Finanziaria regionale: si poteva fare di più per le città turistiche.

Nella finanziaria regionale, che parte all’insegna del rigore e si conclude con tagli pesanti agli enti locali ma con una certa manica larga di interventi puntuali, il Consiglio Regionale fa un regalo anche alle posizioni più chiuse di una parte degli albergatori bocciando la proposta della Giunta di consentire ai Comuni la facoltà di istituire la tassa di soggiorno. Immagino che alcuni consiglieri abbiano guardato più alla soddisfazione e magari alle preferenze di qualche albergatore piuttosto che a un meditato interesse generale. Vero è, però, che appare abbastanza modesto che la nostra vocazione turistica si basi sul fatto che la stanza di un albergo 3 stelle costi 100 euro invece di 101,5 euro o di un 4 stelle costi 200 invece di 202 euro, visto che da turisti quando andiamo in luoghi che ci piacciono nemmeno ci accorgiamo di pagare quella tassa. Si vede che l’autostima di certi  albergatori è bassa. In compenso, agli enti locali alle prese con tagli del 10% 15% dei propri bilanci, il nostro organo legislativo regionale, così prodigo nelle norme puntuali, ha impedito di usare i proventi che sarebbero derivati dalla tassa di soggiorno per fare promozione turistica, migliorare i servizi di accoglienza, organizzare eventi che aumentino l’attratività e magari consentano di tenere aperti i Musei Civici nei weekend di interesse turistico. Le piccole corporazioni plaudono a questa decisione, meno contenti sono, probabilmente, i veri imprenditori del turismo e dell’ospitalità alberghiera. Chi plaude oggi al Consiglio non venga nei prossimi mesi dai Sindaci della città turistiche, come il sottoscritto, a chiedere che il Comune faccia questo o quest’altro per migliorare l’attrattiva:  personalmente potrei suggerire loro di offrire ai clienti una partita in qualche bocciodromo della regione, un concreto di qualche coro del Friuli oppure invitarli a vedere un’esposizione di farfalle, tanto per elencare qualche beneficiario di norme puntuali. Sia chiaro, non ce l’ho con i beneficiari, ma con un modo di legiferare più attento agli interessi particolari che all’interesse generale.

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