SCABBIA A TRIESTE: NESSUN ALLARME

Il numero di casi di scabbia rilevati a Trieste nell’anno appena trascorso è limitatissimo e del tutto fisiologico. Un tanto per replicare, con dati precisi e inequivocabili, ad alcune polemiche di matrice principalmente politica emerse nei giorni scorsi.

“Vogliamo immediatamente chiarire a tutti i cittadini che si tratta di un’“emergenza” del tutto presunta, e in realtà inesistente e gonfiata in tutti i sensi, stante il fatto certificato dalle competenti autorità sanitarie le quali hanno “conteggiato” in 6 (sei) il numero totale dei casi di scabbia registrati nel corso di tutto il 2014. E ciò a fronte di numeri ben più elevati rilevati negli anni e nei decenni passati, quando il fenomeno “migranti” semplicemente non esisteva. E questo è solo uno dei motivi – gli altri sono di natura più squisitamente sanitaria ed epidemiologica – per cui la tentata equazione “più migranti=più scabbia” va totalmente rigettata”. E’ quanto ha dichiarato l’Assessore alle Politiche Sociali, Laura Famulari, durante una conferenza stampa tenutasi in Municipio, che ha, di conseguenza, dichiarato di “voler vivamente protestare contro chi, con questi metodi e senza disporre delle necessarie fonti di dati e di nozioni, ritiene di poter procurare allarmi nella popolazione oltre che lanciare accuse gratuite e infondate agli enti e alle istituzioni locali.”
Scendendo nel dettaglio tecnico, è stato quindi il Direttore della Struttura Igiene e Sanità Pubblica dell’Azienda Sanitaria dottor Zorzut a confermare pienamente quanto anticipato dalla Famulari, illustrando, anche con l’ausilio di grafici e tabelle riportanti i casi di scabbia registrati nella provincia di Trieste negli ultimi 40 anni (dal 1973 a tutto il 2014), un quadro epidemiologico della situazione locale dove si evidenzia con chiarezza come tali casi fossero molto più numerosi nel passato, fino a toccare gli oltre 200 per anno, con vertici di quasi 300, nella seconda metà degli anni ’70.
Per quanto concerne l’attualità, il dott. Zorzut ha tenuto a precisare come nel 2014 l’Azienda Sanitaria abbia provveduto a visitare 430 migranti, ovvero la totalità (il 100%!) di quelli conosciuti e segnalati dagli enti e dalle autorità competenti, riscontrando solo alcuni singoli casi di scabbia.
Inoltre il medico dell’A.A.S. (nuova denominazione che sta per “Azienda per l’Assistenza Sanitaria”, n.d.r.) ha voluto spiegare con l’occasione come la scabbia non sia propriamente una malattia ma, piuttosto, una forma di infestazione, tra l’altro facilmente curabile e di cui si può guarire in pochi giorni ricorrendo a un semplice trattamento. Non solo – ha precisato – ma è quasi impossibile da contrarre mediante i normali contatti “sociali” della vita quotidiana (ad es. una stretta di mano o una momentanea vicinanza con la persona portatrice dell’acaro), mentre per “assumerla” sono viceversa necessari contatti ripetuti e frequenti in ambienti ristretti di comune convivenza. “Motivo per cui – ha concluso il dott. Zorzut – è ben difficile che un cittadino possa contrarre la scabbia da migranti normalmente abituati a mantenersi ‘chiusi’ nei loro gruppi o comunità particolari. E comunque va detto che, proprio tenendo conto della diffusa sensibilità su questi temi, nel caso di migranti già a fronte di una semplice segnalazione di prurito preferiamo proporre in ogni caso il trattamento farmacologico anti-scabbioso a scopo meramente prudenziale.”

Al termine della conferenza il Commissario straordinario dell’A.A.S. Nicola Delli Quadri, oltre a ribadire quanto detto in precedenza, ha colto l’occasione per toccare un altro tema di attualità, di competenza dell’Azienda, quello del numero dei pediatri operanti in città. E ciò per smentire categoricamente le recenti dichiarazioni diffuse in proposito dal Sindacato Medici Pediatri e per rassicurare invece tutte le famiglie del territorio le quali – ha detto – “devono sapere che il diritto al pediatra ‘di libera scelta’ verrà sempre garantito”.

Dati disponibili

AUTORECUPERO DEL PATRIMONIO RESIDENZIALE PUBBLICO: 2 I PROGETTI INNOVATIVI

In Comune fervono i lavori per la presentazione alla Regione della domanda di finanziamento relativa ai progetti di autorecupero del patrimonio residenziale pubblico.

L’emergenza casa è costantemente al centro dell’attenzione dell’Amministrazione Cosolini, da mesi impegnata, di concerto con Ater, nella predisposizione di due progetti pilota in materia di autorecupero e automanutenzione.
Presso l’assessorato alle Politiche della casa, si è tenuto un incontro con l’amministratore unico di Ater Raffaele Leo, con il direttore Antonio Ius, e con i tecnici, finalizzato a perfezionare gli aspetti procedurali relativi all’avvio dei due progetti pilota.

