Il Ministro Anna Maria Cancellieri a Trieste. Il Discorso del Sindaco

Vi riportiamo integralmente il discorso tenuto dal Sindaco in Prefettura in occasione della visita a Trieste del Ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, lunedì 17 settembre.

Signor Ministro,
voglio innanzitutto ringraziarLa per la Sua visita a Trieste e darLe a
nome della comunità, dell’Amministrazione e mio personale un sincero
benvenuto. Lei oggi incontra una città che presenta fra i suoi punti di
forza, in una situazione che ci vede sospesi tra un declino acuito dalla
crisi da una parte e grandi opportunità da cogliere dall’altra, dei
livelli più che positivi di qualità della vita, frutto di una serie di
fattori che si richiamano alla nostra storia, alla nostra cultura, al
tradizionale buon funzionamento delle Istituzioni. A questa qualità
della vita concorrono anche la serenità di una coesione sociale
costruita giorno per giorno e situazioni più che soddisfacenti per
quanto attiene la sicurezza della comunità e delle persone, sicurezza
reale e percepita dalla nostra gente come un valore estremamente
significativo. A consolidare questa sicurezza contribuisce il clima
fattivo di collaborazione fra gli Organi dello Stato, in primis la
Prefettura e poi via via tutti gli altri, che voglio in questa sede
ringraziare, e le Amministrazioni locali. Nella distinzione dei ruoli,
nel rispetto delle competenze si sono sviluppate forme di collaborazione
e di coordinamento sia su un piano istituzionale sia su quello
dell’immediatezza dei rapporti diretti che spesso consente di
superare con un veloce incontro o una telefonata molte difficoltà e di
dare soluzioni positive nell’interesse della comunità. Anche di ciò do
volentieri atto ai vari rappresentanti presenti in questa sede. La
qualità della vita elevata, per essere garantita anche in futuro, in
particolare guardando ai nostri giovani, richiede che si lavori,
esattamente come si è fatto in passato per assicurare a noi quella di
cui beneficiamo oggi; con ciò intendo dire che dobbiamo evitare che
somigli ad un serbatoio di benzina che si consuma inesorabilmente senza
che si faccia il pieno determinando presto un arresto improvviso della
macchina nella quale stiamo viaggiando. Qualità della vita, legalità,
sicurezza dei cittadini sono tutti valori positivi che una crisi dalle
pesanti ripercussioni sociali mette oggi in forte discussione. A questo
proposito voglio sottoporLe le seguenti considerazioni:
– È necessario che le manifestazioni di protesta sociale si
possano svolgere nel pieno rispetto delle libertà e dei diritti
democratici, trovino sempre in noi interlocutori attenti e pazienti e
contemporaneamente rimangano dentro i limiti dell’esercizio civile e
democratico evitando forme di violenza e di prevaricazione nei confronti
dei diritti altrui. In questo senso deve andare l’impegno di tutte le
istituzioni
– La diffusione di povertà e di disagio, in molti casi di
disperazione, può portare come conseguenza anche all’aumento di
comportamenti illegali e di reati dettati appunto dall’apparente
mancanza di alternative e dalla rabbia. Per prevenire tutto ciò, serve
Signor Ministro, che l’attività di monitoraggio, prevenzione e
controllo sul territorio possa essere tempestiva e capillare e in questo
senso deve andare uno sforzo di ancora maggior coordinamento. A questo
lavoro se ne accompagna però uno ancora più importante che è quello che
deve vedere una forte rete di protezione sociale capace di intercettare
i problemi, affrontare i disagi, sostenere chi è in difficoltà per
evitare che il sentirsi solo porti a gesti estremi con conseguenti
ricadute sull’ordine pubblico e sulla coesione sociale
– Su questa frontiera stanno necessariamente i Comuni e per quel
che ci riguarda, il Comune di Trieste. In quanto istituzione più vicina
ai cittadini, che gli si rivolgono giorno per giorno, termometro di un
accentuarsi della crisi, anche in questa città, è soggetto deputato a
dare risposte nell’emergenza in questo senso. Per farlo dobbiamo avere
