Mi candido alle elezioni regionali del 2 e 3 aprile: i perchè di questa scelta

CARE AMICHE, CARI AMICI,
mi candido nella lista del Partito Democratico alle elezioni regionali del 2 e 3 aprile. Lo faccio con entusiasmo e passione, motivato anche dall’apporto di idee e stimoli che ho ricevuto da tanti di voi in questi anni e dalla vostra partecipazione alle iniziative che ho promosso.
Ogni percorso di impegno politico ha senso se è condiviso e, vorrei dire, “collettivo”. Vi scrivo allora per raccontarvi cosa mi ha spinto a mettermi nuovamente in gioco e soprattutto per invitarvi a contribuire a questo percorso con le vostre idee, i vostri punti di vista, le vostre esperienze.
Perché, dunque, questa scelta?
– Una scelta di impegno, per i cittadini che ci chiedono di costruire un’alternativa a questo centrodestra. Un centrodestra inadeguato, che ha avuto a disposizione negli ultimi anni un’enorme disponibilità di risorse, mai vista prima nella storia della nostra Regione, e purtroppo è stato capace solo di distribuirle “a pioggia”, disperdendole in mille rivoli.
Si poteva e si doveva invece intervenire in maniera incisiva sui temi più importanti e sentiti, a partire dalla difesa della sanità pubblica e da una vera svolta nelle politiche per la sostenibilità ambientale. I dati sono eloquenti: la sanità va male, i Pronto soccorso sono in tilt e le liste d’attesa sono scandalose. Quanto all’ambiente, i 100 milioni di contributi per il fotovoltaico sono solo un’operazione di maquillage in extremis, che non fa recuperare anni di inerzia e scelte deboli.
Al servizio della mia città, con la passione e l’esperienza che ho maturato in responsabilità importanti, da Assessore regionale a Sindaco. Trieste merita di cogliere le grandi opportunità a sua disposizione, superando i segni di declino che la affliggono, a partire dal calo demografico. Il pur importante successo turistico e degli investimenti immobiliari non possono bastare. La discesa sotto la soglia dei 200 mila abitanti e i troppi scenari di crisi industriale aperti ci dicono che questo non è di sicuro un “momento magico”.
Dopo la svolta del Porto, che noi abbiamo determinato, Trieste deve tornare a pensare in grande. Internazionalità, innovazione, buon lavoro e qualità della vita sono le chiavi per attrarre nuovi cittadini e trattenere qui i nostri giovani. La vocazione naturale della città è di essere capitale d’area europea, ma per realizzarla ha bisogno di una guida politica che guardi lontano.
Il lavoro prima di tutto. È il principale tema di cui mi sono occupato negli anni, per ragioni professionali e istituzionali. E sul lavoro, a Trieste, c’è tanto da fare. La strada è la promozione di uno sviluppo fatto di imprese sane, competitive e consapevoli del valore delle risorse umane. Ma anche l’impegno per garantire a tutti il diritto a un buon lavoro, ovvero a un lavoro tutelato, pagato in modo equo, sicuro e con opportunità di crescita.
Le straordinarie risorse a disposizione in questi anni sono un’occasione unica per interventi strutturali in questo senso: non possiamo più permetterci di sprecarle come ha fatto la Giunta di centrodestra, per esempio pensando di combattere il drammatico caro bollette con mini-contributi di 1.000 euro a impresa.
Un progetto politico progressista e riformista. Mi candido anche per dare il mio contributo al rilancio del progetto politico del Partito Democratico, chiamato oggi più che mai a rappresentare e affermare i valori storici della sinistra in un mondo che sta cambiando ma che ha bisogno ancora di più di libertà, giustizia e superamento di disuguaglianze crescenti.

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