Collegamenti con l’Altipiano: qualche risultato

Non è la prima volta che vi aggiorno su questa pagina rispetto alla mia “battaglia” per rafforzare il servizio di trasporto pubblico a Trieste e in particolare i collegamenti con il suo Altipiano, giudicati insufficienti dagli abitanti della zona.
Ho più volte sollecitato l’apertura di un tavolo tecnico per rivedere l’organizzazione dei mezzi, ma le risposte dell’Assessore nei mesi scorsi non sono state molto incoraggianti, ma piuttosto vaghe e dilatorie.
Essendo venuto a conoscenza dell’avvio della sperimentazione del servizio a chiamata di Trieste Trasporti “TS on DEMAND” sono tornato alla carica con l’Assessore.
A furia di insistere, i cittadini, le circoscrizioni, i sindaci dei comuni del Carso, io in Consiglio, questa volta pare che qualche timido risultato ci sia: sono state raccolte le segnalazioni dei cittadini rispetto alle aree in cui il servizio pubblico è carente e TS on DEMAND dovrebbe aprire sperimentalmente a metà del mese di maggio con la linea 51.
Tra le novità introdotte dal servizio le corse della linea 51 saranno integrate da un secondo mezzo in base alle prenotazioni effettuate via app.
Speriamo ci sia davvero un miglioramento, non mancherò di monitorare la situazione ed aggiornarvi.

ANCHE IN FVG ARRIVA LO PSICOLOGO DI BASE

In questi tempi così difficili la salute mentale di tutti noi è messa a durissima prova. Non è questa la nostra normalità. Il sistema sanitario pubblico non è più in grado di rispondere alla domanda crescente di assistenza psicologica, per questo il collega Honsel ed io abbiamo chiesto l’introduzione dello psicologo di base.
Questa nuova figura sarà inserita all’interno della Sanità pubblica territoriale e opererà all’interno delle case di Comunità, ovvero i distretti sanitari previsti dal PNRR. Gli psicologi potranno essere dipendenti pubblici, ma anche professionisti che verranno contrattualizzati pur rimanendo in libera professione. Il servizio sarà ovviamente pubblico.
A seguire il testo della mozione:

Mozione n. 306

<<Introduzione del servizio dello psicologo delle cure primarie, azioni a sostegno dell’intercettazione dei disturbi psicologici e dei bisogni di benessere psicologico dei cittadini e del potenziamento dei dipartimenti di salute mentale>>

PREMESSO CHE:

– il quadro che l’OMS dipinge nel documento “WHO, Strengthning and adjusting public health measures throughout the COVID-19 transition phases, 24th April 2020” sull’impatto sociale ed economico a livello globale, è suggestivo: viene descritto nel susseguirsi di tre fasi, non necessariamente coincidenti temporalmente con le fasi pandemiche, che vanno ad investigare gli effetti sul lavoro, sulla violenza, sulla povertà, sulla fragilità del contesto e più in generale sulla salute; la pandemia ha avuto un impatto estremamente preoccupante sulle persone; l’isolamento sociale, il terrore del contagio e la perdita dei familiari sono aggravati dall’angoscia della possibilità di perdita del reddito e spesso del lavoro; l’impatto sociale ed economico nelle varie fasi della pandemia, ha prodotto degli esiti ingravescenti sulla salute delle persone. Per quanto attiene all’ambito del lavoro, nella fase uno c’è stato un aumento del rischio della povertà dovuto alla possibile perdita dell’occupazione; durante la fase due si è verificato un aumento del rischio di disoccupazione; la fase tre, a seguito dei possibili svantaggi dovuti alla precaria frequenza scolastica, preannuncia a lungo termine un aumento della disoccupazione dovuta alla povertà culturale, conseguenza della precaria frequenza scolastica. Riguardo alla violenza, nella fase uno, tra le altre cose, si è assistito ad un aumento della violenza di genere e del consumo di alcool; nella fase due, si è assistito alla perdita dell’uguaglianza di genere, all’aumento della criminalità dello stigma e della xenofobia. La povertà, nelle varie fasi è destinata ad aumentare come conseguenza della precarietà dell’impiego, dell’aumento della disoccupazione e perdita del lavoro che vanno a colpire le fasce più deboli della popolazione. Nell’ambito della salute si rileva un aumento della mortalità e della morbilità evitabili tra i soggetti appartenenti alle fasce più a rischio e un aumento dei livelli di stress e di ansia; nella fase due, un aumento del rischio di azioni suicidarie, un aumento delle ospedalizzazioni evitabili, un aumento dello stress nelle persone che si ripercuote all’interno dell’ambito dei rapporti familiari e delle relazioni sociali e infine, nella fase tre, l’inevitabile aumento delle disuguaglianze in salute nelle varie aree geografiche che conducono inevitabilmente ad un aumento delle patologie croniche;

– la fragilità del contesto che si viene a creare riassume tutte le criticità su esposte portando ad un’inevitabile compromissione della coesione sociale; per tentativi o idee di suicidio sono aumentate dal 17% di gennaio 2020 al 45% del totale di gennaio 2021 e sono esplosi, inoltre, i disturbi del comportamento alimentare (solo per l’anoressia si è registrato un incremento del 28% di richieste di aiuto);

– numerose quindi sono le indicazioni che la domanda di interventi psicosociali sta aumentando e aumenterà ulteriormente nei prossimi mesi e anni, alla luce degli effetti psicologici che la pandemia ha ingenerato e ingenererà sugli individui, in particolare sui giovani e sulle persone psicologicamente più fragili o più esposte alla crisi economica derivante dall’emergenza sanitaria;

PREMESSO ALTRESÌ CHE:

– i nuovi Livelli essenziali di assistenza prevedono che: <<nell’ambito dell’assistenza sanitaria di base, il Servizio sanitario nazionale garantisce, attraverso i propri servizi ed attraverso i medici ed i pediatri convenzionati, la gestione ambulatoriale e domiciliare delle patologie acute e croniche secondo la migliore pratica ed in accordo con il malato, inclusi gli interventi e le azioni di promozione e di tutela globale della salute>> e già diverse regioni hanno attivato positive sperimentazioni concernenti l’istituzione della figura/servizio dello Psicologo delle Cure Primarie;

– il Coordinamento nazionale per la salute mentale ha richiamato più volte l’attenzione delle istituzioni sulla necessità di rafforzare la rete dei servizi pubblici, evidenziando l’urgenza di adottare piani d’azione per i disturbi emotivi comuni e potenziare, alla luce del malessere psichico diffuso (sintomi ansiosi, depressivi, comportamentali – specie nella fascia d’età giovanile/adolescenziale), la rete dei servizi sanitari dedicati alla salute mentale, territoriali, della medicina generale e specialistica, con particolare attenzione ai servizi da attivare per la salute mentale dell’infanzia e dell’adolescenza, oltre che adottare iniziative per sopperire alla carenza endemica di specialisti (che vengono collocati a riposo e non sostituiti) con nuove dotazioni di personale per tutte le tipologie e le strutture, mediante l’impiego di personale sanitario specializzato nonché di psichiatri, psicologi e psicoterapeuti;

– la pandemia, evento drammatico e straordinario, ha messo in luce la fragilità delle reti territoriali che vanno ripensate tenendo conto degli eventi vissuti;

CONSIDERATO CHE:

– alcune regioni italiane (Campania, Toscana, Lombardia, Puglia, Lazio) hanno istituito con leggi regionali il servizio di psicologia e delle cure primarie;

