BUONA AMMINISTRAZIONE E MENO SPRECHI

Come si amministra una città in un periodo di crisi economica?

1) in primis tagliando lo spreco
2) poi cercando soluzioni innovative per ridurre/ottimizzare la spesa del denaro pubblico
3) con degli ottimi investimenti

È un lavoro lungo e complesso, che non finisce mai.
Ma oltre a una necessità pratica è anche un DOVERE MORALE.

In questi giorni abbiamo fatto un po’ di conti di 5 anni di amministrazione e far le varie attività, abbiamo dimezzato la spesa per gli stipendi dei membri dei CDA delle aziende partecipate (risparmio di 523 mila € ogni anno), abbiamo rivisto le spese per gli affitti delle sedi del Comune (da oltre un milione di euro all’anno a soli 343mila euro), abbiamo completato il passaggio di tutti gli uffici all’uso di un software libero, che ha prodotto un risparmio di 900 mila € in 3 anni.

Quest’opera di “ottimizzazione dei conti pubblici” la vogliamo proseguire nei prossimi anni, perché la Buona Amministrazione è un orgoglio di questa città e ci ha permesso, nonostante la forte crisi, di aumentare ogni anno gli investimenti di cui la città ha bisogno: gli anziani, i disabili, i posti in asilo.

RISPARMIO1

RISPARMIO2

TRIESTE CAPITALE DEL CAFFÈ, IL GUSTO DI UNA CITTÀ.

Il Salone degli Incanti, dal 22 luglio all’8 novembre, ospita la mostra a ingresso libero “Il gusto di una città – Trieste capitale del caffè”. Un’esposizione che racconta l’articolato processo sovranazionale e multiculturale di questa bevanda e il ruolo centrale assunto nei secoli dalla città di Trieste nella sua produzione e commercializzazione.

Promossa da Regione Friuli Venezia Giulia, Comune di Trieste, Camera di Commercio di Trieste, Illycaffè e Trieste Coffee Cluster, la manifestazione è collegata ad Expo 2015, di cui Illycaffè è Official Coffee Partner nonché curatore del Coffee Cluster.

Trieste Capitale del Caffè non è semplicemente una bella mostra, è l’occasione per ribadire su un piano internazionale, grazie anche alla vetrina dell’Expo, che Trieste è la Capitale del Caffè perché in questa città caffè è portualità e industria, storia e cultura , tradizione e innovazione , professionalità e gusto. È uno dei ponti tra il nostro grande passato e un futuro da costruire giorno per giorno con le aziende che qui hanno radici solide ma che portano questa bevanda e i suoi straordinari aromi a milioni di persone in tutto il mondo.

Sono moltissimi gli elementi innovativi: percorsi interattivi, apparati multimediali, fotografie, “blob” filmici, ma anche musica e concerti per evocare le atmosfere storiche di questa bevanda, incontri elaboratori didattici curati dall’Università del Caffè, un bookshop a tema e, naturalmente, un bar dove degustare il meglio delle preparazioni a base di caffè.

Sulle pareti del Salone si dipana la storia del caffè, dal chicco alla tazzina, illustrata e spiegata attraverso un percorso espositivo che si snoda attraverso grandi stampe del lavoro svolto dal grandissimo fotografo Sebastiao Salgado e rievocando anche le atmosfere degli storici locali che hanno contribuito alla formazione, nell’immaginario collettivo, della Trieste Mitteleuropea, Vienna, Praga e Budapest. Lungo le pareti del Salone su schermi scorrono rarissime foto storiche delle città e dei loro caffè letterari, rintracciate negli archivi dell’Österreichischen National bibliothek di Vienna, del Museo della Città di Praga e della Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste. Durante il giorno ci saranno laboratori, dibattiti e tavole rotonde sul caffè a tema artistico, tecnologico e scientifico ma anche “musicabaret” e appuntamenti dedicati ai bambini.

La mostra ha già ospitato diversi spettacoli musicali tra cui un evento con Moni Ovadia ha registrato un elevatissima presenza di pubblico. Ricchissimo il programma di spettacoli e concerti che vedono la partecipazione di protagonisti del mondo musicale e culturale: tra essi la stella del jazz, il trombettista Enrico Rava; il pianista premio Čaikovskij Pietro de Maria insieme all’attore Sandro Lombardi; il pianista serbo Vladimir Maric con Vanni De Lucia; la scrittrice Slobodanca Ciric; il contrabbassista Marc Abrams e il sassofonista jazz Pietro Tonolo, il fado e il tango di CIRKUSZ- KA da Budapest, le musiche barocche del CAFEBAUM ENSEMBLE – e altre formazioni emergenti; le letture di Omero Antonutti, Mariano Rigillo e Anna Teresa Rossini e ritornerà anche il grande mattatore Moni Ovadia con Cabaret Yiddish.

Per il programma completo triestecapitaledelcaffe.it.

22 luglio – 8 novembre 2015 dalle 10 alle 23

Lunedì chiuso

DA DOVE PASSA IL RILANCIO DEL PORTO?

Gli indirizzi della nuova riforma del sistema portuale italiano riconoscono la peculiarità del nostro porto, unico porto a vocazione prettamente internazionale del nostro Paese: la stragrande maggioranza delle merci infatti proviene dall’estero, Far East o Mediterraneo Orientale, e ha come destinazione Baviera, Austria ed Europa centrale. Questo dato è confermato dall’interesse che riscontriamo, a Monaco come a Vienna, quando l’Autorità Portuale di Trieste e le Istituzioni si presentano e offrono una credibile alternativa ai porti del Nord Europa.

Questo è, del resto, un pezzo del lavoro di squadra che abbiamo avviato in questi mesi con il Commissario dell’Autorità Portuale Zeno D’Agostino. Un lavoro che ha portato, tra l’altro, a compimento l’iter del Piano Regolatore Portuale, a opporsi motivatamente al progetto del rigassificatore che comprometterebbe lo sviluppo del porto, inoltre, il nostro l’impegno è focalizzato a far ripartire gli investimenti infrastrutturali, quelli riguardanti i terminali e quelli, altrettanto se non addirittura più importanti, per aumentare la capacità del traffico ferroviario dal porto di Trieste, la quale già oggi ne rappresenta uno dei tratti distintivi.
La forte scommessa comune sulla crescita dei traffici conferma che non c’è alcuna contrapposizione tra il rafforzamento del porto e la trasformazione di Porto Vecchio: sono parte di un’unica strategia che mette al centro l’economia e il lavoro, quindi il futuro di Trieste.

1.2 MILIONI DI EURO PER I COMMERCIANTI TRIESTINI

Si è conclusa con successo la prima fase di presentazione delle domande con la richiesta di contributo da parte di 119 imprese operanti o in procinto di operare, nell’area del progetto Pisus, il Programma Integrato di Sviluppo Urbano Sostenibile.

Ammonta a 13.812.007,89 euro il valore complessivo delle proposte oggetto delle domande di contributo presentate e dimostra il potenziale di progettualità delle piccole e medie imprese del territorio a fronte di un importo complessivo di contributi messi a bando di 1 Milione 200mila Euro, che andranno a cofinanziare – a fondo perduto – e nella misura massima dell’80% i progetti, in base ad una graduatoria di merito fino ad esaurimento delle risorse disponibili. I progetti presentati, secondo un preciso orientamento del programma regionale trasferito nei contenuti del bando del Comune di Trieste, prevedono consistenti interventi per quanto riguarda le opere edili e impianti per rendere più attrattive e competitive le piccole e medie imprese del territorio.

