25 aprile 2015

Nella giornata di oggi ricordiamo, in sofferto e grato raccoglimento, una data capitale  della storia d’Europa e della storia d’Italia nel Novecento; forse, la data in cui lo spartiacque tra fine e inizio, tra prima e dopo si fa più netto e per certi versi perentorio agli occhi di noi contemporanei.

Il 25 aprile del 1945, infatti, segna emblematicamente la fine della guerra più catastrofica che l’umanità intera abbia mai conosciuto e il tracollo definitivo del nazismo e del fascismo. Contemporaneamente, in Italia e in Europa occidentale, si apriva una stagione di rinascita e di speranze, che affondava le sue solide fondamenta nella pace, nella libertà e nella democrazia. Ma soprattutto, la ricostruzione morale e materiale si basava sul solenne impegno, stretto dai popoli attraverso i loro Governi democraticamente eletti, che il tempo dell’ineguaglianza, della sopraffazione, dello sfruttamento, tra i singoli individui così come tra le nazioni, non avesse mai più a ripetersi e fosse relegato per sempre nel passato del Continente.

Sono queste e non altre le radici fondanti della Costituzione della Repubblica italiana; è questo e non altro il mandato originario dell’Unione Europea.

Ed è questo il risultato epocale, il lascito storico dell’antifascismo nelle sue diverse diramazioni e correnti ideali: e cioè di tutte quelle forze, sorte dall’alveo ottocentesco del liberalismo, del socialismo o del popolarismo cristiano, le quali al momento del dunque, quando a essere messe a repentaglio furono le sorti stesse della civiltà – ad Auschwitz come qui, nella Risiera di San Sabba –, si fecero trovare pronte e in armi, per difendere ciò che gli europei avevano di più prezioso e più caro: il rispetto per la dignità di ogni donna e di ogni uomo, a prescindere dalla loro etnia, a prescindere dalla loro religione, a prescindere dalle loro convinzioni politiche, condizioni di salute mentale e fisica, inclinazioni sessuali.

SULLA DIGNITÀ DELL’ESSERE UMANO NON SI PASSA: fu il grido di battaglia a Trieste, in Italia, in Europa, levato al cielo dai partigiani di ogni colore e di tutte le patrie, dai militari disobbedienti dopo l’8 settembre, dai civili che con la forza dello spirito vollero resistere e resisterono. E fu il grido strozzato in gola ai tanti, troppi che perirono qui in Risiera, in questo luogo simbolo dell’abiezione nazista che proprio settant’anni fa esatti vedeva l’essiccatoio del riso trasformarsi in orribile macchina di morte, in forno crematorio. Uno dei tanti luoghi di quella tragica tremenda furia sterminatrice che si rovesciò su ebrei, oppositori politici e più in generale su chi appariva diverso per lingua, religione, cultura e/o orientamento sessuale.

Riflettendo su tale bestiale violenza, possiamo ben dire che ad aver trionfato sul nazifascismo, ad aver tracciato la cornice ideale e istituzionale dell’Italia democratica e dell’Europa unita in quel 25 aprile del 1945, fu la nobile tradizione dell’umanesimo e dei suoi immortali valori.

Questa verità storica va ripetuta con forza, come un monito per il nostro presente. Al significato più profondo della Resistenza, alle origini della nostra REPUBBLICA e della CASA COMUNE EUROPEA, al ricordo degli indicibili sacrifici che si sono resi necessari per costruire l’una e l’altra, al riconoscimento della sicurezza e della prosperità senza precedenti che l’una e l’altra hanno saputo garantire per un tratto eccezionalmente lungo di storia, dobbiamo riandare oggi con la mente e con il cuore.

Oggi, che ondate di rabbia populista in molteplici forme sembrano voler sfidare i capisaldi dell’unità nazionale e il vincolo di appartenenza all’Europa.
Oggi, che ristrette, ma influenti élites politiche e finanziarie sembrano dimenticare irresponsabilmente che solo in una prospettiva di crescita solidale le istituzioni comunitarie possono riguadagnare credibilità agli occhi dei cittadini, impoveriti e impauriti dalla crisi.
Oggi, quando i fantasmi e le paure della crisi economica e sociale possono favorire il tentativo di ispirazioni e ideologie razziste e intolleranti di strumentalizzare disagio e inquietudine per il futuro di tante persone cercando di indicare loro come nemico chi è diverso per colore della pelle, per lingua, per cultura, per religione, per orientamento sessuale.

Per questo, care concittadine,cari concittadini oggi più che mai ha senso tornare al MESSAGGIO PIU’ PROFONDO del 25 aprile e scandire ancora una volta a gran voce:

VIVA LA RESISTENZA VIVA LA LIBERTA’

VIVA LA COSTITUZIONE E L’ITALIA DEMOCRATICA

VIVA L’EUROPA CASA COMUNE DEI CITTADINI E DELLE DEMOCRAZIE!

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