– il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi nella seduta del 28.01.2022, ha approvato il documento “Contributo per le iniziative regionali inerenti il servizio di psicologia di cure primarie nelle aziende sanitarie locali” il quale consiste in un razionale dove vengono citati i LEA contenuti nel DPCM 12 gennaio 2017, nell’ambito dell’assistenza sanitaria di base e tutto quanto emerso dalla pandemia e quanto indicato dal Piano Nazionale della Cronicità;

– il Consiglio Nazionale Psicologi ha prodotto il report del Gruppo di Lavoro (GDL) sul tema “Psicologo cure primarie” redatto durante la consigliatura 2014-2020;

CONSIDERATO INOLTRE CHE

all’articolo 20-bis del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137 (Ulteriori misure urgenti in materia di tutela della salute, sostegno ai lavoratori e alle imprese, giustizia e sicurezza, connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19), convertito, con modificazioni, nella legge 18 dicembre 2020, n. 176, secondo cui, <<al fine di garantire la salute e il benessere psicologico individuale e collettivo nell’eccezionale situazione causata dall’epidemia da COVID-19 e di assicurare le prestazioni psicologiche, anche domiciliari, ai cittadini e agli operatori sanitari, di ottimizzare e razionalizzare le risorse professionali degli psicologi dipendenti e convenzionati nonché di garantire le attività previste dai livelli essenziali di assistenza (LEA) ai fini dell’applicazione della direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 13 giugno 2006, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 200 del 29 agosto 2006, le aziende sanitarie e gli altri enti del Servizio sanitario nazionale possono organizzare l’attività degli psicologi in un’unica funzione aziendale>>;

DATO ATTO CHE

dagli incontri avvenuti con il Presidente dell’Ordine degli Psicologi del FVG e della riunione con i rappresentanti sindacali SUMAI (Sindacato Unico Medicina Ambulatoriale Italiana), è stato condiviso di istituire un tavolo tecnico interdisciplinare a livello regionale, coordinato dalla Direzione centrale salute, politiche sociali e disabilità, in cui sia prevista anche la presenza di un rappresentante dell’Ordine degli Psicologi e un rappresentante sindacale SUMAI, per affrontare i ruoli e i compiti dello psicologo nel Servizio Sanitario Regionale;

Tutto ciò premesso

impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale a:

1) istituire nelle case di comunità ambulatori di primo livello di assistenza psicologica, in cui operino psicologi delle cure primarie atti a soddisfare i bisogni espressi e/o inespressi dai cittadini di tutte le fasce d’età, che in quest’epoca più che mai, si rivelano particolarmente cogenti;

2) istituire in Direzione centrale salute, politiche sociali e disabilità, un apposito Tavolo tecnico regionale interdisciplinare, in cui sia prevista anche la presenza di un rappresentante dell’Ordine degli Psicologi e un rappresentante sindacale SUMAI, per valorizzare il ruolo e i compiti dello psicologo nel Servizio Sanitario Regionale tenendo conto delle misure già anticipate dal Ministro della Salute;

3) prevedere che i su citati ambulatori rivestano le funzioni di prevenzione, supporto alla risoluzione dei bisogni delle persone fragili, supporto e sostegno alla persona;

4) prevedere che l’operato dello psicologo dell’ambulatorio delle cure primarie agisca in sinergia e integrazione con gli altri operatori sanitari dei servizi presenti sul territorio (consultorio, ambito, Dipartimenti di Salute Mentale, e in particolare, Medici di Medicina Generale e Pediatri di Libera Scelta) per la rilevazione del disagio e, quando necessario, la presa in carico della persona;

5) prevedere che l’accesso all’ambulatorio possa avvenire direttamente da parte dell’utente oppure su richiesta e segnalazione degli altri professionisti.

LAVORI PREPARATORI

Mozione n. 306

– d’iniziativa dei consiglieri Honsell e Cosolini;

– presentata alla Presidenza il giorno 28/01/2022;

– aggiunta la firma dai consiglieri del gruppo “Movimento 5 Stelle” e del gruppo “Patto per

l’Autonomia” in data 01/02/2022;

– esaminata dal Consiglio regionale nelle sedute del 01/02/2022, unitamente all’abbinata

Mozione n. 270 d’iniziativa del consigliere Ussai, poi ritirata dal proponente, e del

24/02/2022 e, in quest’ultima, approvata all’unanimità nel testo interamente sostitutivo

proposto dai consiglieri Piccin, Honsell, Cosolini, Moras, Morandini, Giacomelli e sottoscritto

da tutti i Consiglieri.

LA DIGITALIZZAZIONE NON PUÒ SOSTITUIRSI AGLI SPORTELLI INPS

La Giunta ha accettato di richiedere il potenziamento degli uffici e dei servizi al pubblico delle sedi regionali dell’INPS.
Per molti anziani non digitalizzati e magari privi di una rete di supporto, è ad oggi impossibile accedere a servizi che dovrebbero essere garantiti.
Contemporaneamente è importante anche l’impegno della Regione, anche questo presente nella mozione, di sviluppare e perseguire progetti di alfabetizzazione digitale per i cittadini.
A seguire il testo integrale della mozione di cui sono primo firmatario:

Mozione n. 303

<<Sulla grave situazione delle sedi INPS regionali>>

Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia PREMESSO che da oltre sei anni sono state soppresse le comunicazioni cartacee inviate ai pensionati relative ai dati delle prestazioni pensionistiche e che sono stati resi accessibili solo in modalità online sul sito internet dell’Istituto dopo apposita procedura di rilascio di apposito PIN, come peraltro succede per gran parte delle altre prestazioni erogate;

CONSIDERATO che anche nella nostra regione il numero delle persone pensionate che riescono ad accedere online ai servizi erogabili è di gran lunga inferiore al numero complessivo dei pensionati per evidenti difficoltà logistiche e di accesso informatico, comportando una grave difficoltà a reperire le informazioni sugli importi ricevuti, sulle variazioni degli stessi e sulla tassazione, sia per quanto riguarda l’Irpef nazionale, sia soprattutto per quanto riguarda le addizionali regionali e comunali;

RITENUTO che il successivo passaggio dal PIN Inps allo SPID, avvenuto dal 1° ottobre 2020, ha reso ancora più difficile l’accesso da parte dei pensionati ai propri cedolini di pensione e agli altri servizi online visto che è un sistema di identificazione più complesso ancorché più sicuro e che comporterà un ulteriore forte divario digitale tra i pensionati e il resto della popolazione;

RILEVATO altresì che negli ultimi due anni si è aggravata la difficoltà di accesso fisico alle strutture INPS regionali per poter ottenere informazioni e documenti vista la limitazione conseguente alla emergenza sanitaria e alla riduzione del personale presente nelle sedi locali;

VERIFICATO per esempio che il personale in servizio presso la sede INPS di Trieste dal 2010 al 2021 si è ridotto di più del 50%, passando da 150 a 69 unità in organico, che negli ultimi 10 anni sono state assunte solo tre persone e che rispetto alle nuove assunzioni del 2020 nessuno dei nuovi assunti è stato avviato alla sede di Trieste e la stessa Regione FVG ha avuto un numero esiguo di inserimenti lavorativi pari a 20 unità, rappresentando solo lo 0,6% delle risorse acquisite dall’INPS in tutta Italia;

ATTESO che la situazione del personale a Trieste e nelle altre sedi territoriali del Friuli Venezia Giulia è fortemente critica, situazione aggravata dall’incremento esponenziale delle prestazioni (in particolare NASPI e CIG) degli ultimi anni dovuti all’emergenza economica legata alla pandemia da Covid;