A febbraio verranno infatti siglati i due protocolli di intesa, volti a ratificare e specificare il rapporto di collaborazione tra Comune ed Ater nella gestione delle due iniziative.
Si tratta di progetti che delineano due vie possibili per rispondere ad alcune delle istanze oggi drammaticamente al centro della questione casa: da un lato, la necessità di re-immettere velocemente sul mercato un patrimonio di alloggi pubblici, che rischia di rimanere sfitto per le sempre più scarse risorse a disposizione di Ater e Comune; dall’altro, la volontà di mantenere alla proprietà pubblica tale patrimonio, coinvolgendo nelle operazioni di manutenzione i futuri inquilini. I progetti che sono stati elaborati delineano nuove forme di partnership pubblico- privato, leggere e minimali, che si sforzano di trovare risposte concrete e innovative a una domanda sempre crescente di alloggi a canone sociale.
I due progetti si differenziano per alcuni aspetti.
Quello di aurorecupero rientra nel filone sancito dall’ultima finanziaria regionale, attraverso lo stanziamento di 450.000 euro per l’anno 2015. Il Comune di Trieste presenterà entro i termini (fine febbraio) il progetto elaborato con Ater per l’autorecupero di un immobile di sua proprietà comprendente dieci alloggi. Il meccanismo di attuazione, co-gestito da Comune ed Ater, prevede la costituzione – tra i futuri inquilini – di una cooperativa edilizia di abitazione che riceverà dal Comune l’immobile in diritto di superficie trentennale e che verrà accompagnata, nel processo di autorecupero, da un gestore sociale preposto a prestare assistenza per quanto riguarda sia la formazione all’attività edilizia, sia gli aspetti tecnici relativi alle procedure progettuali. Chiaramente una parte delle attività dovrà essere esternalizzata a imprese professionali, lasciando però agli autorecuperanti le attività più leggere, che comunque consentiranno un sensibile abbattimento dei costi. Grazie al contributo regionale (pari al 35% del costo complessivo dell’operazione), le spese a carico della cooperativa edilizia vengono stimate in una quota mensile di circa 170 euro. La selezione dei membri della cooperativa verrà fatta sulla base di limiti di reddito che andranno dal limite massimo ISE/ISEE per rientrare nella fascia A di edilizia sovvenzionata a quello previsto per l’edilizia convenzionata/agevolata. Questo nell’intento di dare risposta alla domanda abitativa di molti soggetti che, pur avendo a disposizione una minima capacità di spesa e rientrando nella graduatoria Ater, corrispondendo tuttavia ai limiti superiori di reddito ammessi, al momento hanno ridotte probabilità di entrate in tempi brevi in un alloggio Ater.

Si farà invece riferimento alle graduatorie relative all’edilizia sovvenzionata e agli alloggi per sfrattati nel caso del secondo progetto di imminente avvio per l’automanutenzione di un primo gruppo di 31 alloggi (19 di proprietà dell’Ater e 12 di proprietà del Comune), cui seguirà entro l’anno in corso l’individuazione di ulteriori appartamenti fino a un minimo di 50. Obiettivo di questo secondo progetto – per il quale il Comune ha a bilancio 130.000 euro e Ater metterà a disposizione parte del proprio budget – è incrementare gli interventi sul patrimonio residenziale pubblico, riducendo le operazioni di manutenzione a carico di Ater e Comune alla messa in sicurezza di impianti e dotazioni interne, laddove ai futuri inquilini verranno demandate azioni di piccola manutenzione volte a migliorare la qualità degli alloggi.

VIA LIBERA DEFINITIVO ALL’ASSUNZIONE DI 245 LAVORATORI PRECARI DEL COMUNE DI TRIESTE

Il Consiglio dei Ministri, durante la seduta tenutasi a Roma il 20 settembre 2014, ha deciso di non impugnare la Legge regionale 15/2014, relativa alle normativa contrattuale del Comparto unico abrogata a seguito della sentenza della Corte Costituzionale 54/2014. La notizia di questa decisione è particolarmente importante per il Comune di Trieste, in quanto consente di dare il via libera definitivo, fra gli altri provvedimenti, al processo di stabilizzazione di oltre duecentoquaranta lavoratori nell’area educativa e nell’area sociale dell’amministrazione triestina. A seguito della sentenza delle Corte Costituzionale il Comune, alla pari degli altri enti locali della regione, non avrebbe potuto assumere i lavoratori necessari a garantire lo stesso standard nell’offerta dei servizi, poiché si sarebbe verificata la conseguente perdita di oltre 200 posti di lavoro e il taglio del 30% dei servizi attualmente erogati negli asili nido, nelle scuole dell’infanzia, nei ricreatori e nei SIS.
Proprio la forte iniziativa del Comune di Trieste, in accordo con la Regione e la piena collaborazione del Governo, ha consentito di ottenere questo importante risultato che risponde ai bisogni di qualità del servizio e al tempo stesso dà garanzie occupazionali, particolarmente sentite in questo momento storico. E’ un grande successo per l’Amministrazione triestina, che sin dall’agosto 2011 aveva posto tra le priorità la questione della stabilizzazione del personale educativo. Grazie a questo importante risultato non solo le 245 persone non perdono il posto di lavoro, bensì verranno assunte stabilmente, situazione rara e straordinaria in questo difficile momento storico.
Nei primi giorni di ottobre, inoltre, si concluderanno i rapporti con le rappresentanze sindacali per definire i criteri per stilare le graduatorie, che consentiranno l’accesso a coloro che possiedono i requisiti, 36 mesi di lavoro al Comune di negli ultimi 5 anni, ai bandi di concorso. Questi ultimi saranno resi pubblici nella terza decade di ottobre per poter stilare le graduatorie entro il mese di dicembre, affinché i lavoratori possano prendere servizio a tempo indeterminato a gennaio 2015.

Agenzia Solidarietà per l’affitto: credito agevolato per le ristrutturazioni

Un accordo che punta a promuovere agevolazioni alla ristrutturazione per i proprietari di immobili da destinare al circuito dell’ “Agenzia Solidarietà per l’Affitto”, prassi d’eccellenza dell’Amministrazione comunale presa quale esempio da altre istituzioni e oggetto di un servizio televisivo della trasmissione Rai Ballarò.