Le 119 domande pervenute dimostrano come questo bando abbia stimolato l’imprenditorialità e migliorato l’offerta in particolare nel commercio quale dato assodato e di qualità a Trieste, dove il commercio è sostenuto anche dal Comune, e a seguire, molte domande relative al campo turistico. Ciò significa che, visti i buoni risultati per crescita e turismo raggiunti nella nostra città, gli imprenditori hanno più fiducia negli investimenti. Nello specifico, 8.701.193,73 euro del valore complessivo dei progetti interessa questo tipo di intervento (di cui 1.231.652,40 destinati all’abbattimento delle barriere architettoniche e 2.849.635,10 per interventi di riqualificazione energetica. Invece per l’acquisto di beni (vincolati dal bando a non superare l’80% della spesa per opere e impianti) i progetti prevedono complessivi 3.870.593,75 euro, mentre per i servizi (vincolati al 10% delle spesa per opere e impianti) sono previsti 488.021,80 euro e per le spese di progettazione, direzione lavori e collaudo ulteriori 686.888,61 euro. Questi dati sono molto significativi, dimostrando l’interesse dell’imprenditoria nelle attività che andranno a rivitalizzare l’economia urbana. Un segnale che a Trieste si scommette e si investe. La piccola e media impresa che deve avere sede nell’area Pisus, in questo caso nel perimetro che va da piazza Libertà alle Rive, Stazione Rogers, Largo Barriera, via Carducci e stazione centrale, comprendendo il centro storico, potrà ricevere un contributo a fondo perduto per un importo massimo pari all’80% dell’importo amissibile (il 20% rimane a carico dell’impresa) per l’avvio di una nuova impresa, il trasferimento o l’apertura di una sede operativa, di un’impresa preesistente sul territorio regionale, interventi di miglioramento e/o ammodernamento. Gli interventi, come previsto nel bando, riguarderanno opere edili e impiantistiche per manutenzioni, restauri, ristrutturazioni edilizie, ampliamento della sede, degli spazi produttivi o espositivi o interventi qualificanti (facoltativi ma premianti per il punteggio) come l’abbattimento di barriere architettoniche o riqualificazione energetica. Le caratteristiche dell’impresa, premianti in termini di punteggio, sono le imprese neo-costituite, le imprese femminili o giovanili o le imprese che appartengono ad un’aggregazione formalizzata nel Comune di Trieste. Saranno formate delle graduatorie e finanziati progetti (da un minimo di 15-20). Nel prossimo futuro, proseguiremo su questa strada che si è dimostrata quella giusta, introducendo questa tipologia di intervento al fine di un ‘ripopolamento’ economico non solo nel centro città ma anche, di volta in volta, in ogni rione.

In termini numerici, in riferimento ai vari ambiti produttivi previsti, la maggior parte dei progetti concerne il commercio con 49 progetti presentati su 119 (il 41% del totale dei progetti), subito dopo il turismo con 31 progetti (il 26% del totale), quindi i servizi con 24 progetti (il 20%) e l’artigianato con 9 progetti (l’8%). In ambito misto sono stati presentati 6 progetti (pari al rimanente 5%) di cui tutti accomunati dalla presenza di una componente in ambito commerciale. Lo scenario si rovescia se invece si leggono i valori economici dei progetti presentati nei diversi ambiti produttivi: nell’ambito turistico ammontano complessivamente a 6.066.114,08 euro pari al 44% della progettualità complessiva e per un valore medio di 195.681,10. Si evidenzia così una forte vitalità del settore e una più elevata propensione all’investimento. Seguono i progetti nell’ambito del commercio che assommano a 4.378.600,67 euro pari al 32% della progettualità e con un valore medio per progetto di € 89.359,20 e quelli nell’ambito dei servizi con 2.359.319,99 euro pari al 17% del totale dei progetti e una dimensione media di progetto di € 98.305,00. Da ultimi l’ambito dell’artigianato e l’ambito misto con rispettivamente 561.011,15 euro pari al 4% e 446.962,00 euro pari al 3% con valori medi rispettivamente di € 62.334,57 e € 74.493,67Rispetto le due classi di concorso (progetti inferiori o pari a €60.000 e progetti superiori a € 60.000) le domande si ripartiscono, ad oggi, con 53 progetti nella classe inferiore o pari a €60.000 e 66 progetti in quella superiore a €60.000. Questo dato va però verificato in sede di istruttoria delle domande in quanto è suscettibile di correzioni d’ufficio in base alle tipologie di spesa ammissibile presentate.Infine rispetto alla tipologie di impresa che godranno di specifiche premialità in sede di valutazione, volute dal programma regionale e dal bando comunale, va segnalato che 38 delle 119 domande par il al 32% del totale sono state presentate da imprese “femminili”, 20 domande, pari al 17% del totale, da imprese “neo costituite” e 10 su 119, pari al 8%, da imprese “giovanili”. Una sola domanda è pervenuta in forma di aggregazione.

Seguirà ora la fase di istruttoria delle domande che si concluderà verso la fine di settembre con la pubblicazione della graduatoria e quindi a novembre con l’assegnazione dei contributi ai beneficiari collocati utilmente in graduatoria. A favorire l’ottima risposta da parte delle piccole e medie imprese del territorio in termini di partecipazione e di progettualità presentate ha sicuramente concorso anche la modalità particolarmente snella scelta dall’Amministrazione Comunale per la presentazione delle domande, basata su un invio completamente on line con firma digitale e senza gravare in questa fase i richiedenti di alcuna documentazione tecnica aggiuntiva o altri allegati. Positivo anche il primo risultato in termini occupazionali dell’iniziativa grazie all’attivazione da parte del Comune di Trieste di un contratto di collaborazione aggiudicato, in base ad una selezione pubblica, da una giovane consulente specializzata in progetti europei che coadiuverà nei prossimi 6 mesi gli uffici nella fase di valutazione delle domande, formazione della graduatoria ed individuazione dei beneficiari.

Presentazione

PATTO DI SINDACATO E PARTECIPAZIONE IN HERA: E’ BENE FARE CHIAREZZA

Cos’è il Patto di Sindacato?
Il Patto di Sindacato è uno strumento con cui i soci di una società di capitale si impegnano reciprocamente e congiuntamente, per un determinato periodo, a concentrare le azioni necessarie per il controllo di una società in uno strumento unico e comune, detto anche Sindacato di Blocco, che come tale è in grado di esercitare una funzione di indirizzo e di controllo sulle decisioni dell’Assemblea dei soci e perciò, ad esempio, di nominare la maggioranza degli amministratori. È quindi un accordo parasociale attraverso il quale due o più azionisti si impegnano a comportarsi in modo coordinato nella gestione della partecipata, per esempio nell’espressione del voto durante l’assemblea dei soci.