RILEVATO che spesso i prodotti/servizi che l’INPS deve erogare (quali quelli ad esempio delle pensioni di invalidità, degli assegni sociali o delle cessioni del quinto delle pensioni) sono presidiati da un solo impiegato e che la sede di Trieste, oltre ai servizi di calcolo ed erogazione delle pensioni e della disoccupazione, cura i trattamenti di malattia del personale marittimo, la matricola centrale di Fincantieri ed Assicurazioni Generali, le pensioni estere liquidate nell’ex Jugoslavia e nei Balcani;

PRESO ATTO che il Presidente Fedriga, con una nota ai vertici dell’INPS nel febbraio del 2020, contestò il processo organizzativo in corso e rappresentò, invece, l’esigenza di aumentare i servizi essenziali erogati ai cittadini per non arrecare pregiudizio al nostro territorio e scongiurare un declassamento delle sedi dell’Ente a Trieste e Udine;

Tutto ciò premesso

impegna il Presidente della Regione

1) ad attivarsi presso la Direzione Generale dell’INPS per risolvere le criticità sopra evidenziate e presenti ormai da diversi anni, che limitano di molto i servizi erogabili da INPS FVG, e proseguire nel progetto di alfabetizzazione digitale della popolazione del Friuli Venezia Giulia anche utilizzando le risorse messe a disposizione dal PNRR.

LAVORI PREPARATORI

Mozione n. 303

– d’iniziativa dei consiglieri Cosolini, Moretti, Bolzonello, Santoro, Shaurli, Gabrovec;

– presentata alla Presidenza il giorno 24/01/2022;

– aggiunta la firma dal consigliere Conficoni il 24/01/2022;

– aggiunta la firma di tutti i Consiglieri il 24/02/2022;

– esaminata e approvata all’unanimità dal Consiglio regionale con modifiche proposte dai consiglieri Bordin, Singh, Giacomelli nella seduta n. 279 del 24/02/2022.

ANCHE IL FVG CHIEDE LO PSICOLOGO DI BASE

Non servivano innumerevoli studi per dimostrare che questi due anni hanno avuto un impatto molto forte sulla mente di ognuno di noi. Ma se vogliamo fare qualche numero:
– con la pandemia in Italia l’attività degli psicologi è aumentata del 39% e la crescita di ansia e depressione è allarmante soprattutto tra i giovanissimi.
– uno studio di Lancet pubblicato a ottobre 2021 stima che globalmente nel 2020 depressione maggiore e disturbi di ansia siano sono aumentati rispettivamente del 28% e del 26%.
Davanti al crescere della domanda di assistenza e alle evidenti difficoltà del sistema sanitario di rispondervi, considerato che il ricorso al privato è per tanti proibitivo e comporterebbe perciò la rinuncia al supporto, il consigliere Furio Honsell ed io abbiamo depositato una mozione per chiedere che venga istituito anche in Friuli Venezia Giulia lo psicologo di base.
La salute è anche psicologica. Chiediamo che ogni cittadino abbia a disposizione una figura gratuita per poter accedere al servizio di supporto psicologico.
Nella mozione chiediamo anche di garantire la piena operatività sulle 24 ore dell’attuale rete dei centri di salute mentale operanti in regione.
Mi auguro che tutti i colleghi capiscano il valore e l’importanza della proposta e che la sostengano, come già accaduto ad esempio in Lombardia, dove è stata approvata una mozione e in Campania, che ha istituito con legge lo psicologo di base.
La mozione è stata discussa in Consiglio regionale martedì 1 febbraio e l’assessore, condividendo l’obiettivo di fondo, ci ha proposto di ragionare insieme su qualche modifica del testo, in modo da poterla approvare nel prossimo Consiglio, a fine mese. Abbiamo accettato di buon grado, perché l’obiettivo è quello di un voto più ampio possibile che impegni la regione su questa strada.
A seguire il testo integrale della mozione depositata:

Mozione n. 306

<<Introduzione del servizio dello psicologo delle cure primarie, azioni a sostegno dell’intercettazione dei disturbi psicologici e dei bisogni di benessere psicologico dei cittadini e del potenziamento dei dipartimenti di salute mentale>>

 

PREMESSO CHE:

– numerose sono le indicazioni che la domanda di interventi psicosociali sta aumentando e aumenterà ulteriormente nei prossimi mesi e anni, alla luce degli effetti psicologici che la pandemia ha ingenerato e ingenererà sugli individui, in particolare sui giovani e sulle persone psicologicamente più fragili o più esposte alla crisi economica derivante dall’emergenza sanitaria;

– secondo un’indagine sull’Italia, commissionata dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi e pubblicata lo scorso ottobre, con la pandemia l’attività professionale degli psicologi è aumentata del 39%, con crescita molto significativa tra i giovani e le donne;

– uno studio di Lancet pubblicato a ottobre 2021 stima che globalmente nel 2020 depressione maggiore e disturbi di ansia siano aumentati rispettivamente del 28% e del 26%;

– secondo i risultati di uno studio realizzato dal Dipartimento di Scienze Biomediche di Humanitas University, la pandemia da COVID-19 ha impattato in maniera significativa sulla sfera psicologica ed emozionale degli individui: lo studio, condotto su un campione di 2.400 persone, ha rilevato (oltre ad un peggioramento nei rapporti con il partner e con i propri figli, un incremento della fatica percepita durante lo svolgimento di attività lavorative e un sensibile calo della concentrazione nello studio) come nel corso dei mesi di emergenza sanitaria il 14% degli intervistati abbia iniziato ad assumere ansiolitici o sonniferi e il 10% abbia fatto ricorso ad antidepressivi, mentre chi già faceva uso di questi farmaci prima della pandemia abbia dovuto ricorrere a un incremento di dosaggio (19%). Inoltre <<il 21% ha riportato sintomi ansiosi clinicamente significativi e interferenti sulle proprie attività quotidiane, mentre il 10 per cento ha avuto almeno un attacco di panico nel mese precedente la compilazione, senza mai averlo avuto prima nella vita. Il 20% ha riportato sintomi clinicamente significativi di disturbo post-traumatico da stress (PTSD) in relazione a esperienze legate alla pandemia, mentre il 28% ha lamentato sintomi ossessivo-compulsivi disturbanti e interferenti con il proprio funzionamento quotidiano>>;

– l’organizzazione internazionale Save the Children ha recentemente promosso una consultazione che ha coinvolto oltre 1.000 docenti, in maggioranza della scuola primaria e secondaria di primo grado: la metà degli insegnanti interpellati ha rilevato nella classe una generale perdita degli apprendimenti (55,%), 1 su 4 ha notato l’emersione di disturbi psicologici in almeno un caso tra i suoi studenti e 1 su 5 ha constatato un forte impatto della povertà su famiglie e bambini che frequentano la scuola, mentre sono 70 i docenti (il 6,5% di quelli consultati) che segnalano nella propria scuola almeno un caso di abbandono scolastico;

– già dalla fine del 2020, secondo il responsabile di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma i tentativi di suicidio e di autolesionismo erano aumentati del 30% rispetto alla situazione pre-pandemica: <<dal mese di ottobre (2020) ad oggi, quindi con l’inizio della seconda ondata, abbiamo notato un notevole rialzo degli accessi al pronto soccorso con disturbo psichiatrico, nel 90 per cento sono giovani tra i 12 e i 18 anni che hanno cercato di togliersi la vita. Se nel 2019 gli accessi al pronto soccorso erano stati 274, nel 2020 abbiamo superato quota 300. Mai come in questi mesi, da novembre a oggi, abbiamo avuto il reparto occupato al 100 per cento dei posti disponibili, mentre negli altri anni, di media, eravamo al 70 per cento. Ho avuto per settimane tutti i posti letto occupati da tentativi di suicidio e non mi era mai successo. Al pronto soccorso si registra un ricovero al giorno per ‘attività autolesionistiche’>>; le ospedalizzazioni per tentativi o idee di suicidio sono aumentate dal 17% di gennaio 2020 al 45% del totale di gennaio 2021 e sono esplosi, inoltre, i disturbi del comportamento alimentare (solo per l’anoressia si è registrato un incremento del 28% di richieste di aiuto);