Nello specifico i due istituti bancari, che hanno risposto alla procedura a evidenza pubblica bandita dal Comune all’inizio dell’anno, metteranno a disposizione prodotti creditizi agevolati a favore di proprietari privati di abitazioni sfitte che vogliono ristrutturare i propri alloggi impegnandosi a darli in locazione a prezzi calmierati, per almeno 5 anni, secondo le regole dell’Agenzia Solidarietà per l’Affitto. E’ uno strumento in più per il mercato della locazione che punta a sostenere quella domanda di casa che colpisce le categorie più deboli e ora anche il ceto medio. Inoltre è uno degli elementi nuovi dell”Agenzia Solidarietà per l’Affitto’ che punta ad aumentare l’offerta abitativa nella città, oltre alla valenza sociale dell’accordo, bisogna considerare anche gli effetti positivi legati al riutilizzo e la valorizzazione del patrimonio edilizio esistente, dando una boccata di ossigeno anche al comparto dell’edilizia.
L”Agenzia Solidarietà per l’Affitto’ è frutto di un protocollo d’intesa fra il Comune di Trieste, l’A.T.E.R., le Fondazioni CRTrieste, Casali e Caccia-Burlo, le ACLI provinciali di Trieste, e numerose associazioni e organizzazioni del settore. Rappresenta uno strumento integrato per rispondere alla complessa questione del fabbisogno abitativo nel territorio del Comune di Trieste, favorendo l’incontro fra la domanda da parte di alcune fasce di popolazione e l’offerta da parte di proprietari di immobili sfitti. Uno strumento validissimo, che ha avuto un riscontro crescente nel corso degli ultimi due anni – alla fine del 2013 si registravano infatti ben 47 locazioni attive – che potrà giovarsi da ora anche di una opportunità in più per stimolare i proprietari di alloggi sfitti ad accedere a finanziamenti agevolati per ristrutturare gli alloggi stessi e renderli disponibili per la locazione, alle condizioni dell’Agenzia.
Dopo la stipula ufficiale dell’accordo con Banca Popolare Etica e Banca di Credito Cooperativo di Staranzano e Villesse, l’amministrazione comunale di Trieste raccoglierà le domande di accesso ai piccoli mutui agevolati da parte dei proprietari che intendono ristrutturare un’abitazione da affittare, richiedendo loro, contestualmente, un impegno vincolante a destinare l’abitazione stessa al circuito dell’Agenzia per il periodo minimo previsto. Successivamente, inoltrerà tali domande alle Banche stesse per i successivi contatti fra queste e i privati. L’obiettivo è di creare una specie di “provvista” di abitazioni disponibili per contratti di locazione a canone concordato o sociale, per far fronte all’aumento della domanda di prezzi “calmierati” conseguente all’attuale perdurante periodo di crisi. Tali alloggi, una volta ristrutturati e decorso il periodo di utilizzazione obbligatoria all’interno del programma, potranno anche essere messi in circolazione sul libero mercato.

Per informazioni si può consultare il sito ReteCivica

Le strutture comunali più frequentate saranno dotate di defibrillatori

A breve scuole, ricreatori, palestre, siti balneari, impianti sportivi e strutture residenziali per anziani del Comune di Trieste potranno contare su circa 35 nuovi defibrillatori, che uniti ad appositi specifici corsi di abilitazione, rivolti a quasi 200 persone, consentiranno di offrire un importante e prezioso servizio a tutela della salute dei nostri concittadini.

L’iniziativa ha avuto origine dall’emendamento dei consiglieri Maurizio Ferrara e Roberto  De Gioia prontamente accolto dal Consiglio comunale alla fine dell’anno scorso e ora onorato con un impegno di spesa di 40 mila euro, un’iniziativa trasversale a favore della salute dei cittadini.
Intervenire tempestivamente con l’uso del defibrillatore può salvare delle vite umane, per questo è importante che l’Amministrazione si impegni a promuovere iniziative utili a contrastare la morte cardiaca improvvisa e a diffondere ad ampio raggio la cultura dell’emergenza sanitaria nella società civile. Dai dati in possesso delle autorità sanitarie, risulta infatti che la defibrillazione precoce, praticata prima dell’arrivo degli operatori del 118, è in grado di salvare fino al 30% delle vittime. Anche per l’Azienda sanitaria l’acquisto dei defibrillatori è un risultato importante, ennesimo frutto della collaborazione con il Comune di Trieste, ma più di altre volte l’obiettivo di questa operazione è quello di soccorrere le persone che vanno in arresto cardio-circolatorio, salvando loro la vita e il massimo delle funzioni possibili. Dal gennaio 2013 sono stati formati e abilitati all’uso dei defibrillatori circa 700 operatori non sanitari, mentre saranno ora quasi 200 le persone che, in uno specifico corso di 5 ore, andranno ad utilizzare i nuovi defibrillatori del Comune.

In collaborazione con l’Azienda per i Servizi Sanitari è stato così avviato un percorso che individua da un lato le sedi più appropriate (ricreatori, scuole primarie, impianti sportivi, campi di calcio, complessi polisportivi, Palatrieste e Palachiarbola, campi di pattinaggio, da tennis, di bocce, piscine, palestre, bagni diurni e marini e strutture comunali per anziani) dove installare le apparecchiature, dall’altro le persone da formare (sia dipendenti comunali che operatori delle cooperative appaltatrici dei servizi nelle strutture stesse), garantendo cosi la presenza di persone qualificate per un puntuale utilizzo nelle diverse sedi.
Per l’acquisto (reso possibile solo dopo l’approvazione, ad aprile, del cronoprogramma per l’utilizzo degli spazi finanziari disponibili, a causa dei vincoli posti dal patto di stabilità) è stata avviata una gara sulla piattaforma MEPA – Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione, per la fornitura di defibrillatori semiautomatici dotati di specifiche caratteristiche tecniche, indicate dagli esperti dell’Azienda sanitaria triestina ed espressamente richieste ai fornitori, che consentano un utilizzo anche da parte di personale non sanitario, purché opportunamente formato. Le apparecchiature sono di dimensioni ridotte, semplici da azionare e compatibili con il sistema di scarico dati in dotazione al Sistema 118 di Trieste. Previsto anche un servizio di manutenzione e assistenza degli apparecchi, in modo da garantire un funzionamento in perfetta efficienza.

