non si potessero mantenere e che avevano caratterizzato la precedente amministrazione comunale;  dall’estate 2007 al maggio 2011, non vi è traccia di contatti e/o iniziatrive con le altre Istituzioni, in primis il Governo, per affrontare la situazione.

A proposito di AIA: il Sindaco Cosolini era membro della Giunta Illy quando nel 2007 fu rilasciata l’AIA?
Certo, e questo è motivo di polemica strumentale: chi la fa infatti o non sa – o fa finta di non sapere-  che l’AIA è un atto amministrativo conseguente ad un’istruttoria cui partecipano tutti gli enti interessati, tra cui Arpa e Azienda Sanitaria, basata su norme e prescrizioni NON sull’esercizio di una DISCREZIONALITA’ POLITICA. Ricordo, peraltro, che è stata questa Amministrazione Comunale, con l’Assessore Umberto Laureni, a promuovere un tavolo di lavoro finalizzato ad una verifica sui limiti dell’attuale AIA per definire una griglia di condizioni più restrittiva e più in generale un modo più efficace di gestire le attività di controllo.

Accordo-Ferriera

 

Si è manifestato nei mesi scorsi l’interesse di Arvedi: ma si continuerà quindi con la siderurgia ” a caldo”?

Oggi sta partendo una procedura di gara e quindi non è dato saper se Arvedi parteciperà e nel caso vincerà. Quel che è certo però che fin dai primi contatti è apparso chiaro che un’eventuale prosecuzione della siderurgia sarebbe condizionata ad un piano di interventi sugli impianti per non inquinare più, e che in ogni caso la prospettiva è quella di un graduale e progressivo superamento della siderurgia a caldo.
L’accordo di programma del 30 gennaio 2014 poi è il primo atto istituzionale forte sul tema Ferriera che si sia visto. Già questo dovrebbe far tacere chi avendo responsabilità istituzionali nel passato più o meno recente, poco o nulla ha fatto o posto a casa per una soluzione.

Lanterna e Topolini: lavori in corso per ripristinare quanto danneggiato dai vandali e dall’inverno

Il Sindaco insieme all’assessore ai Lavori pubblici Andrea Dapretto e ai tecnici del Comune e della Global Service, hanno effettuato un sopralluogo in quelli che sono due dei più popolari e amati stabilimenti balneari triestini di competenza comunale, “Lanterna” e “Topolini”,  per verificare lo stato dei lavori necessari per il ripristino degli stabilimenti in concomitanza dell’avvio della stagione estiva. I lavori sono iniziati da qualche settimana e dovrebbero concludersi, condizioni meteorologiche permettendo,  ai primi di maggio.

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Gli interventi, nel dettaglio, prevedono la tinteggiatura dei muri, la risistemazione delle docce e delle rubinetterie dei servizi igienici, la posa in opera delle scale per le discese a mare, nonché la pulizia della spiaggia. Operazioni che saranno eseguite non solo ai Topolini, ma anche sull’intero lungomare barcolano, dal bivio di Miramare fino alla pineta, oltre che nello storico stabilimento della Lanterna. Tra le maggiori criticità, segnalate anche dalla cittadinanza, c’è la risistemazione del muro di protezione della rampa riservata alle persone disabili, all’altezza del terzo topolino,  divelto da una mareggiata nel corso dell’inverno.  Come è stato spiegato dai tecnici presenti in loco, l’intervento consisterà di installare una sorta di protezione removibile che possa essere spostata durante i mesi invernali, per poi venir riposizionata all’inizio della stagione balnerare. Un intervento complessivo di manutenzione quantificato in una spesa di oltre 30mila euro. Gli altri interventi propedeutici all’avvio della stagione balneare ai Topolini sono la sistemazione della spiaggia a mare, nonché l’installazione delle doppie protezioni a mare (boe di segnalazione) nello specchio acqueo prospiciente. Infine è prevista anche la ripiastrellatura di alcuni tratti delle pavimentazioni delle terrazze dei Topolini che necessitano di risistemazione. Lungo la pineta di Barcola, al Cedas e sulla riviera di Miramare, invece, si provvederà ancora a riallestire le docce e le scale a mare, anche con la sostituzione dei supporti necessari alle discese a mare.

Opere che però ogni anno, puntualmente, devono fare i conti con le firme dei vandali, sia d’inverno, ma soprattutto d’estate: dalle odiose scritte sui muri con le bombolette spray, fino ai danni nei servizi igienici, passando per i furti dei rubinetti. «Per l’inizio della stagione gli stabilimenti saranno rimessi a nuovo – ha assicurato Cosolini -. Voglio però sottolineare che il Comune spende dei soldi per rimettere a posto le cose che poi vengono puntualmente rovinate: per fortuna si tratta di una minoranza di persone, che però, evidentemente, non hanno a cuore il bene comune e non si rendono conto che in questo modo danneggiano tutta la comunità». Concetti ripresi dall’assessore Dapretto: «Questi episodi purtroppo si ripetono anche in altre parti della città, dalle piazze ai giardini. Non è possibile presidiare tutte le zone, giorno e notte, ma quello che chiediamo è un maggior rispetto per il patrimonio pubblico».