Perché il Patto di Sindacato passa dal 51% al 38,5%? Quali sono le conseguenze?
In premessa va detto che al Patto di Sindacato che conteneva il 50+1 delle azioni di Hera il Comune di Trieste aderiva con 58 milioni di azioni mentre, fino al 31 dicembre 2014, erano libere più dì 13 milioni di azioni (ad oggi ogni azione vale circa 2,25 euro). Nel 2014 il Comune di Trieste non ha venduto nessuna di queste azioni, mentre molti Comuni, fra cui Bologna e Padova, hanno venduto in tutto o in parte le azioni “libere”, per far fronte al bisogno delle entrate in “conto capitale” necessarie per realizzare opere pubbliche. Nella discussone del rinnovo del Patto molti Comuni hanno espresso l’esigenza di poter disporre di più azioni libere da vincolo per le medesime esigenze, mentre qualche altro Comune ha addirittura comunicato la sua uscita dal Patto di Sindacato. Tutto ciò ha reso, di fatto, impossibile il mantenimento nel Sindacato di blocco della maggioranza delle azioni di Hera.
Colgo l’occasione per ricordare che il Comune di Trieste, aveva stabilito che avrebbe confermato 58 milioni di azioni dentro il patto solo se ciò fosse servito a mantenere la maggioranza assoluta in mano pubblica, ma questo ormai non era più possibile.
A questo punto si è optato per proporre un nuovo Patto al 38,5 %, ampiamente in grado di mantenere di per sé il controllo pubblico della società quotata in borsa e perciò con azionariato molto diffuso, introducendo, per di più, la previsione della possibilità del voto maggiorato che consente ai soci storici, quindi ai Comuni, un maggior peso ponderale del voto nelle decisioni strategiche, che di fatto porta ad avere la maggioranza assoluta in Assembla. Tale proposta, appunto, è stata portata al voto di tutti i comuni con apposite delibere.

Qual è stata la posizione del Comune di Trieste?
Abbiamo, quindi, predisposto una delibera per approvare le modifiche statutarie, e per confermare la nostra partecipazione al Patto di Sindacato con il numero di azioni previsto in modo da garantire l’obiettivo che ho illustrato prima.

Alcuni hanno chiesto al Sindaco di Trieste di non far scendere il patto sotto il 51%. E’ possibile?
No. Ciò che è stato richiesto è tecnicamente impossibile nella misura in cui gli altri soci votano per il Patto al 38,5%. Il Comune di Trieste non ha il 51% di tutte le azioni societarie, bensì il 4,8%, anche se lo bloccasse interamente, il Patto scenderebbe comunque sotto il 40%.

Cosa comporta aver approvato la delibera?
Significa che continuiamo a stare nel Patto di Sindacato ed esprimere, in qualità di soci pubblici, la grande maggioranza degli amministratori, oltre a mantenere il controllo delle decisioni fondamentali. A ciò aggiungo che possiamo rinnovare, alla sua scadenza, prevista fra due anni, l’accordo parasociale tra Hera e i Comuni di Trieste, Padova e Udine per la governance di AcegasApsAmga. Un accordo che assicura la sede legale di AcegasApsAmga a Trieste, la presenza dei rappresentanti dei tre soci nel Consiglio di Amministrazione e che, inoltre, assicura la Presidenza della società a un triestino. Se fossimo usciti dal patto con il voto contrario alla delibera, ciò sarebbe stato molto difficile.

Cosa avrebbe significato, invece, bocciarla?
Bocciare la delibera voleva dire rimanere fuori dal Patto di Sindacato, quindi indebolire la governance pubblica di Hera con le prevedibili conseguenze, per le relazioni sopraddette, anche in AcegasApsAmga.

E’ vero che scendendo sotto il 51% si dà il via alla privatizzazione dei servizi pubblici locali?
No. E’ bene chiarire che tutti i servizi pubblici locali, per effetto di leggi europee e norme italiane, sono soggetti a gara alla scadenza di ogni concessione, ciò indipendentemente dalla quota di azionariato posseduta dal pubblico oppure dal privato. Per intenderci, una società posseduta al 90% dal Comune di Trieste va comunque a gara per l’acqua o per il gas e può perdere contro una società, magari francese o tedesca, a capitale interamente privato. L’unica eccezione a questo principio è quella di una così detta municipalizzata, oppure di una società in house, ovvero posseduta al 100% da un Comune e che operi solo per questo. Ma Acegas non si trova in questa situazione da più di 15 anni, oltre a ciò sarebbe tutta da valutare quale sarebbe la convenienza per i cittadini. In ogni caso, per quel che riguarda la possibile re-internalizzazione del servizio idrico intendo produrre e presentare al Consiglio uno studio economico-tecnico approfondito sulla sua fattibilità.

Il Comune di Trieste vuole vendere le azioni? Se sì, quante?
Come si ricorderà, già nel 2014 come Giunta avevamo previsto la possibilità di vendere azioni, non per garantire le coperture, ovvero i soldi che già ci sono, del piano delle opere pubbliche, bensì per garantire gli “spazi finanziari”, cioè la possibilità di pagamento nel rispetto dei limiti del Patto di Stabilità (secondo un meccanismo restrittivo piuttosto complesso da spiegare..). L’Amministrazione aveva previsto tale possibilità ben sapendo, però, che durante l’anno si sarebbero create le condizioni, tramite altri meccanismi (spazi autorizzati da Stato o Regione, altre entrate in conto capitale), che non l’avrebbero portata alla vendita, e in effetti nessuna azione è stata ceduta. Si trattava di 13 milioni di azioni. Inutile che ricordi che chi si opponeva dava per certo che avremmo venduto… Per il 2015 il Comune di Trieste ha previsto un’analoga possibilità per un numero massimo di 8 milioni e mezzo di azioni. L’Amministrazione farà di tutto – io farò di tutto – per venderne un numero molto inferiore e qualora fosse possibile, non vendere alcunché.

Va detto, però, che allo stato attuale questo meccanismo consente ai Rup (responsabili unici dei procedimenti) di proseguire e avviare cantieri avendo la certezza degli spazi finanziari necessari per fare fronte alle scadenze contrattuali di pagamento. Stiamo parlando di opere pubbliche per la sicurezza nelle scuole, per il rifacimento di marciapiedi, per la ripavimentazione delle strade, per la manutenzione delle aree verdi e degli impianti sportivi per l’attività giovanile dunque, cantieri di pubblica utilità e non certo effimere e non necessarie opere.

La fusione è stata conveniente oppure era meglio rimanere in AcegasAps dove avevamo la maggioranza?
Per prima cosa bisogna ricordare che il Comune di Trieste aveva il 50,1% di una holding che controllava il 62% delle azioni di AcegasAps, quindi in realtà deteneva il 31%. Anche in questo caso la maggioranza pubblica si esplicava attraverso un patto parasiociale tra i soci della holding. Se però l’altro socio avesse voluto vendere le sue quote il Comune di Trieste per mantenere la maggioranza assoluta avrebbe dovuto comprarle e non è detto che in quel momento ne avrebbe avuto la disponibilità, altrimenti queste sarebbero finite sul mercato, con la conseguente perdita del controllo. A ciò aggiungiamo il fatto che AcegasAps, nella sua quotazione in borsa, risentiva delle sue limitate dimensioni; inoltre si stavano approssimando diverse scadenze, tra le quali quella della gara per la gestione del gas, dall’esito molto incerto. Infine vi era un importante indebitamento: tutti elementi che indebolivano la società e limitavano la capacità di investimento, creando forti dubbi e preoccupazione tra gli stessi lavoratori.
Qualcuno ricorderà il tentativo, molto discusso, di alienare il ramo gas in una società comune con ItalGas, operazione che sarebbe servita a fare cassa e perciò a ridurre l’indebitamento, ma che di fatto portava fuori da AcgasAps un ramo d’attività importante come il gas e i relativi occupati.