Trieste alla mia altezza: presentato in Consilgio il Piano d’Azione del CCRR

Tanto impegno, serietà e passione, e precisione ed estrema concretezza delle proposte. Tutte queste belle sorprese ha riservato  la “seduta” del nuovo Consiglio Comunale delle Ragazze e dei Ragazzi di Trieste, composto da 25 giovanissimi, tra i 9 e i 14 anni, eletti nelle scuole cittadine.
In un’Aula che avrebbe dovuto teoricamente risultare piuttosto austera e imponente agli occhi di questi piccoli cittadini, la seduta si è tenuta nella Sala del Consiglio Comunale,  magari infondendo loro una certa soggezione, e dove invece è emersa subito una padronanza dell’ambiente (dal collocarsi sicuro negli scranni all’adoperare con piglio da esperti i microfoni elettronici, fino al porre domande veramente insidiose agli Amministratori adulti), questi ormai già quasi sperimentati neo-consiglieri non hanno perso neppure un colpo e hanno portato avanti con tenacia e convinzione il programma che si erano prefissati!
Accolti dal saluto del Presidente del Consiglio Comunale “dei grandi” Iztok Furlanic e poi dagli interventi di apertura del Sindaco Cosolini e dell’Assessore all’Educazione Antonella Grim, presenti pure il Vicesindaco Fabiana Martini, gli Assessori Marchigiani e Dapretto e diversi consiglieri, mentre il tutto veniva trasmesso in diretta streaming sul sito della Retecivica – esattamente come accade per le sedute consiliari “vere” –, i nostri giovani e – bisogna dirlo – molto validi rappresentanti hanno via via illustrato, con un susseguirsi di interventi, tutta una serie di proposte così ben articolate e presentate che chiunque poteva coglierne il grande, sincero desiderio che stava alla base dell’impegno di questi ragazzini, la tanta voglia di fare e di dare un contributo reale e ben preparato per la soluzione dei problemi di tutta la comunità cittadina. Proposte che si sono certamente maggiormente focalizzate sui temi dell’ambiente, della vivibilità in città, del “sociale” e delle necessità dei cittadini meno fortunati, ma che, tuttavia, non hanno trascurato tanti altri settori. Suggerimenti all’Amministrazione che, chiaramente elencati sia in un agile depliant riassuntivo che in un dettagliatissimo documento di ben 44 pagine significativamente intitolato “Trieste alla mia altezza – Piano d’Azione delle Ragazze e dei Ragazzi per gli Spazi Urbani di Trieste”, spaziano dai nodi della “sostenibilità” (tema Verde) per una città più ecologica e meno inquinata, più ciclabile (e più sicura per i pedoni), più pulita dove tutti pratichino la raccolta differenziata; fino ai progetti di riqualificazione di tante aree (tema Arancione) per una città più verde, con giardini più belli e sicuri e dove adulti e ragazzi possano piantare più alberi mentre i più anziani possano venir coinvolti nella vigilanza degli spazi verdi per contrastare i vandalismi, il tutto anche in un’ottica turistica (e qui è scattata la proposta di “mobilitare” anche i ragazzi per costruire in modo innovativo e “fresco” la nuova piattaforma web cittadina “Discovery Trieste” dedicata ai turisti). Ma in questo stesso “gruppo” di proposte da non sottovalutare anche l’idea di case di accoglienza per i senzatetto (oggetto di alcuni appassionati interventi) come pure di alberghi più economici, del restauro dei palazzi antichi più bisognosi di manutenzione, del rispetto e tutela degli animali, specialmente randagi o abbandonati (e qui è uscito tutto l’antico Dna zoofilo di Trieste…); nel terzo filone (o tema Giallo) denominato “Incontrarsi”, l’esigenza di più spazi e occasioni di incontro per una Trieste più socievole (creando luoghi specifici dove poter dialogare ad esempio con gli anziani, ascoltare le storie dei “nonni” di questa città) e più creativa (con proposte specifiche per la “street art” e per laboratori espressivi nei Ricreatori) ma anche più sportiva dando soprattutto più spazio anche ai ragazzi e agli sport cosiddetti “minori” e meno famosi.
Tanto per dire che nulla era estemporaneo o creato per l’occasione, i ragazzi non hanno trascurato di spiegare bene – anche con l’ausilio di un apposito video – tutto l’iter col quale sono giunti alla formulazione del “Piano d’Azione”, frutto – hanno precisato – di ben un anno di incontri e “negoziazioni” con tecnici e Assessori comunali che si sono prestati di buon grado a ripetuti passaggi di approfondimento, e con il sostegno a tale scopo di un valido staff dell’Area Educazione organizzato da Donatella Rocco e molto motivato nel supportare quest’”impresa”; ma naturalmente passando anche attraverso una fase di discussione e via via di condivisione di idee e bozze, fino al Documento finale, con i compagni che li hanno eletti in questo speciale “Consiglio” e con gli insegnanti delle diverse scuole.
E mentre il Sindaco Cosolini non ha esitato di riconoscere che “adesso avete dato voi a noi i compiti per le vacanze!”, precisando anche che l’intero documento verrà portato in Giunta e ne uscirà a breve un preciso impegno per le realizzazioni che si riterrà di poter mettere in atto in tempi medio-brevi, con tanto di indicazione della scadenza, l’Assessore all’Educazione Grim dal canto suo ha ricordato come prossimamente la stessa Giunta Municipale approverà una Delibera per rendere definitivamente stabile, e non più solo sperimentale, il Consiglio Comunale delle Ragazze e dei Ragazzi di Trieste quale vero e proprio organo dell’Amministrazione dotandolo anche di un preciso regolamento. Interventi anche degli Assessori Martini, Dapretto e Marchigiani, ognuno per rispondere o per prendere impegni relativi al proprio settore ma tutti – Sindaco in testa – per apprezzare soprattutto, in tema di pulizia della città e autogestione dei propri spazi territoriali, la particolare proposta dei ragazzi di istituire una gara fra quartieri per chi riuscirà a ottenere “il Rione più pulito di Trieste” !
In definitiva, sta prendendo consistenza e forza un bel progetto, che con il fine precipuo di insegnare ai più giovani i tempi e i modi della democrazia e della partecipazione, in realtà potrà farci raggiungere molti obiettivi in più, quanto a maggior bellezza e miglioramento del volto – e non solo – della nostra Città.
Un’iniziativa – va ricordato – promossa dall’Area Educazione del Comune di Trieste, grazie a un finanziamento della Regione FVG (presente ieri in Aula con il Consigliere Franco Codega, come noto appassionato “specialista” dei temi educativi), con la collaborazione dell’Ufficio Scolastico Regionale e del Comitato provinciale dell’Unicef, nonchè “materialmente” coordinata dall’associazione Kallipolis, esperta di progettazione partecipata in ambito urbano.
Ci si chiedeva, alla vigilia di questo incontro, se “riusciranno questi ragazzi a essere, come vorrebbero, i “consiglieri speciali” del Sindaco e dell’Amministrazione per aiutarli a risolvere le questioni della città, dalle più semplici alle più spinose?” Beh, da quanto visto sembrerebbe proprio di sì !