PREMESSO ALTRESÌ CHE:

– i nuovi Livelli essenziali di assistenza prevedono che: <<nell’ambito dell’assistenza sanitaria di base, il Servizio sanitario nazionale garantisce, attraverso i propri servizi ed attraverso i medici ed i pediatri convenzionati, la gestione ambulatoriale e domiciliare delle patologie acute e croniche secondo la migliore pratica ed in accordo con il malato, inclusi gli interventi e le azioni di promozione e di tutela globale della salute>> e già diverse regioni hanno attivato positive sperimentazioni concernenti l’istituzione della figura/servizio dello Psicologo delle Cure Primarie;

– il Coordinamento nazionale per la salute mentale ha richiamato più volte l’attenzione delle istituzioni sulla necessità di rafforzare la rete dei servizi pubblici, evidenziando l’urgenza di adottare piani d’azione per i disturbi emotivi comuni e potenziare, alla luce del malessere psichico diffuso (sintomi ansiosi, depressivi, comportamentali – specie nella fascia d’età giovanile/adolescenziale), la rete dei servizi sanitari dedicati alla salute mentale, territoriali, della medicina generale e specialistica, con particolare attenzione ai servizi da attivare per la salute mentale dell’infanzia e dell’adolescenza, oltre che adottare iniziative per sopperire alla carenza endemica di specialisti (che vengono collocati a riposo e non sostituiti) con nuove dotazioni di personale per tutte le tipologie e le strutture, mediante l’impiego di personale sanitario specializzato nonché di psichiatri, psicologi e psicoterapeuti;

– da tempo si dibatte sull’urgenza cogente di rafforzare la medicina territoriale, che anche durante la pandemia da COVID-19 ha dimostrato la propria fragilità;

CONSIDERATO CHE:

– la Regione Campania ha istituito, con legge regionale n. 35/2020, la figura dello Psicologo delle cure primarie, a sostegno dei bisogni assistenziali emersi a seguito del COVID-19 e con la finalità di sostenere ed integrare l’azione dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta nell’intercettare e rispondere ai bisogni assistenziali di base dei cittadini;

– secondo lo stesso modello sopra citato, il servizio di psicologia di base è svolto, a livello dei distretti sanitari di base, da psicologi liberi professionisti a rapporto convenzionale inseriti nei distretti sociosanitari per l’attività di assistenza psicologica primaria e operanti con medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e specialisti ambulatoriali;

– allo psicologo di base competono quindi le funzioni di riduzione del rischio di disagio psichico, prevenzione e promozione della salute, intercettazione dei disturbi psicologici, alla luce del peso crescente che questi assumono nella popolazione, e dei bisogni di benessere psicologico;

– lo psicologo di base adotta interventi terapeutici evidence-based, multi professionali, integrati e collaborativi, che consentano di affrontare in modo appropriato e tempestivo le patologie al loro esordio, di migliorare l’aderenza alla terapia dei pazienti cronici, di incrementare il benessere e di concorrere alla diminuzione dell’utilizzo improprio del Servizio Sanitario riducendone i costi: fornire una risposta più appropriata ai bisogni e problemi psicologici produce risparmi effettivi perché gli interventi risultano più efficaci ed efficienti. La sola medicalizzazione o la mancata risposta produce un incremento dei costi sanitari e sociali, come acclarato da molti studi; al contrario la risposta pertinente, integrata e tempestiva è fortemente virtuosa in termini economici e di sostenibilità del Sistema;

– il modello campano prevede che lo psicologo di base operi prioritariamente in relazione a problemi legati all’adattamento (lutti, perdita del lavoro, separazioni, malattia cronica), sintomatologia ansioso-depressiva, problemi legati a fasi del ciclo di vita, disagi emotivi transitori ed eventi stressanti, sostegno psicologico alla diagnosi infausta e alla cronicità o recidività di malattia, scarsa aderenza alla cura, richiesta impropria di prestazioni sanitarie, problematiche psicosomatiche e supporto al team dei professionisti sanitari – assumendo in carico la richiesta di assistenza del paziente e sviluppando un progetto clinico comprensivo di dimensione diagnostica e programma di supporto psicologico;

CONSIDERATO INOLTRE CHE all’articolo 20-bis del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137 (Ulteriori misure urgenti in materia di tutela della salute, sostegno ai lavoratori e alle imprese, giustizia e sicurezza, connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19), convertito, con modificazioni, nella legge 18 dicembre 2020, n. 176, secondo cui, <<al fine di garantire la salute e il benessere psicologico. individuale e collettivo nell’eccezionale situazione causata dall’epidemia da COVID-19 e di assicurare le prestazioni psicologiche, anche domiciliari, ai cittadini e agli operatori sanitari, di ottimizzare e razionalizzare le risorse professionali degli psicologi dipendenti e convenzionati nonché di garantire le attività previste dai livelli essenziali di assistenza (LEA) ai fini dell’applicazione della direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 13 giugno 2006, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 200 del 29 agosto 2006, le aziende sanitarie e gli altri enti del Servizio sanitario nazionale possono organizzare l’attività degli psicologi in un’unica funzione aziendale>>;

RILEVATO CHE:

– la prestazione di una visita psicologica costa in media € 80 e di norma si ripete con cadenza settimanale o bisettimanale per tutto il periodo previsto dalla terapia, generalmente mai inferiore ad alcuni mesi; tale costo risulta particolarmente proibitivo per numerose persone e famiglie di reddito medio-basso che spesso decidono di non trattare i problemi legati alla salute psicologica dando priorità ad altre spese;

– nel disegno di legge “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2022 e bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024” era inizialmente previsto il cosiddetto “Bonus Salute Mentale”, per un valore di 50 milioni di euro, volto a garantire un aiuto economico a favore delle persone che intendono rivolgersi a uno psicologo, uno psichiatra, uno psicoterapeuta;

– a seguito del mancato inserimento nella Legge di Bilancio del citato Bonus, è stata avviata una petizione per la rinnovata richiesta (secondo fondi stampa da inserirsi nel cd. “Decreto Milleproroghe”) di previsione di contributi sia una tantum che strutturali (in base a ISEE) a favore della salute mentale, sostenuta in pochissimi giorni da 200mila firme, oltre che da tutti i gruppi parlamentari in maniera bipartisan;

– la Regione Lazio ha inteso istituire un Fondo dedicato all’accesso alle cure per la salute mentale e la prevenzione del disagio psichico per giovani e fasce più fragili della popolazione, per un valore di 2.5 milioni di euro in voucher da utilizzare presso le strutture pubbliche regionali, con il coinvolgimento della rete degli psicologi e degli psichiatri;

VISTE:

– l’interrogazione a risposta immediata n. 774 (Honsell) “Sugli interventi a contrasto del disagio psicologico e in particolare quello Post COVID”, esaminata nella seduta del Consiglio regionale del 13 gennaio 2021;

– l’emendamento numero 8.9 presentato dal Gruppo consiliare regionale Misto in occasione dell’ultima legge di Stabilità 2022, Legge regionale n. 24/2021, riguardante il finanziamento relativo alla presenza di uno psicologo nei Centri di Assistenza Primaria (CAP) e nelle Case di Comunità della regione;