Il 5 giugno del 2012, quindi prima delle anticipazioni e delle voci sulla fusione, la nostra partecipazione in AcegasAps valeva 43 milioni di euro. Oggi per effetto dell’accordo e del concambio le azioni in Hera valgono 163 milioni di euro. Se anche fossimo rimasti in Acegas e questa fosse cresciuta sulla media delle altre multiutility, cosa non scontata per i problemi prima indicati, la partecipazione sarebbe salita al massimo a 75-80 milioni. Ciò significa che il valore detenuto dal Comune di Trieste è cresciuto grazie alla fusione di circa 80 milioni, inoltre a ciò si sommano 4,7 milioni di cash e i maggiori dividenti ottenuti per circa altri 10 milioni che portano, così, il valore totale di questa operazione a oltre 100 milioni di euro a beneficio del nostro Comune. Per quanto riguarda il versante occupazionale, invece, i posti di lavoro non solo non sono diminuiti ma si è registrato anche una leggera crescita. L’operazione, poi, ha portato la sede legale di Hera Trading a Trieste con il beneficio fiscale sul territorio di 40 milioni di euro di Iva; AcegasAps ha mantenuto la sede legale a Trieste e ha pure incorporato la società Amga di Udine.

Cosa sarebbe successo se non fosse partita l’operazione di fusione?
Il Comune di Trieste registrerebbe un valore patrimoniale più basso di 80 milioni di euro, vi sarebbero state delle probabili esternalizzazioni, almeno del ramo gas, con la conseguente riduzione del valore dell’azienda e dei dividendi, oltre al trasferimento in una società esterna, controllata sul piano industriale da ItalGas, degli occupati in quel settore.
I dividendi non sono una mera rendita: sono entrate correnti che servono per erogare servizi alla comunità e quindi averli più alti significa dare più servizi ai cittadini.

AZIONI HERA: ANCHE IN CASO DI VENDITA RIMANE IL CONTROLLO PUBBLICO SULLA SOCIETA’.

La possibilità da parte del Comune di prevedere l’eventuale vendita, se necessario, di una parte delle azioni di Hera S.p.A. “libere” (ovvero al di fuori del “patto di sindacato” costituito con le amministrazioni locali delle altre città) e attualmente di proprietà del Comune stesso – possibilità che è oggetto di una specifica delibera che andrà in discussione nella seduta del Consiglio comunale di giovedì 16 aprile 2015 -, nonché gli scopi eminentemente pubblici di una tale operazione che, ove realizzata, servirebbe a finanziare le più importanti e indifferibili opere pubbliche di cui la città ha bisogno, sono stati illustrati dal Sindaco Roberto. Per compiutamente spiegare un tema di per sé non semplice, nel contempo non volendo tralasciare alcun aspetto della questione – è bene articolare l’argomento in più parti.

In primo luogo bisogna chiarire che l’ipotizzato abbassamento del “Patto di Sindacato” al di sotto della ‘soglia’ del 51%, collocandolo invece al 38,5%, non significa – come paventato da alcuni – un ‘via libera’ verso una serie di privatizzazioni dei servizi pubblici. Ciò non è pertinente poiché in si tratta di servizi (ad es. per la distribuzione del gas, in futuro dell’acqua ecc.) tutti soggetti, alla scadenza delle concessioni in essere, a gara aperta per l’affidamento della gestione, e ciò indipendentemente dalla quota detenuta dal pubblico in Hera o in un’altra multiutility. Le gare per i diversi servizi potrebbero infatti venir vinte anche da imprese private di altri Paesi: un’ipotesi –ponendo un esempio oggi non più praticabile – che potrebbe venir evitata in assoluto solo con una gestione cosiddetta “in house”, ovvero tornando a un’azienda totalmente pubblica al 100%, ma come sappiamo Acegas è quotata in Borsa ormai da più di 15 anni. Non vi sono quindi meccanismi per cui una maggioranza pubblica in Hera garantisca in assoluto che i servizi offerti restino a quella società, mentre vi sono – questi sì – i contratti e meccanismi regolatori (ad es. nel settore dell’acqua) che garantiscono un adeguato rapporto di servizio, standard qualitativi ecc.

Per quanto concerne il controllo su Hera questo, con un patto di sindacato al 38,5, è più che assicurato. Le società quotate sono di solito controllate da patti ben inferiori, e in ogni caso la parte pubblica di Hera nominerà la maggioranza del C.d.A.. In più viene introdotto il cosiddetto “voto maggiorato”, riservato per statuto ai “soci storici”, per cui il controllo non verrà assolutamente perso dai Comuni soci. Tale voto maggiorato garantisce una forte maggioranza assembleare al “patto di sindacato” nelle decisioni fondamentali.

Ma poi – ecco la seconda parte della questione – la possibilità che le azioni di Hera “fuori patto di sindacato” siano liberamente disponibili non significa automaticamente che saranno effettivamente poste in vendita né, tanto meno, che verranno vendute completamente. Infatti, come si è visto nel 2014, nonostante vi sia stata la possibilità di vendere 13 milioni di azioni “libere dal patto”, il Comune di Trieste è riuscito a programmare il proprio Piano delle opere senza dover ricorrere ad alcuna vendita, potendo accedere invece a nuovi spazi finanziari per superare il Patto di Stabilità.

E’ bene precisare in proposito che le opere pubbliche, nell’”era” del Patto di Stabilità, possono essere programmate in base ai pagamenti possibili, nei limiti degli spazi finanziari consentiti, in conto capitale. Quindi è limitata anche la possibilità di pagare, indipendentemente dal fatto che i cantieri abbiano copertura finanziaria e che il Comune disponga, come è nel nostro caso, di liquidità, oltre ad avere un bilancio sano in tutti i suoi aspetti.

Un Comune può pagare, quindi appaltare, solo ampliando i propri spazi finanziari e ciò può avvenire unicamente attraverso tre modalità: l’ampliamento, in corso d’anno, degli spazi da parte di Stato e/o Regione (come avvenuto nel 2014), oppure, in modo corrispondente alle entrate in conto capitale, attraverso alienazioni di immobili o con la vendita di quote delle società partecipate (come nel caso di Hera). In quest’ultimo caso, l’aver previsto la possibilità di alienare azioni “fuori patto” (come già con le 13.522.625 azioni nel 2014) potrà consentire di implementare, anche nel 2015, un piano di opere importante. Non prevedere questa possibilità vuol dire, invece, bloccare tutti gli appalti programmati.

Oggi gli spazi finanziari certi per il triennio 2015-2017 sono, infatti, di 18 milioni di Euro, mentre i pagamenti programmati per lo stesso triennio sono di ben 68 milioni. Questo “gap” di 50 milioni si potrà recuperare, come detto, solo con spazi finanziari che via via potranno arrivare, da cessioni di immobili da concretizzare, o dall’eventuale vendita di azioni Hera. In attesa dello sviluppo delle possibilità di cui sopra, ecco che le 25.528.000 azioni “libere” secondo il nuovo “patto di sindacato”, interverrebbero cautelativamente a coprire, quale garanzia, tale differenza. Pertanto, bloccare in tutto la possibilità di vendita di queste azioni stopperebbe non solo gli appalti programmati ma anche cantieri in corso (con pagamenti complessivi stimati per oltre 55 milioni di Euro) tra cui quelli per il completamento dello Stadio “Pino Grezar”, per il comprensorio scolastico del Dante Alighieri, per la riqualificazione e ripavimentazione del Borgo Teresiano (Ponterosso, via Trento, Largo Panfili), primi lotti di marciapiedi, adeguamenti antincendio negli asili nido, manutenzione palestre, lotti di manutenzione di strade e giardini ecc.