Tratto da ReteCivica

Approvata la delibera sulle Dichiarazione anticipate di trattamento (DAT)

Ritengo utile intervenire motivando la delibera sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento (DAT) per chiarirne motivazioni e contenuti e anche per rispondere pacatamente ma chiaramente, cosa che faccio nella parte finale, a toni inutilmente pesanti e argomentazioni strumentali
con cui si è sostanziata una posizione critica, certo libera e legittima ma che avrebbe potuto avere caratteristiche più rispettose della laicità dell’Istituzione Civile

Alcuni giorni fa abbiamo approvato la proposta di Regolamento per l’istituzione di un servizio di deposito e custodia delle dichiarazioni anticipate di trattamento (DAT). Nelle prossime settimane la delibera compierà il suo iter e sarà discussa dal Consiglio comunale.

La proposta che abbiamo elaborato è molto semplice: i cittadini potranno recarsi in un ufficio comunale e, senza alcun costo, potranno depositare le proprie DAT oppure dichiarare di averle lasciate presso un depositario. Nomineranno uno o più fiduciari che, in caso di necessità, potranno andare a ritirare la dichiarazione. Il Comune con il suo servizio, oltre a fornire la custodia, attribuisce data e provenienza certa alle dichiarazioni.

Le Dichiarazioni Anticipate di Trattamento sono la manifestazione di volontà con cui una persona, capace di intendere e di volere, esprime la sua volontà circa i trattamenti medici ai quali desidererebbe o non desidererebbe essere sottoposta nel caso in cui, nel decorso di una malattia o a causa di traumi improvvisi, non fosse più in grado di esprimere il proprio consenso o il proprio dissenso informato.

Molti Comuni in tutta Italia hanno già istituito simili registri per i biotestamenti, anagrafi dei testamenti biologici, registri delle dichiarazioni di volontà. Le istanze dei cittadini sono state rappresentate alle Istituzioni come un’esigenza sempre più diffusa: quella di poter disporre in ordine ai trattamenti medici che si vorranno o non si vorranno ricevere quando non si sarà più in grado di esprimersi. Questa esigenza non ha però fino ad oggi trovato risposte omogenee a livello nazionale. L’inerzia colpevole del legislatore ha portato molti Comuni (si contano diverse centinaia di iniziative simili) a dare una prima risposta.

Non esistendo una normativa omogenea a livello nazionale, alcuni ritengono che queste iniziative siano prive di qualunque significato legale. In realtà la sfera di autodeterminazione in ordine alle cure da ricevere e il rapporto tra consenso informato, medico e paziente, sono già disciplinati dall’ordinamento giuridico, a partire dalla Costituzione italiana.

Tra le diverse norme utili a definire le problematiche della sottoposizione alle cure, vi è innanzitutto l’art. 32 della Costituzione che dispone, con cristallina chiarezza, che in via generale nessuno può essere sottoposto a un trattamento sanitario contro la sua volontà.

Di questa impostazione già in Assemblea Costituente l’onorevole Aldo Moro (che credo non possa essere collocato nella schiera di un inesistente “partito della morte”) disse che si trattava di “un problema di libertà individuale che non può non essere garantito dalla Costituzione”. La magistratura italiana ha già inequivocabilmente affermato, nel triste e doloroso caso di Eluana Englaro, che la volontà di un cittadino di interrompere le cure, anche di sostegno vitale, deve essere rispettata, la difficoltà che più di frequente si verifica è ricostruire la volontà di chi non sia più in grado di esprimerla. Con questa proposta di delibera abbiamo inteso proporre una soluzione, fornendo un servizio di deposito e custodia delle DAT. Sappiamo bene che non saremo in grado di risolvere così tutte le questioni relative alla sottoposizione alle cure e al fine vita, però il fatto di riuscire a risolverne alcune è un motivo più che sufficiente per continuare su questa strada. La DAT, redatta dal cittadino e di cui il Comune può garantire la data di presentazione e la provenienza certa, potrà essere uno strumento importantissimo per i medici e per i familiari dei pazienti che si troveranno a dover gestire situazioni delicate. Tanto più se avverrà un automatico inserimento delle DAT nei dati conservati nella tessera sanitaria, come proposto da una recente petizione presentata alla Regione.

La strada che abbiamo intrapreso è quella a cui ci ha indirizzato il Consiglio comunale. Diversi gruppi si erano infatti mossi con iniziative di sensibilizzazione pubblica sul tema: sono state poi votate due mozioni, una presentata da SEL e IDV e un’altra presentata dal Partito Democratico, dalle Liste civiche e da diversi esponenti dell’opposizione, tra i quali Roberto Antonione e Franco Bandelli, già candidati sindaco.

Ricordo questo aspetto perché smonta di fatto due degli argomenti utilizzati dal direttore di Vita Nuova che nel giro di quindici giorni,  tra edizioni cartacee e online, ha messo in piedi un vero e proprio pamphlet in forte antitesi e polemica alla proposta. Il primo argomento che ha usato è che Cosolini e la sua Giunta si sarebbero mossi fuori dal Programma di Mandato, quasi da “abusivi”: è fin troppo facile rispondergli che il programma di mandato contiene gli impegni principali che l’Amministrazione intende realizzare nel corso dei cinque anni ma certo non esaurisce in modo rigido la sua sfera di azione; a ciò si può aggiungere che forse il direttore Fontana dimentica, o meglio, fa finta di dimenticare, che ci sono due mozioni approvate, di cui una a maggioranza larghissima, da parte di un Consiglio comunale composto da quaranta rappresentanti eletti dai cittadini che hanno impegnato secondo una prassi democratica la Giunta ad agire in questo senso.