– l’interrogazione n. 473, depositata in data 08 novembre 2021 dal Gruppo Consiliare del Partito Democratico, che, rilevando i risultati dello sportello psicologico attivato nel 2021 dalle associazioni Federconsumatori e Adiconsum FVG, da cui è emersa l’esigenza di un efficace intervento di prevenzione basato sul sostegno psicologico per prevenire l’aggravamento delle diffuse situazioni di malessere e la necessità perciò di una maggiore capacità di presa in carico da parte delle strutture del servizio sanitario regionale, sollecita azioni dell’amministrazione regionale in questa direzione;

VISTA ALTRESÌ la preoccupazione che la riduzione dei centri di salute mentale H24 nel territorio del Friuli Venezia Giulia comprometta la possibilità di assistenza anche psicologica ai cittadini;

Tutto ciò premesso

impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale a:

1) raccogliere le sensibilità espresse in premessa, avviando sperimentazioni per l’introduzione dello psicologo delle cure primarie nei servizi offerti dagli erogatori pubblici e privati accreditati oltre che nelle equipe di medicina territoriale;

2) garantire il finanziamento già in atto per le prestazioni erogate per la salute mentale e la prevenzione del disagio psichico per giovani e fasce più fragili della popolazione, per assistere tempestivamente minori e giovani con uso problematico di sostanze e/o altri comportamenti additivi, a individuare specifico corrispettivo economico per erogazione di interventi psicologici nell’ambito delle cure primarie all’interno delle Case di comunità;

3) favorire l’inserimento delle psicologhe e degli psicologi nei presidi territoriali – Case di comunità, con l’obiettivo di rispondere al bisogno della popolazione di accedere a prestazioni psicologiche a bassa soglia, promuovere in maniera più efficace il benessere psicologico dei cittadini e valorizzare l’appartenenza della dimensione psicologica all’ambito delle cure primarie;

4) assicurare la piena operatività sulle 24 ore della rete dei centri di salute mentale presenti in regione.

Sulla grave situazione delle sedi INPS regionali

Mettiamoci nei panni di un pensionato, magari non digitalizzato, magari addirittura senza computer o senza figli, nipoti, amici che possano assisterlo nelle pratiche online.
A Trieste, lo sappiamo, i pensionati non mancano. E che ci crediate o no sono in moltissimi quelli che non smanettano sul proprio smartphone. Ecco l’epopea che stanno affrontando tutti loro:
Da anni non anni ricevono dall’INPS comunicazioni cartacee riguardo alle proprie pensioni; questo significa che – ad esempio – se l’importo varia non hanno modo di sapere perché, se non con procedure per molto complesse.
Da 2 anni, con l’arrivo dello SPID la sfida si è ulteriormente complicata. Ricordate il controsenso del meccanismo “se non disponi dell’accesso informatico puoi venire in posta ad attivare lo SPID, ma per farlo ti servirà accedere alle tue mail”?
Poi è arrivata la pandemia e la difficoltà di accesso alle strutture fisiche dell’INPS si è ovviamente aggravata.
Senza considerare poi che il personale nella sede INPS di Trieste si è ridotto del 60% negli ultimi 10 anni e che i servizi erogati dall’unico impiegato INPS della sede di Trieste sono molti, mica solamente relativi alle pensioni.
A Trieste, sono moltissimi i pensionati in difficoltà, in evidente difficoltà. Sono assolutamente favorevole alla transizione digitale, ma questo non può significare lasciare indietro parte della popolazione.
Invito il Presidente Fedriga ad affrontare la situazione, a supportare le sedi INPS locali e a garantire l’accesso ai servizi a tutti i cittadini indistintamente. Inoltre, gli suggerisco di risolvere il problema alla base, magari usando fondi del PNRR per un progetto di alfabetizzazione digitale della popolazione del FVG. L’ho fatto con una mozione, a seguire il testo completo.

Mozione n. 303

Sulla grave situazione delle sedi INPS regionali

Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia

PREMESSO che da oltre sei anni sono state soppresse le comunicazioni cartacee inviate ai pensionati relative ai dati delle prestazioni pensionistiche e che sono stati resi accessibili solo in modalità online sul sito internet dell’Istituto dopo apposita procedura di rilascio di apposito PIN, come peraltro succede per gran parte delle altre prestazioni erogate;

CONSIDERATO che anche nella nostra regione il numero delle persone pensionate che riescono ad accedere online ai servizi erogabili è di gran lunga inferiore al numero complessivo dei pensionati per evidenti difficoltà logistiche e di accesso informatico, comportando una grave difficoltà a reperire le informazioni sugli importi ricevuti, sulle variazioni degli stessi e sulla tassazione, sia per quanto riguarda l’Irpef nazionale, sia soprattutto per quanto riguarda le addizionali regionali e comunali;

RITENUTO che il successivo passaggio dal PIN Inps allo SPID, avvenuto dal 1° ottobre 2020, ha reso ancora più difficile l’accesso da parte dei pensionati ai propri cedolini di pensione e agli altri servizi online visto che è un sistema di identificazione più complesso ancorché più sicuro e che comporterà un ulteriore un forte divario digitale tra i pensionati e il resto della popolazione;

RILEVATO altresì che negli ultimi due anni si è aggravata la difficoltà di accesso fisico alle strutture INPS regionali per poter ottenere informazioni e documenti vista la limitazione conseguente alla emergenza sanitaria e alla riduzione del personale presente nelle sedi locali;

VERIFICATO per esempio che il personale in servizio presso la sede INPS di Trieste dal 2010 al 2021 si è ridotto di più del 50%, passando da 150 a 69 unità in organico, che negli ultimi 10 anni sono state assunte solo tre persone e che rispetto alle nuove assunzioni del 2020 nessuno dei nuovi assunti è stato avviato alla sede di Trieste e la stessa Regione FVG ha avuto un numero esiguo di inserimenti lavorativi pari a 20 unità, rappresentando solo lo 0,6% delle risorse acquisite dall’INPS in tutta Italia;

ATTESO che la situazione del personale a Trieste e nelle altre sedi territoriali del Friuli Venezia Giulia è fortemente critica, situazione aggravata dall’incremento esponenziale delle prestazioni (in particolare NASPI e CIG) degli ultimi anni dovuti all’emergenza economica legata alla pandemia da Covid;

RILEVATO che spesso i prodotti/servizi che l’INPS deve erogare (quali quelli ad esempio delle pensioni di invalidità, degli assegni sociali o delle cessioni del quinto delle pensioni) sono presidiati da un solo impiegato e che la sede di Trieste, oltre ai servizi di calcolo ed erogazione delle pensioni e della disoccupazione, cura i trattamenti di malattia del personale marittimo, la matricola centrale di Fincantieri ed Assicurazioni Generali, le pensioni estere liquidate nell’ex Jugoslavia e nei Balcani.

Tutto ciò premesso

impegna il Presidente della Regione

1) ad attivarsi presso la Direzione Generale dell’INPS per risolvere le criticità sopra evidenziate e presenti ormai da diversi anni, che limitano di molto i servizi erogabili da INPS FVG, anche assicurando un supporto alle sedi regionali INPS in termini di personale e di apporto organizzativo-tecnologico, qualora ritenuto necessario e praticabile, al fine di assicurare adeguati servizi ai cittadini con particolare riferimento a quelle persone con grave difficoltà ad accedere ai servizi in modalità digitale, e nel contempo a mettere in campo un progetto di alfabetizzazione digitale della popolazione del Friuli Venezia Giulia anche utilizzando le risorse messe a disposizione dal PNRR.

