IL GIOCO DEL RISPETTO: EDUCARE SUPERANDO GLI STEREOTIPI

Sono francamente stupito dalle polemiche e schifato da certe strumentali falsificazioni e quindi sarò chiaro: siamo convinti di quanto ha fatto Trieste introducendo  “Il Gioco del Rispetto”. Perché crediamo nel rispetto, innanzitutto.

La nostra Trieste è sempre stata nel mondo un esempio all’avanguardia nella cultura civica, da Maria Teresa a Franco Basaglia. Noi per primi dunque dobbiamo recuperare il meglio della nostra memoria e della nostra cultura e non aver paura di costruire nuove strade per educare gli adulti di domani.

Abbiamo piena fiducia nel lavoro che hanno fatto gli esperti con questo gioco, di valore scientifico e documentato, che educa al rispetto di genere superando gli stereotipi.
E’ un nostro dovere educare i bambini a essere persone migliori di noi, della società che hanno ereditato.

Qualcuno ha definito scandaloso il programma, per altro facoltativo, ergendosi a difensore della morale. “Il Gioco del Rispetto” non affronta né il tema della sessualità né quello della composizione della famiglia, ma insegna il concetto di uguaglianza.

Mostrare che un padre possa stirare e una madre possa riparare un’automobile non ha nulla di scandaloso. Così come far sentire ai bambini e alle bambine che dopo una corsa i loro cuori battono nello stesso modo e che uguale è il loro respiro. Questo significa semplicemente educarli a crescere nel rispetto reciproco.

Non ci sentiamo “sotto assedio”, anzi le testimonianze di supporto sono tantissime, dall’Italia e dall’estero. Certo non sono urlate con toni inaccettabili e offensive mistificazioni come quella di Libero o di alcuni parlamentari, che evidentemente non hanno modo migliore di guadagnarsi il loro elevato stipendio: non si può fare a meno di pensare che alcuni di questi avrebbero più bisogno del Gioco del Rispetto di quanto ne abbiano i nostri bambini…

5 thoughts on “IL GIOCO DEL RISPETTO: EDUCARE SUPERANDO GLI STEREOTIPI

  1. Ottima l’idea del rispetto, se si dimostra che tutti, uomini e donne, possono stirare o riparare l’automobile. Credo però che toccare il battito del cuore sia un po’ divertso dallo scambiarsi i vestiti, sarei curioso di vedere i commenti della cittadinanza se un sindaco uomo si vestisse da donna, possibilmente con tacchi alti e una buona dose di rimmel e rossetto. Cerchiamo di non confondere l’educazione con i suggerimenti dei cosiddetti esperti, quelli che prima spiegavano che il fumo faceva bene alla salute, per poi ricredersi dopo anni. P.S.: non sono un bigotto reazionario, non mi sento rappresentato da giornali o parlamentari fruitori di assurdi enormi stipendi (che pago con le mie tasse, e sono soltanto miei impiegati non troppo fedeli), cerco soltanto di mantenere il buon senso e di ragionare con la mia testa.

  2. Caro Sindaco,
    condivido i tuoi sentimenti di sconcerto di fronte a posizioni cosi’ retrive rispetto alla laica civiltà che da secoli contraddistingue la nostra città ed i suoi abitanti.
    Chiedo a te, massimo rappresentante della città di impedire che le lancette della storia della nostra cultura civica vengano riportate indietro di secoli.
    Sono con te tutti i cittadini che credono nella democrazia e nei valori della nostra costituzione.

  3. esagerazione
    Il sindaco Cosolini giustamente si stupisce della levata di scudi dei difensori della tradizione dinanzi ad un’iniziativa , certamente attentamente studiata fra gli educatori e con le famiglie, che sfiora il diabolico tema del gender. Sono gli insegnanti però ad aver bisogno della solidarietà . Sono sicuro che faranno questo (innovativo?) lavoro in serenità ed al massimo delle loro capacità. Ricordiamoci che parliamo di scuole pubbliche, cioè “nostre” di tutti , qualunque pensiero abbiamo. Se non ci fidiamo di esse e mettiamo in discussione il loro compito siamo messi male. E non sottovalutiamo i bambini. Ma evitiamo che “capiscano” le locandine alle edicole : non sapremmo cosa risponder loro. Se possibile, per evitare riferimenti ai “cosiddetti esperti”, suggerirei al sindaco di pubblicare il progetto. Così ognuno saprà e parlerà con cognizione di causa e non sulle , appunto, locandine.

  4. Uno degli eventi più traumatici della mia infanzia (tutti ne abbiamo avuti) è stato quando nella banda di ragazzini con i quali mi arrampicavo sugli alberi, giocavo agli indiani, facevo battaglie da ragazzi della via Paal, mi è stato comunicato che, essendo una bambina, dovevo stare nella tenda a preparare la cena ai combattenti. Non l’ho mai dimenticato e mai più ho accettato che il mio essere donna mi ponesse ai margini di qualsiasi esperienza. Per questo, e non solo ovviamente, plaudo all’iniziativa del Comune che cerca di far capire ai bambini che, nelle logiche differenze, però maschietti e femminucce condividono gli stessi bisogni e gli stessi diritti, nel rispetto reciproco. Nella speranza che, diventati adulti, non debbano sperimentare le disuguaglianze che ancor oggi e in tante parti del mondo separano i maschi dalle femmine.

  5. Caro Sindaco,
    condivido i tuoi sentimenti di sconcerto di fronte a posizioni cosi’ retrive rispetto alla laica civiltà che da secoli contraddistingue la nostra città ed i suoi abitanti.
    Chiedo a te, massimo rappresentante della città di impedire che le lancette della storia della nostra cultura civica vengano riportate indietro di secoli.
    Sono con te tutti i cittadini che credono nella democrazia e nei valori della nostra costituzione.

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