Senza dimenticare che con ciò si bloccherebbe anche il prezioso “ossigeno” che i vari cantieri stanno conferendo al comparto dell’edilizia cittadina già in forte difficoltà. Ricordiamo che proprio grazie al Piano delle Opere del Comune di Trieste nei primi tre mesi del 2015 sono stati assegnati lavori per 3.462.405 milioni di Euro di cui il 60% a imprese della nostra provincia, nella seconda parte del 2014 erano stati assegnati 13 milioni di cui il 52% a imprese triestine e altri 9 milioni dovrebbero andare in appalto da qui a luglio 2015. Vi è, infine, un ulteriore effetto positivo della possibile e futura alienazione, anche parziale, delle azioni. Ad esempio, con la vendita di 5 milioni di azioni, equivalenti a circa 10 milioni di Euro, oltre ad aprire gli spazi finanziari per il pagamento delle opere previste e già coperte da finanziamento, la nuova entrata in conto capitale che ne deriverebbe aprirebbe la possibilità di finanziare nuove opere in attesa di copertura. Quali, per esempio, ulteriori 7 lotti di manutenzione di marciapiedi (per 3 milioni e 500mila), altri interventi su plessi scolastici, per il restauro della Chiesa di San Rocco a Santa Croce, per manutenzioni di strade e altro ancora.

MILANO EXPO 2015: TRIESTE CAPITALE DEL CAFFE’

E’ questo l’obiettivo del Protocollo d’intesa sottoscritto a Milano dal sindaco di Trieste Roberto Cosolini, dal commissario unico di EXPO 2015 Giuseppe Sala, dalla presidente della Regione FVG Debora Serracchiani, dal presidente e amministratore delegato di Illycaffè S.p.A. Andrea Illy, e dal presidente della Camera di Commercio di Trieste Antonio Paoletti che hanno deciso di collaborare e svolgere attività congiunte di divulgazione, informazione, comunicazione e approfondimento sul tema del caffè, un prodotto di crescente importanza economica e sociale che vede l’Italia patria mondiale dell’espresso e Trieste punto di riferimento del settore per la presenza, storicamente radicata, di attori ed operatori altamente qualificati a livello nazionale ed internazionale, oltre che punto d’incontro tra aree e culture di estremo interesse per EXPO 2015.

“Perché Trieste è la Capitale del Caffè? Perché è l’unico luogo che integra tutta la filiera dall’arrivo della materia prima fino al prodotto finito e anzi va oltre, arrivando ad una vera e propria esperienza culturale che ci parla d’Europa. Intanto i numeri: il 30% del caffè importato in Italia arriva nel porto di Trieste; poi ci sono 45 imprese nelle diverse fasi del ciclo, con più di 1000 addetti e 500 milioni di fatturato. E poi c’è formazione e ricerca, e quindi continua innovazione. A tutto ciò si aggiunge che Trieste, insieme a Vienna, Budapest e Praga -ha detto ancora Roberto Cosolini- affascina con i suoi caffè che sono da sempre luoghi in cui l’assaporare questa straordinaria bevanda si intreccia con alti momenti della cultura, della letteratura, dell’incontro civile e politico. A Trieste insomma, il caffè significa anche cultura europea. “Per questo in occasione dell’Expo -ha concluso il sindaco Cosolini- proporremmo un evento dedicato al caffè in uno dei suoi contenitori più belli e significativi della nostra città, il Salone degli Incanti: sarà un modo per collegarsi idealmente e tecnologicamente al cluster del caffè presente ad Expo e un modo per far conoscere e amare ancor più Trieste”.

“Trieste può oggettivamente essere la culla del caffè, perché a Trieste si coniugano innovazione e ricerca con la tradizione”, ha evidenziato la presidente Serracchiani, ricordando da un lato “il circolo virtuoso della conoscenza” e dall’altro “i vecchi magazzini del caffè” in quello che è diventato il primo Porto italiano per volumi movimentati, nonché “i caffè storici”, i famosi locali, vestigia di un passato cittadino di indubbio aroma mitteleuropeo, “indissolubilmente legati alla letteratura”.

AVVIATO IL CANTIERE PER LA RIQUALIFICAZIONE DI PIAZZA PONTEROSSO

“Buon lavoro all’impresa e mi auguro che faccia presto e bene per valorizzare uno degli squarci più belli della nostra città”. Sono state queste le parole che il Sindaco Cosolini ha pronunciato in occasione della conferenza stampa convocata per la partenza dei lavori per la riqualificazione di Piazza Ponterosso. “Abbiamo di fatto scavalcato il patto di stabilità – ha dichiarato inoltre Cosolini – e speriamo che la ripresa porti un po’ di investimenti all’edilizia.”

Infatti,  tra il 2014 e il 2015 il piano di investimento dell’Amministrazione ha messo in moto numerosi cantieri in città per complessivi 50 milioni di Euro per opere a beneficio dello straordinario patrimonio storico-architettonico della città di Trieste. Lavori che porteranno maggiore attrattività e valorizzeranno zone di alto pregio come piazza Ponterosso grazie a soluzioni estetiche più consone alla peculiare bellezza del luogo.

Nel dettaglio il progetto di riqualificazione, che ha la finalità di rivalorizzare una delle più importanti piazze della città, prevede la realizzazione di un disegno di pavimentazione semplice che, partendo dall’asse baricentrico di via Roma si estende senza soluzione di continuità fino ai marciapiedi perimetrali della piazza.  Il disegno, realizzato con masegni di recupero nell’area più monumentale della piazza circostante la fontana e in lastre nuove di arenaria dall’altra, prevede una tipologia di posa “a correre” con larghezza media dei corsi fino a 50 cm. I marciapiedi posti alla base dei due edifici perimetrali vengono riproposti nella forma ma realizzati entrambi in lastre di pietra arenaria nuova, in modo da garantire adeguate condizioni di accessibilità e facilità di deambulazione per persone a ridotte capacità motorie.
Le sedi viarie preesistenti, adiacenti i marciapiedi perimetrali, vengono riproposte sia come disegno a terra che nella modalità di posa del materiale lapideo, come rilevate in sede di sondaggio. Le aree così pavimentate rappresentano “il segno della memoria storica” dell’antica struttura della piazza, evidenziando all’interno di un unico rialzo centrale sia il basamento dei palazzi che la viabilità interna della piazza.

In particolare, la pietra nuova da impiegare viene proposta con una finitura fiammata, già usata in tutti i recenti interventi di ripavimentazione di aree di pregio nel centro storico cittadino (Piazze Unità, Verdi, Borsa) nonchè “burattata”. Un’idea architettonica che viene impreziosita dalla riproposizione di dettagli e particolari costruttivi presenti nella antica pavimentazione, verificati come ancora esistenti in sede di sondaggio e progettualmente riproposti.
Un elemento di novità caratterizzante il progetto è l’impianto di un filare di 7 alberature della specie “acer campestre”. Una scelta che trova origine nell’utilizzo futuro della piazza che prevede la creazione di un mercato stabile sul rialzo lato “banca” di Piazza Ponterosso. Per valorizzare questo spazio e favorirne l’utilizzo da parte dei cittadini, verificata la sua esposizione al sole, che lo investe dal lato di levante durante tutta la mattinata, si è ritenuto opportuno ombreggiarlo con uno schermo vegetale stagionale. Per quanto riguarda i bagni pubblici attualmente esistenti sul rialzo lato “banca” della Piazza, verificato lo stato di manutenzione degli stessi e riscontratone l’ampio utilizzo da parte della cittadinanza, si prevede la loro conservazione intervenendo esclusivamente con lavori di sistemazione delle parti in superficie con la sostituzione dell’attuale ringhiera realizzata in ghisa, e rifacimento del cordolo in cemento armato posto a base della stessa.