La trasversalità di questo voto smonta anche l’argomento di una presunta convenienza politica legata all’elettorato di sinistra verso il quale non mi pare che Antonione, Bandelli, Rosolen o i Cinque Stelle abbiano un particolare “radicamento”.

C’è un terzo argomento che viene proposto in opposizione ed è quello di un mancato percorso di discussione democratica che avrebbe dovuto precedere questa scelta:

questo argomento è particolarmente curioso visto che una discussione civile e democratica è in corso da anni nel Paese, ha visto esprimere legittimamente molti punti di vista diversi, ha consentito a tutti coloro che lo desideravano di formarsi ed esprimere un’opinione ed è sulla base di quella discussione che i Comuni hanno iniziato ad assumere orientamenti sulle DAT.

Non c’è perciò nessun deficit di democrazia e da parte mia nessun risentimento per le posizioni critiche, come invece vuole far credere in più passaggi il Direttore Fontana: ho voluto solo chiarire come alcune argomentazioni siano strumentali. Trovo poi veramente irricevibile l’invito a lasciar perdere queste cose perché ce ne sono altre di più importanti: le cose importanti, dott. Fontana, un sindaco le conosce e cerca, con gli strumenti che ha a disposizione, di affrontarle nel miglior modo possibile. Quindi si lasci dire che le avrebbe fatto bene a conoscere un po’ più il mio lavoro prima di dare giudizi di questo tipo: sia chiaro che lei è libero di dare ma spero mi riconoscerà la libertà di definirli offensivi.

Attacco che nulla a che vedere con i contenuti della proposta (che anzi sono malamente intesi, sminuiti, travisati), e che non è una critica di un cittadino – sempre libera, e persino ben accetta – ma è una denigrazione strumentale proveniente da un organo di stampa ufficiale di un’altra istituzione, e che ritengo in quanto tale inaccettabile, e non a tutela del sottoscritto, il cui lavoro – bellissimo e complicatissimo – impone ogni giorno di saper accettare parole anche ingenerose, ma a tutela della laicitàà delle istituzioni civili, che è valore ben più importante della mia reputazione.

Andremo perciò avanti con questa proposta, richiesta dai cittadini triestini e appoggiata trasversalmente da un’ampia parte dei loro rappresentanti nelle istituzioni civili, con l’obiettivo di fornire uno strumento utile, ovviamente per chi voglia avvalersene, a gestire anche le fasi più complicate della vita.

 

Sistema ospedaliero triestino: eccellenza ad alta specializzazione

Nelle scorse settimane Roberto Cosolini, accompagnato dei vertici dell’Azienda ospedaliera, si è recato in visita prima all’Ospedale Maggiore e successivamente al polo di Cattinara, appuntamenti che hanno consentito al primo cittadino di constatare di persona l’alta specializzazione ed al livello di eccellenza delle strutture sanitarie del territorio triestino, un sistema che consente di curare bene i cittadini e che non deve risentire del difficile momento in cui le risorse pubbliche sono calanti. In tali occasioni, infatti, il Sindaco ha ribadito che la soglia dell’attenzione degli amministratori deve rimanere alta per evitare un impoverimento dei servizi ai pazienti, dunque ai cittadini.

La visita ai due nosocomi sono apparse particolarmente significative anche alla luce della presentazione pubblica del progetto di integrazione dei poli Cattinara-Burlo, avvenuta la scorsa settimana, anche in quell’occasione il Sindaco ha voluto sottolineare l’importanza dell’integrazione tra i due ospedali, un’integrazione capace di  spazzate via le preoccupazioni che paventavano la scomparsa del IRCCS Burlo Garofalo: l’istituto scientifico, invece, uscirà valorizzato da questo progetto che punta a valorizzare l’alta specializzazione.

Il sistema ospedaliero locale, grazie anche alla stretta collaborazione con l’Università degli Studi di Trieste, offre un polo di eccellenza moderno e contemporaneo che sempre più dovrà fare attrazione non solo regionale e nazionale,  ma transfrontaliera.

Infine, il Sindaco ha voluto esprimere un sentito ringraziamento a tutte le centinaia di persone che ogni giorno lavorano negli ospedali triestini aiutando e supportando i pazienti e le loro famiglie.

Rinnovato il protocollo per l’agevolazione delle forniture per chi è in difficoltà.