gli strumenti e le risorse necessarie. Siamo consapevoli della necessità
di austerità e di rigore dei bilanci pubblici anche di quelli dei
Comuni. Sono anche consapevole che ai Sindaci in questi anni tocca un
compito inedito nella storia delle Istituzioni di questo Paese, ovvero
quello di far fronte a una domanda crescente di servizi determinata
dalla crisi con risorse calanti: una equazione già difficile per la
quale il mio invito accorato è che non ci venga resa impossibile da
tagli che non siano sostenibili se non a prezzo di una perdita della
tenuta della coesione sociale che acuirebbe gli effetti della crisi.
I sacrifici devono riguardare tutti i livelli istituzionali: so che
questo Governo, in questo campo, ha fatto e sta facendo cose importanti.
Ma so anche che segnali contraddittori all’opinione pubblica arrivano
dal permanere, incomprensibile per la gente, di significative nicchie di
privilegio che rischiano di seminare una percezione di iniquità che
certo intacca quei valori di coesione civile e morale indispensabili per
uscire dalla crisi. Tutto ciò riguarda le forze politiche, basta
guardare l’ultimo esempio, certo non esaltante, che ci arriva dal
Consiglio regionale del Lazio, ma riguarda anche la necessità di
riportare definitivamente a livelli rispettosi delle responsabilità e
delle professionalità ma non assurdamente spropositati i tanti
emolumenti derivati dalla politica, tra cui quelli dei manager pubblici.
Leggere, Signor Ministro, che una Antitrust prevede due milioni di
retribuzioni per i suoi organi, idem l’Autorità per l’energia e
l’elenco potrebbe continuare, non ci aiuta. Non cadiamo nelle
semplificazioni di alcuni cittadini che pensano che abbassando gli
stipendi ai parlamentari e manager pubblici si risanerebbe il bilancio
dello Stato. Sappiamo che non è così e la proporzione può farci quasi
sorridere. Ma sappiamo anche che risaneremo il nostro Paese se ad unirci
sarà anche una forza civile e morale che ha fra i suoi principi
costituenti la determinazione a non lasciare nessuno indietro, il rigore
dell’equità e la certezza infine che i sacrifici riguardino tutti.
Affrontare la crisi vuol dire, Signor Ministro, anche ricreare le
condizioni per lo sviluppo economico e ciò non con misure assistenziali
che hanno prodotto sprechi e guasti ma dando risposte positive su quei
versanti fondamentali che consentono alle intelligenze, alle capacità e
alle professionalità di fare economia. A questo proposito, rivolgendomi
più al Membro del Governo che al Ministro dell’Interno, dico che le
Comunità locali invece che lamentarsi devono poter contare innanzitutto
sulle proprie capacità e il proprio lavoro. Ci sono però alcuni temi che
per la loro complessità richiedono che al nostro fianco ci sia
un’attenzione e un impegno delle Istituzioni superiori e del
Governo nazionale in primis, e sono:
1) il tema della riconversione produttiva e occupazionale e del
risanamento dell’area di Servola, prima che a Trieste si ripeta un
caso Taranto
2) la questione delle infrastrutture di trasporto e di comunicazione:
in una città vocata da sempre ai flussi di merci, di persone, di
comunità, di idee (così è diventata grande Trieste in passato) è
difficile arrivare e da qui è difficile partire. Lo è per le merci, per
i ricercatori impegnati nelle realtà scientifiche di questo territorio,
per gli studenti e i tanti pendolari per ragioni di lavoro. Ce lo hanno
poi appena ricordato in un interessantissimo incontro i vertici di
Generali e di Allianz, grandi imprese di assicurazioni che qui hanno la
loro storia, la loro sede legale e tremila occupati. Superare questa
difficoltà è condizione necessaria per il futuro economico di questa
città.
3) un pronunciamento definitivo sulla possibilità di rimuovere gli
ostacoli alla riconversione e alla trasformazione urbana dell’area di
Porto Vecchio, da molti anni abbandonata visto che il Porto moderno si è
sviluppato a sud est della città.

Grazie per l’attenzione

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