Dal punto di vista della viabilità, il progetto propone una riorganizzazione di via Genova prevedendo la realizzazione di due “aree multifunzionali” adiacenti i marciapiedi ma altimetricamente differenziate dagli stessi e dalla sede carrabile, su cui poter realizzare, a seconda delle necessità contingenti, occupazioni di suolo pubblico temporanee in vicinanza degli esercizi commerciali presenti in zona o collocare aree di sosta riservate a particolari categorie di veicoli. Per queste aree multifunzionali si propone una pavimentazione omogenea nel materiale a quella prevista per i marciapiedi in lastre di pietra arenaria.
Per garantire la massima fruibilità degli spazi ai pedoni in transito, è previsto l’alloggiamento di griglie metalliche all’interno delle conche riservate agli alberi. Elementi che saranno dotati di dispositivi verticali para-tronco, necessari a garantire la stabilità degli alberi nella delicata fase di attecchimento, tenuto conto soprattutto della particolare esposizione dell’area al vento di Bora.

Le due fontanelle in calcestruzzo attualmente ubicate nell’area lato “fontana” saranno demolite in quanto funzionali al mercato che verrà trasferito sul lato opposto della piazza. E’ prevista inoltre la predisposizione impiantistica per l’installazione di future fontanelle sul rialzo lato “banca” in prossimità dei gabinetti pubblici, le cui caratteristiche tipologiche saranno decise in una fase successiva congiuntamente alle strutture fisse del mercato.
Riguardo all’illuminazione pubblica di Piazza Ponterosso, attualmente l’area è servita da 4 lampioni monumentali a 5 fuochi sui rialzi centrali in adiacenza a via Roma, e da 4 pali decorativi a una lanterna vicini agli edifici. Si è scelto il mantenimento dell’impianto esistente prevedendo un’integrazione dello stesso con un’illuminazione d’accento di alcuni elementi architettonici presenti nell’area oggetto di intervento.

Tenuto conto dell’effetto ambientale desiderato, si prevede un’illuminazione d’accento dall’alto della fontana monumentale mediante proiettori di piccole dimensioni a luce bianca da installare sui vicini lampioni storici. Mentre, esternamente alle colonnine in pietra bianca poste in fregio alla fontana medesima, è prevista l’installazione a terra di un’illuminazione a led per accentuare dal basso la presenza dell’elemento monumentale.

Infine, sul rialzo del lato “banca”, al fine di creare un guida visiva a terra per i pedoni in transito lungo la via Roma e di evidenziare anche in orario notturno la presenza del filare di alberature con conseguente effetto scenico di tale elemento sul contesto circostante, si prevede l’installazione di coppie di proiettori all’interno delle griglie metalliche poste alla base degli alberi.

La spesa complessiva per la realizzazione dell’opera ammonta ad Euro 1.865.000,00. Il tempo previsto per l’esecuzione dei lavori proposti è di 300 giorni naturali, successivi e continuativi.

NUOVO SPORTELLO ONLINE PER LE PRATICHE EDILIZIE

E’ stato presentato ai rappresentanti di categoria degli artigiani, principali destinatari del servizio, il “Portale Telematico dell’Edilizia”, il nuovo sportello dedicato che consentirà di svolgere online tutte le pratiche, comunicazioni, segnalazioni relative alle attività edili.

Questa ulteriore innovazione si colloca in un percorso sempre più ampio portato avanti dall’Amministrazione, con grande convinzione e determinazione, nel campo dell’informatica e delle nuove tecnologie: dai certificati online, agli “Smart Tickets” (ovvero il sistema eliminacode installato nei Centri Civici), alla piattaforma “Comuni-chiamo”, solo per citare alcuni esempi, e oggi al “Portale dell’Edilizia”, per espandere queste nuove possibilità, e nel contempo moderne necessità, per meglio operare, con e nell’Ente pubblico. E l’intento è sempre il medesimo: quello di semplificare la vita alle categorie produttive, alle associazioni, a tutti i nostri cittadini, per un’Amministrazione sempre più conosciuta, condivisa e partecipata.

Lo sportello telematico, consentirà innanzitutto quale primo dei procedimenti dell’Edilizia online, la presentazione telematica delle dichiarazioni di conformità degli impianti tecnologici ex D.M. 37/08. Seguirà immediatamente, il secondo dei procedimenti ovvero quello per la trasmissione telematica dei progetti degli impianti termici ex L. 10/91, destinato principalmente agli Ordini e Collegi professionali. L’obiettivo che si è quello di rendere attivi questi due primi procedimenti già dal mese di aprile per poi, dopo una fase di sperimentazione e messa a punto che coinvolgerà anche, con un costante confronto, le Associazioni di categoria interessate, allargare rapidamente il servizio fino a raggiungere e inserire entro l’anno tutte le altre pratiche edilizie. Ovvero, le procedure riguardanti ad esempio l’Occupazione di Suolo Pubblico (spesso legata ad interventi edilizi), la Comunicazione di attività edilizia libera, la SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività, anche in sanatoria), la Denuncia di Inizio Attività alternativa al Permesso di Costruire, il Permesso di Costruire (anche in sanatoria), Proroghe e Volture, Fine Lavori, Agibilità, l’Autorizzazione Paesaggistica semplificata e ordinaria, l’Accertamento di Compatibilità Paesaggistica, le Attestazioni per definizione Condoni edilizi, le Attestazioni per usi fiscali e altre attestazioni, l’Accesso Atti e richiesta di copie conformi.

Nel percorso di digitalizzazione del Comune di Trieste, il 2015 sarà insomma l’anno dell’informatizzazione delle pratiche edilizie: dopo un importante lavoro svolto negli ultimi anni sugli strumenti per una gestione più efficiente e informatizzata delle pratiche, si sono infatti avviate, a fine 2014, le attività per poter realizzare questo Portale Telematico dell’Edilizia, sfruttando l’esperienza e le competenze digitali maturate ed estendendo gli strumenti già utilizzati nel settore Attività Economiche.

