TASSA DI SOGGIORNO: SOLO SE UTILE ALLO SVILUPPO DEL NOSTRO COMPARTO TURISTICO

Premetto che a me non piace, come non può piacere ad alcun Sindaco, l’idea di imporre nuove tasse e anzi l’auspicio è quello di venir messi nelle condizioni di poter ridurre le imposizioni attuali. Ciò detto, vorrei fare chiarezza ed esporre il mio punto di vista sulla tassa di soggiorno per precisare a quali condizioni il mio punto di vista possa essere favorevole.

Per prima cosa bisogna considerarla, esclusivamente, come una tassa di scopo in modo tale che tutte le risorse che ne deriverebbero andrebbero investite in azioni per il potenziamento dell’industria turistica. Quando dico questo intendo servizi turistici in senso stretto, non certo la potatura delle aiuole con la scusa che rendono la città più bella. Gli introiti della tassa servirebbero perciò, e ripeto esclusivamente, per finanziare campagne di promozione, eventi effettivamente attrattivi e per migliorare le organizzazioni e le infrastrutture destinate a questo scopo. La precondizione per introdurre la tassa sta, quindi, in un patto tra l’Amministrazione e gli operatori turistici, albergatori innanzi tutto, anche perché il Comune garantirebbe la destinazione dei fondi concordandone le priorità con gli operatori, e questi, dal canto loro, dovrebbero farsi carico del miglioramento dell’accoglienza. Tra l’altro, come si può facilmente immaginare, in molti casi gli stessi operatori si farebbero indirettamente carico, in tutto o in parte, della tassa per non gravare sui clienti. Allora troveremmo che talvolta la stanza che, oggi come oggi, viene data a 150 euro verrebbe data a 148 più 2 euro di tassa di soggiorno, e questo per non gravare sulla clientela.

Assisto in questi giorni alle diverse prese di posizione, da un lato di alcuni dei miei colleghi che sembrano addirittura scandalizzarsi – forse perché ampiamente beneficiati di fondi pubblici molto superiori ai risultati che possono vantare in campo turistico-, mentre dall’altro lato comprendo sia le ragioni degli albergatori favorevoli sia le preoccupazioni di quelli contrari. Li tranquillizzo su un punto: non un euro della tassa di scopo verrebbe sottratta dall’obiettivo di rafforzare il turismo. Con gli operatori, perciò mi confronterò anche nei prossimi giorni, poiché solo in presenza di una loro convinta adesione mi sentirei di proporre questa misura.  Aggiungo infine, che non lo farei mai in nessun caso, se la condizione dovesse essere quella, sentita in questi giorni, dell’eventuale esclusione dei Comuni che la adottassero dai contributi regionali a sostegno delle iniziative turistiche. Riterrei infatti questa una condizione sbagliata, contraria all’obiettivo di sviluppo e per certi versi diseducativa.

La tassa di soggiorno dovrebbe garantire, in ogni caso, un forte incremento dell’investimento sul turismo da parte del territorio, e quindi, diventare una sfida di cui ci si assume la responsabilità per fare di più e meglio. Se chi accetta questa sfida, invece di poter investire di più, dovesse vedere semplicemente cambiare la fonte del finanziamento e vedere che altri se ne stanno fuori perché coperti dietro ai riparti delle varie misure pubbliche, magari beneficiando pure di qualcosa di più tolto agli altri, allora certo non ne varrebbe la pena: saremmo lontani da qualsiasi logica di investimento industriale.

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