ATTO AZIENDALE ASUGI, DIFENDIAMO LA SANITÀ TERRITORIALE

Abbiamo ottenuto qualche risultato, ma la strada è lunga.
Breve riassunto delle puntate precedenti: il collega Andrea Ussai (M5S) ed io facciamo fronte comune nel tentativo di contrastare alcune novità presenti nella bozza del nuovo Atto aziendale di Asugi, in difesa della sanità territoriale.
Durante la conferenza stampa di questa mattina abbiamo preso atto che la nuova bozza presenta alcune migliorie rispetto alla precedente.
Purtroppo però c’è poco da festeggiare: a mio avviso si tratta di semplice buon senso rendersi conto che in un’epoca in cui il diffondersi di malessere sta portando alla crescita delle patologie, ridurre i centri di salute mentale e i relativi servizi sarebbe semplicemente folle.
Preso atto di questa “revisione” ci siamo concentrati sui prossimi obiettivi.
1. Contrastare la volontà di ridurre i distretti sanitari nell’area giuliana da 4 a 2. Riteniamo sia un taglio eccessivamente pesante anche perché la bozza prevede di svuotare i distretti rimanenti di alcune funzioni operative: gli assistiti si troverebbero nella gravosa situazione di doversi rivolgere altrove per alcune prestazioni. Ciò creerebbe difficoltà, rallentamenti e la perdita della visione di insieme nel percorso di cura e assistenza ai pazienti. È proprio questo infatti il senso dei distretti.
2. La nuova bozza di Atto Aziendale cita le Case di Comunità e gli Ospedali di comunità, strutture sanitarie previste dal PNRR. Peccato che non dica nulla sulla loro organizzazione interna, rimandando il tutto ad un atto successivo. Ci pare che sia proprio questo il momento di chiarire l’organizzazione di strutture così fondamentali: vogliamo aspettare di ricevere i fondi per capire cosa farne o vogliamo cominciare a organizzarci?
3. Insistiamo affinché la struttura dedicata alla dipendenze dell’area giuliana mantenga suddivise le due aree: dipendenze da sostanze legali da un lato e illegali dall’altro. Lo chiedono sia gli ottimi risultati raggiunti che l’hanno resa un’eccellenza sia l’alto numero di pazienti seguiti, 4.000.
Come sempre, vi aggiorno sugli sviluppi.

La Regione costituisca dei tavoli tecnici per il trasporto pubblico locale

Vi avevo promesso che avrei continuato ad insistere su questo punto se non ci fossero state novità, ed eccoci qua.
La Giunta Regione non ha assunto alcuna iniziativa, pur consapevole dei disagi lamentati da molti di voi, causati dal contingentamento sui mezzi pubblici, dal sovraffollamento in alcuni orari dovuto alle entrate e e uscite da scuola scaglionate, e dall’inadeguatezza di alcuni orari rispetto alle esigenze in particolare della popolazione scolastica.
La Regione, responsabile del trasporto pubblico, deve garantire che la scuola sia serenamente raggiungibile dai ragazzi. Le complicazioni , più volte segnalate, sono molto pesanti ad esempio per chi vive sull’altipiano.
Sono il primo firmatario di una mozione che sollecita la Giunta ad istituire quanto prima dei tavoli tecnici che coinvolgano gli enti locali e le rappresentanze dei cittadini interessati.
Il Governo ribadisce che la scuola aperta è una priorità, la Regione deve garantire che sia raggiungibile e – come ho già detto – appellarsi all’emergenza, come più volte fatto dall’assessore Pizzimenti, non è più una scusante.
A seguire il testo della mozione

 

Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia,

PREMESSO che la legge regionale 20 agosto 2007, n. 23 (Attuazione del decreto legislativo 111/2004 in materia di trasporto pubblico regionale e locale, trasporto merci, motorizzazione, circolazione su strada e viabilità) disciplina le politiche regionali in materia di trasporto pubblico locale, garantendo in particolare il diritto fondamentale dei cittadini alla mobilità, realizzando il collegamento ottimale di tutte le parti del territorio e promuovendo un equilibrato sviluppo economico e sociale con standard minimi di mobilità sia nelle città che nelle zone a domanda debole;

RILEVATO che il 15 novembre del 2019 è stato siglato il nuovo contratto del trasporto pubblico regionale tra la Regione Friuli Venezia Giulia e la TPL FVG scarl;

PRESO ATTO che è compito della Regione pianificare e programmare l’intero sistema della mobilità pubblica regionale attraverso il Piano Regionale del Trasporto Pubblico Locale (PRTPL), nonché di attivare eventuali servizi aggiuntivi di interesse regionale;

RICORDATO che ad usufruire del trasporto pubblico locale sono anche gli studenti che risiedono nelle zone periferiche della Regione e che frequentano i poli scolastici situati nelle città e nelle cittadine del Friuli Venezia Giulia;

TENUTO CONTO delle misure emergenziali che prevedono un contingentamento dei mezzi di trasporto e lo scaglionamento delle entrate e delle uscite degli studenti con modifiche degli orari delle lezioni e delle ricadute che tale situazione provoca sul servizio di trasporto pubblico locale, con situazioni di sovraffollamento dei mezzi;

RILEVATO che sono pervenute segnalazioni in tal senso da diverse aree della Regione con la richiesta anche della costituzione di tavoli tecnici per approntare le misure correttive necessarie o per definire l’attivazione di servizi aggiuntivi e che tavoli finalizzati allo studio di soluzioni migliorative del trasporto pubblico sono stati attivati in altre Regioni;

RICORDATO che nei mesi scorsi si sono verificate anche situazioni di forte disagio nel servizio con la sospensione di corse, in particolare negli orari di maggiore afflusso della popolazione studentesca, come nel caso dei forti e preoccupanti disagi rilevati, ad esempio, sul Carso triestino;

CONSIDERATO INFINE che il trasporto pubblico locale rappresenta un servizio essenziale per la popolazione del Friuli Venezia Giulia, ed in particolare per la popolazione studentesca, e che in quanto servizio essenziale deve essere garantito con efficacia ed efficienza e nel rispetto degli standard di sicurezza, in particolare modo durante la fase emergenziale;

IMPEGNA LA GIUNTA REGIONALE

ad attivarsi tempestivamente al fine di istituire dei tavoli tecnici che coinvolgano gli enti locali e le rappresentanze dei cittadini interessati e che prendano in analisi la condizione del trasporto pubblico locale nell’intero territorio regionale, valutando la distribuzione delle corse nelle diverse fasce orarie e di maggiore afflusso, nonché valutando l’introduzione di eventuali corse aggiuntive al fine di garantire efficacemente i collegamenti tra le zone periferiche della Regione e i centri di riferimento territoriali.

Presentata alla Presidenza il 11/01/2022


Atto aziendale ASUGI, evitare ridimensionamento sanità triestina

“Ci si fermi per approfondire e ripensare i contenuti di un documento calato dall’alto, facendo tesoro delle osservazioni e delle proposte arrivate non solo dalla politica ma anche dai tecnici”. Lo affermano i consiglieri regionali Roberto Cosolini (PD) e Andrea Ussai (M5S), che hanno tenuto una conferenza stampa in merito alla proposta di atto aziendale di ASUGI. “Si eviti la tentazione di un ridimensionamento immotivato dalla sanità triestina, con il rischio di perdere le ingenti risorse del PNRR per scelte ideologiche o per una resa dei conti con un patrimonio culturale non condiviso, a spese dei cittadini”.