Il Portale dell’Edilizia consentirà di gestire in maniera completamente telematica la presentazione di comunicazioni, segnalazioni o istanze e di avviare on-line qualunque procedimento relativo all’Edilizia, in linea quindi con quelle che sono diventate le modalità operative e di dialogo che pervadono oggi tutti gli ambiti, sia lavorativi che privati. Ed è significativo sottolineare che, oltre alla presentazione telematica dei documenti, che potrà avvenire in qualunque momento della giornata, superando quindi la necessità di adattare i propri tempi a quelli dei servizi di sportello e senza alcuna attesa in coda, il Portale consentirà anche di verificare lo stato di avanzamento della pratica e di dialogare con gli uffici istruttori per tutte le esigenze di integrazioni e infine per il rilascio, dove previsto, dell’atto autorizzativo finale. In definitiva, si tratterà di una grande operazione a favore degli utenti, ovvero, in questo caso, degli operatori delle nostre categorie produttive cittadine, ma, nel contempo, sarà anche una rilevante occasione per il rinnovamento e la riorganizzazione dei nostri Uffici. Basti pensare, ad esempio, al superamento della storica consuetudine della protocollazione manuale, che consentirà un’utile redistribuzione e miglior impiego delle risorse umane disponibili.
Lo Sportello Telematico per l’Edilizia, quindi, consentirà importanti risparmi in termini di velocizzazione delle pratiche, superamento di tempi di attesa, dovere di recarsi negli uffici, di attendere code eccetera, ma anche di ridurre significativamente le imponenti masse cartacee di documenti che finora eravamo tutti costretti a dover conservare e accatastare nelle nostre sedi e luoghi di lavoro.

Da un punto di vista più spiccatamente tecnico-operativo va tenuto presente che l’accesso ai servizi telematici presentati oggi è destinato a professionisti e operatori che già si rapportano ad altri servizi della P.A. attraverso il canale telematico e non richiedono quindi nessuna strumentazione aggiuntiva rispetto a quella già utilizzata. Stiamo parlando quindi di un PC collegato a internet e della CNS (Carta Nazionale dei Servizi in possesso di tutti gli operatori economici) o della CIE (Carta di Identità Elettronica) per effettuare l’accesso, della firma digitale e della PEC (Posta Elettronica Certificata) per la sottoscrizione e l’effettuazione delle comunicazioni telematiche.
Tutte le domande presentate attraverso il Portale Telematico saranno automaticamente protocollate e al termine della compilazione della domanda sarà rilasciata una ricevuta con l’assegnazione contestuale del numero di protocollo generale, pertanto non sarà necessaria alcuna ulteriore attesa per avviare le attività che prevedano una semplice comunicazione o segnalazione. Ed è perciò evidente come tutto ciò rappresenti una svolta epocale che va incontro, in modo decisivo, alle aspettative più volte manifestate dagli operatori.

A TRIESTE LA RIPRESA E’ POSSIBILE

Un piano di lavori pubblici per quasi 50 milioni di euro costruito faticosamente a causa del patto di stabilità, iniziato con le scuole, priorità assoluta (in pochi mesi abbiamo sostituito quasi 10.000 mq di pavimenti contenenti vinilamianto e sono partiti 3 grandi cantieri in altrettanti istituti),  che ora interesserà strade, marciapiedi, impianti sportivi; l’avvio di alcune opere di grande rilievo, attese da lungo tempo, come Ponterosso, la riqualificazione dell’ex caserma di Roiano e la galleria di Montebello; la ripresa di investimenti destinati a creare economia e quindi posti di lavoro, cominciando da Arvedi, Silos e Eataly, e altri che come vedremo seguiranno; le novità su Porto e Porto Vecchio; l’impegno nel settore turistico, che sta dando risultati significativi: tanti segni che ci consentono di dire che in una città che in questi anni ha conosciuto, come il resto del Paese, la crisi economica e sociale qualcosa sta succedendo. Non ci sono solo chiusure, quindi, anche se queste lasciano il segno e toccano una parte significativa di un settore commerciale che, peraltro, soffriva già prima della crisi soprattutto in quelle componenti che non si sono innovate dopo che si è chiusa l’epoca della città emporio commerciale dell’Ex-Jugoslavia e dell’Europa dell’Est.

Trieste può agganciare la ripresa, può esserne parte se userà i suoi punti di forza e se, con uno sguardo e un impegno congiunto, deciderà di guardare avanti, di rivolgersi al futuro usando la sua grande storia, non per sterile nostalgismo ma per capire come le si sta riproponendo una funzione strategica che un secolo di guerre, confini, muri aveva compromesso.

A quest’idea di futuro, da costruire giorno per giorno, dedichiamo un appuntamento pubblico nella mattinata di sabato 28 marzo, il cui programma verrà presto svelato.

SUPERATI I VINCOLI DEL PATTO DI STABILITÀ PUO’ PARTIRE IL GRANDE CANTIERE DELLA GALLERIA DI MONTEBELLO

Può prendere avvio,  grazie all’ottenuta ”liberazione” dell’opera dai vincoli del Patto di Stabilità, l’iter tecnico-burocratico che poi consentirà – più o meno verso la fine dell’anno – l’atteso inizio dei lavori per la completa ristrutturazione e riqualificazione della Galleria di Montebello una delle strutture di collegamento fondamentali per la viabilità cittadina e per l’accesso alla città.

E’ arrivata in questi giorni la positiva risposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri alla lettera inviata dal Sindaco al Presidente Renzi nel giugno dello scorso anno, nella quale si segnalava la Galleria di Montebello quale opera di assoluta necessità e urgenza, bloccata non da lungaggini burocratiche ma dal Patto di Stabilità. Un indispensabile intervento di ristrutturazione di una galleria collocata in una delle tre principali vie di accesso alla città, quella che collega rioni periferici densamente popolati, la zona industriale e uno dei confini con la vicina Slovenia…(ma che) almeno tre o quattro volte all’anno viene chiusa in seguito a cedimenti che vengono rattoppati alla meglio.  Nella lettera, il Sindaco esprimeva il timore di un eventuale e più consistente cedimento e, in quel caso, del conseguente obbligo di chiuderla improvvisamente a tempo indeterminato per gravi motivi si sicurezza non escludendo il rischio di un incidente, e concludeva sottolineando che per questo intervento il Comune di Trieste dispone delle risorse e del progetto pronto, ma a bloccare tutto è la mancanza di ‘spazi di Patto’ per i dieci milioni necessari. Come si diceva, alcuni giorni fa è giunta la positiva comunicazione di “sblocco” dai vincoli del Patto per quest’opera.

L’avvio del cantiere significa raggiungere due obiettivi importanti: far partire l’iter per ridare nuova funzionalità e sicurezza a una struttura essenziale del nostro sistema di viabilità e non veder sfumare i finanziamenti già a suo tempo ottenuti, ma che prevedevano la condizione della partenza dei lavori entro il 2016 e di cui si rischiava concretamente la perdita se i vincoli del Patto di Stabilità non venivano nel frattempo rimossi.

Toccherà infine agli Uffici tecnici del Comune, e in questo caso in particolare di quelli del Servizio Mobilità e Traffico mettere a punto, anche in coordinamento con la Provincia e la Trieste Trasporti – un adeguato progetto di viabilità alternativa, che dovrà puntare in gran parte sull’utilizzo della Grande Viabilità, considerato che i lavori effettivi comporteranno la chiusura totale della Galleria (24 ore su 24) per 360 giorni, in pratica per non meno di un anno, ma l’opera è assolutamente necessaria e indifferibile, anche per scongiurare gravi rischi.