Rinnovato , il protocollo operativo tra Comune di Trieste, AcegasAps S.p.A.-Gruppo Hera, AcegasAps Service S.r.l. ed Estenergy S.p.A., per l’agevolazione nella fornitura d’acqua, energia elettrica e gas ai clienti economicamente svantaggiati. Alla firma dell’atto, il sindaco di Trieste Roberto Cosolini con l’assessore comunale alle Politiche Sociali Laura Famulari, il direttore generale di Acegas S.p.A. del Gruppo Hera, Roberto Gasparetto e l’amministratore delegato di Estenergy S.p.A. Albino Belli.
“Un ringraziamento al management del Gruppo Hera e alle società firmatarie per aver nuovamente aderito e rinnovato l’accordo introdotto due anni fa, quando si stava profilando la crisi, per condividere un percorso che riguarda situazioni di utenze di cittadini in gravi difficoltà e impossibilitati a rispondere ai pagamenti. Grazie al percorso intrapreso con Acegas, di cui il Comune di Trieste è socio in posizione significativa, possiamo contare su una risposta sociale per il territorio, con l’obiettivo di non abbandonare nessun cittadino pure in condizioni difficili – ha detto il sindaco Roberto Cosolini -.
“Questo secondo rinnovo – ha spiegato l’assessore Laura Famulari – chiude la fase della sperimentazione e avvìa la fase di consolidamento. In considerazione di questo aspetto, si è ritenuto opportuno prefigurare una durata più ampia dell’accordo -tre anni- fatta salva la possibilità di apportare in itinere ulteriori integrazioni o cambiamenti. E’ uno strumento che si è dimostrato valido nel rispondere alle esigenze dei cittadini che si trovano temporaneamente o in modo ricorrente, in particolare difficoltà nel provvedere al pagamento delle bollette per le utenze domestiche. Un accordo finalizzato alla definizione di procedure per la gestione delle sospensioni per morosità e la definizione delle modalità di rateizzazione del pagamento, che ha l’obiettivo di prestare un aiuto concreto alle famiglie economicamente più svantaggiate, sostenendole in un percorso di autonomia”.
I criteri e le modalità di accesso a tali misure sono disciplinati dall’art. 2 comma 3 del “Regolamento degli interventi di sostegno economico e di solidarietà civica a favore delle persone e delle famiglie”, laddove si prevede la stipula di appositi protocolli d’intesa con altri soggetti privati e/o pubblici per realizzare un’azione di coordinamento delle attività secondo il principio di sussidiarietà.
Nel 2013 – è stato detto – è stato rilevato un sensibile calo delle domande e della conseguente spesa che, al 31 ottobre, è risultata pari a 71.994,51 euro per un totale di 204 interventi rivolti a 174 persone richiedenti (nel 2012 la spesa totale era stata di 239.006,41 euro a fronte di 516 persone per complessive 712 richieste). Un dato apparentemente sorprendente, che può essere ricondotto alla tendenza, frequente negli ultimi tempi da parte di una certa fascia di utenti, di cambiare soggetto gestore per evitare di provvedere alla spesa delle utenze. Un’altra possibile ragione deriva dall’imposizione di un tetto minimo di morosità (150 euro) per accedere ai benefici del protocollo, al fine di evitare richieste per importi molto bassi, come verificatosi in passato, segno di una ridotta responsabilizzazione dei cittadini richiedenti. Inoltre, i criteri di accesso e le modalità previste dal regolamento costituiscono senz’altro un filtro.
Delle rateizzazioni hanno beneficiato complessivamente 34 cittadini.
Il direttore generale Roberto Gasparetto ha sottolineato come questa iniziativa rientri pienamente nella politica d’impresa: “Un documento importante che ha dato riscontri molto positivi e che aiuta a razionalizzare il sistema con una serie di agevolazioni per il cittadino che sta attraversando anche un disagio momentaneo, come ad esempio i cassaintegrati. Il protocollo, non puramente tecnico, nasce dalla volontà reciproca di portare avanti un lavoro comune e integrato”.
“Passo dopo passo, dopo la fusione – ha aggiunto l’amministratore delegato Albino Belli – stiamo conquistando un significativo miglioramento complessivo dell’attività, anche per quanto riguarda il servizio di sportello e di call center”.

Un impegno concreto per contrastare la dipendenza dal gioco d’azzardo

Aderendo a quest’iniziativa e sottoscrivendo lo specifico “Manifesto dei Sindaci per la legalità contro il gioco d’azzardo” (un centinaio le città italiane che via hanno già aderito n.d.r.), mi sono impegnato a “manifestare agli organi competenti la necessità di rivedere la legislazione nazionale vigente, o predisporre una legge regionale, in termini di apertura di sale slot, prevedendo al riguardo l’obbligo della consultazione preventiva e vincolante dei Sindaci e la possibilità per loro di esercitare il potere di Ordinanza, in quanto garanti della salute dei cittadini, nei casi in cui debbano essere definite la distribuzione, la collocazione e l’orario di apertura delle sale gioco”. Aderendo al manifesto, inoltre, in qualità di Sindaco richiedo “un maggior controllo, da parte delle autorità competenti, sulla gestione delle sale e macchine da gioco, con particolare riferimento ai flussi di denaro e all’eventuale accesso da parte di minori”. Tra gli altri obiettivi del documento c’è anche quello di “rafforzare direttamente, laddove non ci sia diretta competenza (ad esempio in riferimento ai concessionari di pubblicità delle società partecipate dal Comune), individuando adeguati strumenti, il controllo, l’osservazione e il contrasto della dipendenza da gioco d’azzardo.
I numeri del gioco d’azzardo in Italia sono impressionanti e collocano il nostro Paese al primo posto in Europa e al terzo nel mondo, tra i Paesi che giocano di più. L’Italia copre il 15% del mercato europeo e il 23% del mercato mondiale del gioco online e impegna il 13% della spesa delle famiglie italiane. I dati forniti nell’ottobre 2012 dall’Amministrazione Autonoma Monopoli di Stato, confermano la grande espansione del gioco d’azzardo in tutte le regioni con il fatturato, per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia di 125 milioni di euro, attestando la spesa pro capite per ogni abitante (neonati compresi) in 125 euro. Per quando riguarda i bambini e gli adolescenti, le ricerche evidenziano ulteriori dati impressionanti. Gli studenti giocatori nella nostra regione sono il 36,5% e giocano molti adolescenti tra i 12 e i 17 anni, spendendo da 40 a 50 euro al mese ed eludendo quindi i divieti imposti ai minorenni. Giocano a soldi online l’8% dei bambini tra i 7 e gli 11 anni e il 15,3% scommette soldi in giochi offline. Inutile infine ricordare cronache recenti di suicidi per debiti da gioco.
Abbiamo volentieri aderito ad un’iniziativa che punta a fronteggiare, con diversi strumenti, la diffusione della dipendenza da gioco d’azzardo patologico. C’è la necessita di strumenti per la regolamentazione e il controllo del fenomeno, per sostenere una battaglia di civiltà che prevenga situazioni di dipendenza. In Consiglio Comunale, inoltre, abbiamo approvato all’unanimità una mozione che ci impegna a premiare, anche economicamente, con modalità che andremo a definire, gli esercizi pubblici che progressivamente aderiranno ad una rete ‘no slot’, escludendo dal proprio interno l’utilizzo di macchinette per il gioco d’azzardo.
Infine, sarà promossa a livello comunale un’iniziativa “NO SLOT“, creando un elenco di esercizi pubblici che vogliono aderirvi, e valutando l’ipotesi di prevedere, per questi esercizi, delle agevolazioni fiscali o tariffarie per quanto di competenza del Comune di Trieste.