“Si tratta di una questione politica, contrariamente a quanto sostiene l’assessore Riccardi che la presenta come un fatto puramente tecnico – sottolinea Cosolini -. Vengono dimezzati i distretti nell’area triestina, portandoli allo stesso numero dell’Isontino, dove vengono seguiti circa 100 mila persone in meno. Non viene riconosciuta fino in fondo la funzione dei distretti stessi come erogatori di servizi, eludendo il tema delle Case della comunità, su cui l’assessore Riccardi ha esternato la propria contrarietà nonostante siano previste dal PNRR, e che si avvicinano proprio all’esperienza dei distretti triestini, che proprio per questo andrebbero rafforzati. Dalla pandemia abbiamo avuto una lezione: la sanità territoriale e domiciliare deve essere potenziata”.

“Il depauperamento della sanità triestina si concretizza anche con il preoccupante svuotamento di alcune funzioni strategiche – aggiunge il consigliere del PD -. Vengono infatti dimezzati anche i Centri di salute mentale e vengono indeboliti i dipartimenti delle dipendenze nella loro articolazione organizzativa, portandoli anche in questo caso al livello dell’area isontina, dove però le persone seguite sono 900 a fronte della 4.000 a Trieste. In questo senso, lascia perplessi il parere positivo del Comune di Trieste nell’assemblea dei sindaci che dice sì al taglio delle strutture a fronte di una semplice rassicurazione verbale sul mantenimento dei servizi”.

“Siamo di fronte a una grande opportunità di rilanciare la sanità territoriale e i servizi di prossimità ma non è possibile declinare il PNRR senza una visione di insieme e un’integrazione con le strutture che già abbiamo – rimarca Ussai -. In FVG c’è stata l’esperienza dei Centri di assistenza primaria, in altre regioni abbiamo avuto le Case della salute, ne conosciamo i punti di forza e di debolezza e possiamo farne tesoro per progettare la sanità del futuro, alla luce dei 151 milioni di euro che arriveranno in regione per potenziare e riqualificare l’assistenza territoriale”.

“Il distretto deve essere il protagonista del coordinamento e sovrintendere alle attività territoriali, invece a Trieste viene demolito e spacchettato. Il rischio è quello di vedere affidate al privato, staccato dalla rete, il potenziamento del territorio, puntando ad aumentare le prestazioni semplici, quando invece l’obiettivo dovrebbe essere implementare la presa in carico da parte della sanità pubblica anche dei soggetti con problemi complessi – conclude l’esponente M5S -. È necessario parlare di contenuti, più che di contenitori, e per quanto riguarda le Case della comunità questo significa partire dal ruolo dei distretti, che sono già oggi strutture di prossimità per i cittadini, accrescendo la presenza dei medici di medicina generale creando spazi per la partecipazione della comunità, valorizzando le professioni sanitarie con un approccio multidisciplinare. Non il ritorno a modelli obsoleti di poliambulatori isolati e autoreferenziali, ma la presa in carico proattiva, di prossimità e continuità che dia risposta alle malattie croniche, promuovendo corretti stili di vita. Ma per arrivare a questo – conclude l’esponente M5S – è necessario che l’assessore e i vertici dell’Azienda sanitaria si confrontino, soprattutto con i professionisti, visto che la proposta di atto aziendale ASUGI, da questo punto di vista, non è nata sotto la migliore stella”.

Migliorare il trasporto pubblico tra Carso e città

Tra le varie misure emergenziali, è previsto un contingentamento dei mezzi di trasporto e lo scaglionamento delle entrate e delle uscite degli studenti, con conseguenti modifiche degli orari delle lezioni.

In particolar modo ne sta risentendo pesantemente il collegamento tra Trieste e il suo Altopiano, con frequenti situazioni di sovraffollamento sui mezzi.

Oggi ho quindi depositato un’Interrogazione per sapere quali siano le azioni intraprese e se non si intenda rivedere l’organizzazione del servizio alla luce delle criticità emerse.

A seguire il testo integrale dell’Interrogazione.

 


 

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA

OGGETTO: quali maggiori servizi dal nuovo contratto TPL

 

PREMESSO che il 15 novembre del 2019 è stato siglato il nuovo contratto del trasporto pubblico regionale tra la Regione Friuli Venezia Giulia e la TPL FVG scarl;

VISTE le dichiarazioni dell’assessore Pizzimenti che in più occasioni ha dichiarato come il nuovo contratto permetta maggiori servizi per i cittadini della regione;

TENUTO CONTO delle misure emergenziali che prevedono un contingentamento dei mezzi di trasporto e lo scaglionamento delle entrate e delle uscite degli studenti con modifiche degli orari delle lezioni;

CONSIDERATE le ricadute che tale situazione provoca sul servizio di TPL, in particolare alle linee di collegamento tra l’Altopiano triestino e il capoluogo, con frequenti situazioni di sovraffollamento sui mezzi;

RILEVATO inoltre che segnalazioni in tal senso sono state trasmesse all’Assessore e alla Direzione competenti da una rappresentanza di cittadini e in particolare di genitori residenti sul Carso triestino con la richiesta di attivazione di un tavolo tecnico per verificare possibili misure correttive;

Tutto ciò premesso, il sottoscritto Consigliere regionale

INTERROGA

il Presidente della Regione e l’Assessore competente per sapere quali siano le azioni intraprese e se non si intenda rivedere l’organizzazione del servizio alla luce delle criticità emerse.

 


 

Martedì 10 novembre l’assessore ha riconosciuto l’esistenza di disagi, sottolineando peraltro come la situazione sia stata aggravata dalle numerose (circa 100) assenze di autisti del TPL nell’area di Trieste dopo il 15 ottobre.

Ha quindi evidenziato come sia necessario oggi tamponare le emergenze, esprimendo una successiva disponibilità ad affrontare le criticità del collegamento Carso-città che gli ho sottoposto.

Nella mia replica l’ho invitato a incontrare le rappresentanze degli utenti, ad attivare prima possibile i tavoli tecnici per le modifiche alla programmazione dei trasporti e comunque da subito a tener conto di quanto anche l’emergenza di queste settimane si ripercuota pesantemente  sul trasporto in Carso.

La Regione affronti i problemi legati all’ansia e stress da Covid

Oggi, il collega Moretti ed io abbiamo presentato una Interrogazione per conoscere quali siano le azioni che la Regione intende mettere in campo per affrontare i sempre più numerosi e seri problemi legati all’ansia e stress da Covid?

A seguire il testo completo dell’Interrogazione a Risposta in Commissione.

 


 

PREMESSO che nei giorni scorsi le associazioni Federconsumatori e Adiconsum FVG hanno presentato i primi sei mesi di attività dello sportello psicologico attivato ad aprile di quest’anno grazie ad un progetto cofinanziato da Regione FVG e Ministero dello Sviluppo Economico;

RILEVATO come lo sportello ha preso atto di pesanti effetti della pandemia su disturbi tra giovani e adulti quali ansia e stress, ma anche solitudine, carenze e criticità nelle relazioni familiari e sociali, rabbia, attacchi di panico, ossessioni legate alle condizioni di salute, fino ad arrivare, nei casi più gravi, a preoccupanti tendenze suicide;

CONSIDERATO che

. un’efficace intervento di prevenzione basato sul sostegno psicologico può prevenire l’aggravamento delle situazioni di malessere con conseguente necessità di intervento dei servizi psichiatrici sanitari;

. dai dati comunicati dalle associazioni di consumatori, delle cinquanta persone che hanno chiesto aiuto allo sportello, diciannove sono state segnalate e indirizzate ai competenti servizi delle aziende sanitarie o dei comuni, ma soltanto due sono state prese in carico dal Servizio Sanitario;

VALUTATO come gli effetti della pandemia che emergono dallo sportello psicologico di cui in premessa rappresentano una spia molto preoccupante di una situazione che non può essere in alcun modo sottovalutata, nel momento in cui le aziende del S.S.R. stanno emanando gli atti aziendali.

