Porto Vecchio: tanti traslochi, poco lavoro

Siete tutti molto sollevati?
Ora non tornerò sulla mancanza di una visione generale, termine che sembra tanto infastidire il Sindaco. Vi invito però a considerare due punti di vista su cui sto riflettendo.
Ci sono ben due minimi comuni denominatori in molti dei progetti di cui si discute.
1)Si tratta di trasferimenti di realtà già esistenti da altri siti. Parliamo del trasloco del Museo del Mare, dell’Immaginario Scientifico, del Museo della Civiltà Istriana, degli uffici della Regione.
2) Nessuno di questi progetti risponde alla necessità di creare in Porto Vecchio occasioni per posti di lavoro, in particolare per giovani, qualificati, magari in settori innovativi.
Provo a spiegarvi perché trovo questi progetti piuttosto deboli e per certi versi piuttosto preoccupanti.
Cominciamo con i trasferimenti: Porto Vecchio è grande, che deve diventare parte integrante della città ormai lo sanno anche i muri. Qualche trasferimento ci può anche stare, ma rendiamoci conto che si parla solo di questo! Spostando queste realtà creeremo altri buchi neri in centro. C’è un’idea chiara sul destino degli immobili che vengono svuotati? Tutti alberghi e residence sull’onda del momento magico caro al nostro Sindaco?
Cosa succederà degli uffici regionali di via san Francesco, di via Carducci, (tra l’altro recentemente ristrutturata), di riva Nazario Sauro? E in via Torino? Un intero immobile destinato a ricerche sulla civiltà istriana? Non mi sembra realistico. E allora le ipotesi di trasferimento devono da subito essere accompagnate da progetti chiari e sostenibili sul riutilizzo delle vecchie sedi.
Non mi soffermo poi sul punto debole dell’operazione regionale, ovvero 26 milioni che non vengono erogati in via definitiva al Comune di Trieste, ma sono un prestito che realisticamente si compenserà con la cessione dei due magazzini. Perché a Trieste un prestito e invece a Udine, Pordenone, Gorizia e Monfalcone contributi a fondo perduto?
Arriviamo ora alla questione dell’impatto occupazionale. Nessuna di queste iniziative sembra destinata a creare nuovo lavoro stabile. È chiaro a tutti che Porto Vecchio è la carta del mazzo che dovrebbe essere capace di invertire il preoccupante declino demografico a Trieste. È necessario attrarre realtà nuove che creino nuovi posti di lavoro.
E allora, tanto per fare una proposta concreta prima di sentirci dire che parliamo sempre di visioni strategiche astratte: si metta l’indicatore dei nuovi posti di lavoro come indicatore che ispiri tutte le prossime attività da accogliere nella trasformazione dell’area.
Se cominciamo da questi due criteri, ovvero non generare buchi neri e creare nuovi posti di lavoro, mettiamo già qualche punto fermo sulla strada da percorrere, che non è fatta solo di rotatorie o di viali monumentali.

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