Articolo del Corriere della Sera

Trieste, Città delle Persone: report di mandato di Grim, Famulari e Martini

3 settembre 2013: Fabiana Martini – Vicesindaco del Comune di Trieste – , Antonella Grim – Assessore all’Educazione –  e Laura Famulari – Assessore alle Politiche Sociali – raccontano l’operato dell”ultimo anno e gli obiettivi raggiunti nella gremitissima sala del Ricreatorio “Pitteri”, nel cuore del quartiere San Giacomo.

Il ricreatorio è il più antico della città.

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Il mio impegno su Diritti Civili e testamento biologico

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Il girotondo dell’immagine è una foto di: https://www.flickr.com/photos/fchiot/

Vorrei fare chiarezza su un tema che nei giorni scorsi ha generato qualche spunto polemico -che ritengo ingiusto- che ci (Sindaco? Giunta? Maggioranza? non si è ben capito) addebiterebbe  una presunta incertezza e ritrosia su alcuni temi significativi dei diritti civili.

Si fanno delle ipotesi, tipo quella che vedrebbe freni nella difficoltà di sintesi nel PD con le posizioni della componente cattolica o quella, decisamente fantasiosa, che vedrebbe il Sindaco frenare perché s’incontra con il Vescovo, argomento questo totalmente privo di fondamento!
Questa congettura ignora la doverosa dimensione istituzionale dei rapporti tra il Sindaco e il Vescovo di una città che certo non condiziona libertà di pensiero e autonomia di scelte, resa evidente, nel mio caso, da atti politici come l’impegno sulle DAT (dichiarazione anticipata di trattamento meglio conosciute come “testamento biologico”) e da scelte personali come la firma sulla proposta di legge sul fine vita promossa dai radicali.

Forse chi ha avanzato queste ipotesi non ha visto attacchi piuttosto duri che mi sono stati rivolti dal settimanale della Diocesi, il che non mi impedisce certo di incontrare Mons. Crepaldi, di discutere con lui temi della comunità, di condividere qualcosa e di essere in chiaro dissenso su altri temi.

Perciò faccio il punto su come stanno le cose mettendo da parte spunti polemici e limitandomi ai fatti.

DAT
Parto dalle DAT per arrivare al tema caldo del “Registro delle Unioni civili”.
Sul “fine vita” la Giunta è impegnata, a seguito di un atto di indirizzo del Consiglio comunale, a varare un regolamento che istituisca l’apposito registro, e presenterà una sua proposta entro il mese di ottobre. I lavori, per certi versi, sono stati rallentati dal tentativo, fatto in analogia con quanto realizzato dal Comune di Udine, di coinvolgere il Collegio Notarile che però, alla fine, non ha dato la propria disponibilità e quindi stiamo procedendo con una diversa modalità. L’impegno c’è e verrà portato a compimento.

REGISTRO UNIONI CIVILI
Sul registro ho letto di una proposta pronta sulla falsariga della delibera del Sindaco Furio Honsell che attenderebbe nei cassetti , il che porterebbe a concludere che il Sindaco di Trieste non ha il coraggio del Sindaco di Udine o del Presidente della Provincia di Gorizia Enrico Gherghetta. Bene, poiché credo alla buonafede delle persone non la definirò questa una balla quanto piuttosto un’affermazione sbagliata,basata sull’abitudine al “sentito dire, mi pare di ricordare ” invece che sulla conoscenza della situazione o sulla ricerca magari sul sito internet di Udine: già perché il web oltre che per polemizzare è anche un ottimo strumento per accedere alle informazioni…..

Risultato: non esiste nel Comune di Udine nessuna delibera sul “Registro delle Unioni Civili”, mentre esiste la stessa certificazione dello stato di convivenza (famiglia anagrafica) prevista dalla legge e che viene rilasciata dal Comune di Trieste. Di ciò ero abbastanza sicuro, anche perché ricordavo come lo stesso Assessore udinese Enrico Pizza avesse espresso serie perplessità sull’utilità di questo strumento e poco fa, Furio Honsell me l’ha confermato: Udine non ha istituito il registro, perché non produce alcun effetto sul piano dei diritti; sono le stesse ragioni che emersero durante una seduta di Giunta a Trieste quando se ne parlò in termini generali.
Appurato perciò che la graduatoria del coraggio civile fra i Sindaci di Trieste e Udine va rivista rimane, delle considerazioni lette, la Provincia di Gorizia autrice di un gesto puramente simbolico.

Anche gli atti simbolici privi di qualsiasi efficacia sono importanti?

Anche sì, ma oggi dalle Istituzioni i cittadini si aspettano il riconoscimento di diritti esigibili invece di atti simbolici o puramente di facciata, come mi pare sia, francamente, l’immagine di un Presidente di Provincia immortalato con una coppia omosessuale intenti a firmare una dichiarazione che certifica l’esistenza di un rapporto di coppia fra due persone.
Tant’è che mi pare che dal momento dell’annuncio, che risale al giugno del 2012, la prima, e l’unica di cui si abbia notizia, cerimonia di questo tipo, sia stata fatta nel febbraio del 2013.
Il tema vero, come giustamente sottolinea il consigliere Pietro Faraguna, è dare, dove possibile, contenuto alla richiesta di diritti.

In ogni caso discuteremo, in Giunta e in maggioranza, anche dell’eventuale istituzione del registro, purché la decisione che verrà presa, qualunque essa sia, susciti legittime opinioni senza che ne venga però disconosciuta l’autonomia culturale e la laicità che, in situazioni del tutto corrispondenti a quelle di Cosolini o del centro-sinistra triestino, non è stata messa in discussione nei confronti di Furio Honsell e di Enrico Pizza.