Quanto al costo complessivo (comprendente anche oneri vari e finanziari aggiuntivi) esso sarà di 10 milioni e 900 mila Euro (di cui le “spese vive” per i lavori veri e propri saranno di 8 milioni e 350 mila circa) e sarà coperto per la maggior parte con fondi stanziati dal Ministero dell’Ambiente (4 milioni e 900 mila, di cui si rischiava altrimenti la perdita), dalla Regione FVG (1 milione e 900 mila), con un ulteriore contributo regionale erogato tramite un “mutuo assistito” (3 milioni e 900 mila) e infine con un minimo impegno per il Comune di 157 mila Euro.
Per quanto concerne l’ampia gamma di lavori che saranno tutti eseguiti con i criteri più innovativi e i materiali più moderni, essi comporteranno: il consolidamento generale della struttura della Galleria, anche in linea con le norme antisismiche, il rifacimento completo della volta con la sua impermeabilizzazione e rivestimento con verniciatura fotocatalitica, rifacimento delle corsie e marciapiedi (anche ricavando una pista ciclabile) e del sistema fognario sottostante e di drenaggio e canalizzazione delle acque reflue; la collocazione di un nuovo sistema di aspirazione con rilevazione dell’anidride carbonica, opacimetri e anemometri; un nuovo impianto di illuminazione anche con fonti illuminanti a raggi UV necessarie per attivare le vernici e i rivestimenti “mangia-smog”; l’installazione di sistemi antincendio con idranti collocati su ambo i lati a 150 metri di distanza l’uno dall’altro e rilevamento automatico degli incendi; segnaletica stradale luminosa, impianto di telesorveglianza collegato alla centrale della Polizia municipale. Nell’insieme la Galleria sarà anche molto più salubre con un occhio di riguardo proprio per il traffico pedonale e dei ciclisti che la percorreranno.

In definitiva, ci sono adesso tutte le premesse affinché la Galleria di Montebello, costruita nei difficili e cupi anni di guerra, tra il 1943 e il 1945, lunga ben 725 metri e con un arco della volta che si sviluppa per 23 metri (mentre è di ben 17 mila metri quadrati la sua superficie totale), torni fra non molto a nuova vita.

VISITA ALLA SANDALJ TRADING COMPANY

Un percorso stradale di 150 km dal Porto di Trieste alla celebre Piazza San Marco di Venezia. È la distanza che si potrebbe percorrere seguendo la fila ordinata dei 150 mila sacchi di caffè crudo movimentati nell’arco di un anno dall’azienda Sandalj, una delle più importanti realtà del settore caffeicolo italiano ed internazionale. Con questa immagine si è aperto l’incontro tra la massima istituzione cittadina e il Consiglio di Amministrazione della società di import-export che ha accolto il Sindaco Roberto Cosolini negli uffici affacciati al Canal Grande di Trieste.

Alla presenza della stampa ha preso il via una chiacchierata informale tra il Sindaco e i consiglieri di amministrazione della Sandalj, la dott.ssa Theresa Sandalj, azionista di maggioranza, il Presidente Enrico Venuti, Edy Bieker, amministratore delegato e responsabile della qualità e della formazione e Maurizio Rossmann, amministratore delegato responsabile dell’area amministrazione e finanza. Enrico Venuti ha voluto raccontare al rappresentante del Comune di Trieste l’attività imprenditoriale, che prosegue nel rispetto del progetto tracciato con estrema professionalità e lungimiranza dal dott. Vincenzo Sandalj, «con l’obiettivo della costante innovazione di prodotto e di servizio e la volontà di afferrare i cambiamenti per differenziare l’offerta caffè sul mercato». Come dichiarato dal Presidente Venuti, inoltre, «la volontà del dott. Sandalj era molto chiara: lavoreremo sempre con il Porto di Trieste» tenendo fede alle radici triestine dell’azienda e alla capacità di controllare accuratamente la qualità di ogni singolo lotto di caffè acquistato e venduto.

Il Sindaco Cosolini è intervenuto chiedendo quali siano gli elementi del territorio locale da implementare per agevolare l’attività imprenditoriale svolta nell’ambito dell’industria del caffè, una delle realtà in assoluto più significative. Si è dunque posto l’accento su un tema, molto sentito e attuale, come l’andamento del Porto di Trieste, che oggi vive in gran parte della commercializzazione del caffè, e riguardo alle sue infrastrutture obsolete. Sono stati toccati anche altri argomenti come il potenziamento dei collegamenti tra Trieste e il resto d’Italia e le strutture che negli anni a venire ospiteranno TriesteEspresso Expo, una delle fiere di settore internazionali più attese e di successo.Cosolini ha voluto porre l’accento, con toni di vivo compiacimento, sulla costante ricerca dei più alti livelli qualitativi perseguita dalla Sandalj Trading. Entrare e visitare un’azienda di questo tipo – ha osservato – va al di là del ruolo istituzionale: significa vivere una vera e propria esperienza sensoriale! E la filiera del caffè si conferma sempre più come un’eccellenza di Trieste, sulla quale scommettere anche per il nostro futuro. “Non poteva mancare da parte del primo cittadino anche un commosso ricordo di Vinko Sandalj con un omaggio “alla sua passione, alla professionalità e alle qualità umane che hanno fatto sì che con lui potesse crescere una squadra, dimostratasi poi, a fronte di una circostanza tanto improvvisa quanto tragica, capace di rilevarne degnamente il testimone.”

Il trading di caffè crudo è un punto di riferimento essenziale nel percorso di vita della materia prima e nel processo che va dalla pianta alla tazzina. Nello specifico l’azienda Sandalj, composta da 14 dipendenti e una solida rete commerciale, acquista il caffè dalle piantagioni in circa 30 diversi Paesi produttori e rivende la materia prima alle torrefazioni sparse in tutto il mondo. L’intera attività si focalizza sul caffè preparato con il sistema dell’Espresso ma, superando la tradizione, abbraccia tutto il panorama del caffè e dei diversi metodi di estrazione. L’azienda è specializzata nella selezione di caffè con caratteristiche di eccellenza e tracciabili lungo tutta la filiera produttiva e la personalizzazione dell’offerta con la creazione di miscele speciali o su richiesta. Tutti i campioni di caffè vengono controllati e valutati da un punto di vista della qualità e delle proprietà organolettiche e sensoriali prima di essere acquistati.Durante l’incontro Maurizio Rossmann è intervenuto per confermare il successo della Sandalj: «abbiamo consolidato un importante trend di crescita con oltre 25 milioni di euro di fatturato e un continuo miglioramento della gran parte degli indici di bilancio ad attestare la solidità patrimoniale e finanziaria dell’azienda». Successivamente, Edy Bieker ha sottolineato come il servizio offerto sia diventato un punto di riferimento anche per gli operatori più giovani e per i piccoli torrefattori, in tutto il mondo, che condividono l’obiettivo dell’alta qualità e spingono il mercato verso i caffè particolari, contribuendo così alla cultura del caffè, «un altro dei pilastri su cui poggia la Sandalj».  La conoscenza del caffè passa, infatti, attraverso i corsi di formazione dell’Accademia del Caffè, parte integrante della Sandalj Trading Company, rivolti sia ai clienti esteri che a quelli italiani ma che in alcune occasioni aprono le porte anche al pubblico più interessato.

L’incontro si è concluso presso il laboratorio di assaggi della Sandalj, dove abitualmente Edy Bieker e i suoi collaboratori selezionano tutte le partite di caffè – 35 mila tazzine all’anno – con una precisa metodologia di preparazione in Espresso e successivo assaggio. Descritta la consueta procedura di valutazione, il Sindaco e i presenti hanno potuto mettere alla prova le proprie abilità di assaggiatori per rintracciare gli aromi e i gusti predominanti nelle tazzine preparate con diverse tipologie di prodotto, dal confronto tra un caffè di specie Arabica e un Robusta a una selezione di pregiati lotti tracciabili provenienti dal Brasile e dal Guatemala.