Tutto ciò premesso, il sottoscritto Consigliere regionale

INTERROGA

il Presidente della Regione per conoscere quali sono le azioni che l’Amministrazione intende mettere in campo per affrontare questa problematica, che con il tempo rischia di aggravarsi sempre di più.

Secondo assestamento di bilancio

Nel mese di ottobre, i lavori consiliari in buona parte sono stati dedicati alla discussione e approvazione di una ulteriore manovra di assestamento di bilancio, la seconda del 2021, di cui sono stato relatore di minoranza.

Si è trattato perlopiù di aggiustamenti di ordinaria amministrazione, ovvero di spostamenti da capitoli dove le risorse erano esuberanti rispetto alle capacità di spesa, ad altri dove invece ce n’era bisogno.

Particolarmente significativa è stato lo stanziamento aggiuntivo riguardante la Sanità, dove sono stati messi ulteriori 30 milioni, il che ha rappresentato anche – finalmente – un’occasione per conoscere più nel dettaglio l’andamento delle diverse Aziende Sanitarie nel corso di quest’anno.

Sono emerse disomogeneità nelle gestioni piuttosto rilevanti. Mi spiego meglio: ci è stato rappresentato un ulteriore fabbisogno rispetto ai soldi stanziati a bilancio per il 2021 di circa 224 milioni di euro (ovvero un deficit), di cui quasi 160 milioni legati alle maggiori spese per l’emergenza Covid, coperti questi quasi integralmente da trasferimenti straordinari dello Stato (ne mancano per la copertura ancora 28 milioni) e circa 64 milioni di euro sono invece la proiezione sul deficit delle Aziende Sanitarie per la gestione ordinaria. A riduzione di questo deficit sono stati appunto stanziati questi 30 milioni.

I numeri sono chiari, ma pongono alcuni punti interrogativi che a breve la commissione consiliare dovrà approfondire. Vi sono infatti grandi differenze nel passivo delle tre Aziende Sanitarie del territorio regionale (Friuli Occidentale – 14.6 milioni,  Asugi – 92.7 milioni, Friuli Centrale – 116 milioni) e soprattutto, al netto delle maggiori spese Covid, il Friuli Occidentale sarebbe in utile di 2 milioni, l’Azienda del Friuli Centrale in perdita di 46 milioni e l’Asugi in perdita di 27 milioni.

Come vediamo sono numeri molto distanti. C’è da chiedersi se dipendono da maggiori erogazioni di servizi o da diseconomie di gestione, tenuto anche conto che andrebbero considerati i minori costi rispetto alla previsione dovuti al rinvio, anche quest’anno, di tante prestazioni sanitarie, sospese per far fronte all’emergenza Covid.

Sugli approfondimenti ritornerò nella prossime newsletter, dopo la seduta della commissione.

Tornando alla manovra di assestamento complessiva, questa ha messo in moto ulteriori risorse rispetto a quelle già stanziate per più 100 milioni di euro.

C’è infine da dire che da moltissimi anni la Regione non si trovava con un bilancio così ricco di soldi disponibili e questo è il risultato di consistenti impegni del Governo nazionale nel corso del 2020 e del 2021.

Difendiamo i Centri di Salute Mentale di Trieste

Onestamente sono molto preoccupato per il rischio di ridimensionamento dei Servizi di Salute Mentale a Trieste, in barba alla storia di eccellenza in questo campo della nostra città.
Dopo la decisione di unificare in un unico dipartimento quello delle Dipendenze e della Salute Mentale, l’ultima è questa: a brevissimo due dei Centri di Salute Mentale di Trieste saranno costretti a ridurre l’orario di apertura dalle 24 alle 12 ore giornaliere per mancanza di personale.
È vero, manca il personale a causa dei pensionamenti non ancora sostituiti e delle sospensioni dei sanitari privi di green pass, ma può la soluzione essere ridurre l’assistenza ad un’utenza così fragile?
Le famiglie coinvolte sono ovviamente molto preoccupate delle conseguenze che questa scelta avrà sugli utenti dei centri e a cascata su coloro che li assistono.
Dulcis in fundo, pare anche, in base agli atti di programmazione della Giunta, che uno dei quattro Centri di Salute Mentale a Trieste verrò eliminato.
Ho appena depositato un’interrogazione a Riccardi per fare chiarezza: cercherà soluzioni alternative che non siano ridurre le aperture? Intende davvero eliminare uno dei nostri CSM?
Crisi sociale, pandemia: è evidente una diffusione di fragilità tra le persone e quindi più che ridurre questi servissi oggi andrebbero potenziati. La domanda che faccio all’Assessore Riccardi è allora: perché si va in direzione opposta alle necessità dei cittadini?
A seguire il testo completo dell’interrogazione

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE

OGGETTO: “Riduzione orario di servizio presso i Centri di salute mentale di Trieste

Appreso da recenti notizie di stampa delle dichiarazioni del Direttore di ASUGI Poggiana che confermano la riduzione di orario di apertura per due dei quattro Centri di salute mentale di Trieste, e precisamente quelli di Barcola e di via Gambini, che passeranno da 24 a 12 ore giornaliere a partire dal prossimo mese di novembre;

Rilevato che la decisione presa dall’ASUGI deriverebbe da una grave carenza di personale dovuta non solo ad una fisiologica assenza per pensionamenti non ancora sostituiti, malattie, infortuni e maternità, ma anche per la sospensione di personale privo di gren pass che porterebbe ad un totale che sfiora le 50 unità assenti;

Condividendo l’appello ai sanitari che prestano servizio nel SSR per una presa d’atto della gravità della situazione e di conseguenza per l’adesione alla vaccinazione, unica modalità attuale accertata per contenere la diffusione del covid e garantire standard adeguati ai servizi socio-sanitari regionali e dei centri di salute mentale in particolare;

Ricordato l’allarme sul rischio di tagli ai servizi erogati dai centri di salute mentale paventati nei giorni scorsi innanzitutto dal Coordinamento regionale delle associazioni per la Salute Mentale e da qualificati professionisti, quali gli ex direttori dei Dsm regionali Roberto Mezzina, Renzo Bonn, Franco Perazza e Angelo Cassin;

Ricordata inoltre l’ultima DGR 1446/2021 che prevede un unico Dipartimento delle Dipendenze e della Salute mentale per azienda sanitaria e la riduzione da 22 a 15 dei Csm in regione con l’eliminazione di un centro anche per Trieste;

Vista la preoccupazione che la riduzione dell’orario presso i due CSM sopra citati sia solo il primo passo di un piano di riorganizzazione e ridimensionamento della salute mentale, come peraltro paventano gli ex direttori dei Dsm, alla luce anche della DGR sopra richiamata;

INTERROGA L’ASSESSORE COMPETENTE

Per sapere se si prevede, in base a quanto riportato nell’ultima DGR 1446/2021, l’eliminazione di un centro di salute mentale a Trieste e se non ritenga urgente adoperarsi per trovare una soluzione alla carenza di personale presso i CSM di Trieste anche con assunzioni a tempo determinato o ricorrendo ad esterni potendo così fornire ai cittadini del territorio le medesime opportunità offerte a quelli residenti in altre aree regionali.